Il 5 giugno 1898 nasceva a Fuente Vaqueros, in Andalusia, il poeta spagnolo Federico Garcia Lorca, uno dei massimi esponenti della letteratura spagnola del Novecento.
Lorca iniziò a scrivere sin dalla più giovane età, pubblicando la prima raccolta di poesie a soli vent’anni. Raggiunse il successo nel 1928 con Romancero gitano, un’antologia poetica dalle melodie sonore che ricordavano le danze di flamenco e si fondevano con il tema del dolore tipico della poesia tradizionale andalusa.
Nella poesia di Lorca la natura riveste una funzione centrale e predominante che diventa tramite per una più accurata introspezione interiore. Il poeta spagnolo usa un linguaggio figurativo e simbolista che lo rende il precursore della cosiddetta poesia ermetica.
In occasione dell’anniversario della sua nascita ricordiamo Federico Garcia Lorca con una poesia dal titolo Conchiglia che richiama direttamente la magia dell’estate e l’ineffabile mistero della stagione dello splendore.
La lirica, il cui titolo originario è Caracola, è tratta dalla raccolta Canciones 1921-1924 definita dalla critica “il libro più alato di Lorca”.
Fu inserita nella prima sezione della silloge, quella dedicata alle Canzoni per bambini (Canciones para niños, Ndr), fatto che ci permette di datarla tra il 1921 e il 1924. Il componimento fu dedicato da Lorca alla figlia del direttore della residenza per studenti dove alloggiava, “Natalita Jimenez” come riporta l’attribuzione scritta in esergo.
Un’indicazione che ci permette di cogliere il carattere giocoso e ludico del poeta, rendendo esplicito il profondo affetto che Lorca provava per i bambini e il legame mai reciso con l’infanzia.
Scopriamone testo, analisi e significato.
Conchiglia di Federico Garcia Lorca: testo
M’hanno portato una conchiglia.
Le canta dentro
un mare di carta
Il mio cuore
si colma d’acqua
con pesciolini
d’ombra e d’argento.
Mi hanno portato una conchiglia.
Conchiglia di Federico Garcia Lorca: analisi e significato
In Caracola Garcia Lorca fa propria la “poetica dell’oggetto”, trasformando un oggetto materiale, concreto, come una conchiglia in un amalgama di sensazioni ed emozioni. Nella lirica del poeta spagnolo così la conchiglia si fa correlativo oggettivo dell’infanzia, assume caratteri quasi umani: a essa infatti Lorca accosta il desiderio del fanciullo che ama ascoltare la melodia nascosta nell’incavo della conchiglia accostandola all’orecchio.
Ed ecco che nella poesia di Garcia Lorca la piccola conchiglia si fa allegoria di un nuovo mondo. Diventa essa stessa un mare celato all’interno del mare vero dove guizzano pesci neri come l’ombra oppure argentati.
Con il suo suono profondo e misterioso la conchiglia continua ad ammaliare i bambini rivelando loro il potere sempre sorprendente della fantasia.
Garcia Lorca compone la poesia come una canzone nel ritmo di brevi versi che vengono racchiusi nel ritornello ripetuto: “Mi hanno portato una conchiglia”. Il carattere poliritmico della poesia è in linea con il significato che essa intende esprimere: evoca il movimento delle onde del mare, così come le sistole e le diastole del cuore.
Nel verbo ripetuto “mi hanno portato” (han traído, nell’originale Ndr) il poeta spagnolo mantiene volutamente il soggetto impersonale - non viene infatti definito chi sia a portare la conchiglia - e utilizza una forma verbale peculiare che si riflette nel presente. Il gesto non è dunque del tutto concluso, ma narrato nel suo svolgersi, sembra dunque lasciare aperta una possibilità di relazione con il momento presente. I versi sembrano lentamente dissolversi nel finale, richiamando il lento scroscio interno della conchiglia. Come l’onda del mare che si avventa verso la riva, la lambisce, e infine calma si ritira.
Si può cogliere, racchiusa tra le righe, anche una dichiarazione di poetica di Federico Garcia Lorca: è il pensiero a dare vita alla realtà. La conchiglia e il mondo in essa racchiuso vengono animati dalla forza infinita della fantasia umana, un gioco noto ai bambini e ai poeti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Conchiglia”: la poesia di Federico Garcia Lorca che celebra l’estate
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