House of Gucci , il film più atteso dell’anno, è ora nelle sale italiane e non delude le aspettative.
La ventisettesima opera dell’ottantaquattrenne regista americano Ridley Scott mantiene la promessa implicita nel suo cast stellare donando ai telespettatori due ore di pura emozione e intrattenimento assicurato.
Un film d’alta qualità sviluppato in un susseguirsi di scene curate in ogni minimo dettaglio che offrono tutta la qualità di un prodotto cinematografico ben confezionato.
La sceneggiatura tuttavia non è originale, ma tratta dall’omonimo libro-inchiesta scritto dalla giornalista Sara Gay Forden nel 2000.
House of Gucci, il libro di Sara Gay Forden
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In occasione dell’uscita nelle sale della pellicola cinematografica il libro-inchiesta di Sara Gay Forden torna in libreria con una nuova copertina ideata dalla casa editrice americana Costum House.
In Italia il libro esce per Garzanti con il titolo esplicativo di House of Gucci. Una storia vera di moda, avidità, crimine che contiene in nuce tutte le tematiche principali della storia.
Il libro presenta l’inchiesta condotta da una giornalista che ripercorre la vicenda dell’omicidio Gucci. La storia, proprio come nel film, inizia esattamente dal primo incontro tra Maurizio Gucci e la sua futura moglie Patrizia Reggiani.
L’inchiesta di Forden è tuttavia basata unicamente su testimonianze, fatti reali e prove giuridiche, non lascia alcuno spazio all’immaginazione né tantomeno a frivoli dettagli da love story sui quali invece la pellicola di Scott calca volutamente la mano.
Sara Gay Forden presenta al lettore i fatti così come sono, senza alcuna indoratura o dettaglio superfluo. Lo scopo dell’autrice di House of Gucci è rispondere alle domande cardine dell’inchiesta: quali motivazioni hanno condotto all’omicidio di Maurizio Gucci? Cosa è accaduto veramente?
Il libro di Forden è costruito con il ritmo serrato di un’inchiesta giornalistica e pertanto contiene svariati excursus sulla cronaca italiana dell’epoca, dettagli sulla storia dell’azienda Gucci e un ben documentato foto-reportage. È un documento molto utile per conoscere gli antefatti dell’omicidio Gucci e approfondire la storia della celebre casa di moda milanese, che nella pellicola cinematografica è narrata in modo superficiale.
L’adattamento cinematografico di Ridley Scott è più libero e della trama del libro di Forden Scott prende l’ossatura, ma non il ritmo.
Se il regista americano si fosse basato esclusivamente sulla storia raccontata dalla Forden ne avrebbe tratto un docu-film, invece Scott vuole il romance e vuole il thriller. Il regista americano dunque sfrutta sapientemente i due ingredienti principali, amore e morte (eros e thànatos, per i greci), per dare vita a una pellicola che ha i toni del dramma shakesperiano.
House of Gucci: il film di Ridley Scott
L’opera cinematografica di Ridley Scott è controversa, presenta molte più ombre rispetto al chiaro e nitido libro-inchiesta scritto da Sara Gay Forden con efficace stile giornalistico. Il film del regista americano è stato paragonato a a pietre miliari quali Dinasty e Il Padrino: ebbene, House of Gucci non è nessuna delle due, ma presenta un mix di entrambe in chiave squisitamente pop.
L’ottima recitazione di Lady Gaga (che dopo il successo di A Star is Born si riconferma nel ruolo di attrice, Ndr), Adam Driver, Jared Leto, Al Pacino, Jeremy Irons e Salma Hayek si combina con una sceneggiatura avvincente che riesce ad amalgamare sapientemente cronaca nera e telenovela in un mélange esplosivo.
Le incantevoli ambientazioni che fanno da sfondo alla storia rivestono un ruolo non minore: Milano, il Lago di Como, la campagna toscana e infine Roma, gli scorci più rinomati del Bel Paese riescono a dare pennellate artistiche alla fotografia già di per sé superlativa.
In House of Gucci ritroviamo uno stile che vuole essere un elogio al “Made in Italy”, con tanto di colonne sonore a tema, che tuttavia in parte tradisce una deriva italo-americana. In lingua originale gli attori di tanto in tanto dicono qualche parola in italiano, ma la riuscita è più grottesca che efficace, così come alcune note trash che anziché essere una celebrazione della moda italiana appaiono più come la classica americanata. Tuttavia, al netto di qualche caduta di stile piuttosto pacchiana, il film di Ridley Scott si conferma una pellicola di indubbia qualità.
Realtà e finzione in House of Gucci
Nonostante la trama sia già nota ai più, House of Gucci tiene alta l’attenzione dello spettatore sino alla battuta finale che riesce ad apparire inattesa mettendo il punto conclusivo a una vicenda di cui tanto in precedenza era già stato scritto, proclamato, commentato.
Nell’ultima parte del film la regia di Ridley Scott si concentra più sul lato melodrammatico della faccenda e meno sull’aspetto giudiziario, che invece avrebbe potuto interessare maggiormente gli spettatori. Ma si tratta di una precisa scelta di stile che denota ancora una volta la chiave di lettura pop della pellicola.
House of Gucci mescola giochi di potere, drammi familiari, amore e morte.
Non era certo la certezza incontrovertibile dell’epilogo giudiziario ciò a cui Ridley Scott aspirava con questa sua controversa pellicola, piuttosto voleva ispirare allo spettatore un senso di straniamento lasciandolo così “colpito e affondato” sulle note di una nota canzone di Tracy Chapman rivista in chiave lirica, con un inedito inserto in lingua italiana, mentre sul grande schermo scorrono i titoli di coda e, lenta, ritorna la luce in sala.
La famiglia Gucci si dissocia dal film di Ridley Scott
In una comunicato stampa rilasciato all’Ansa, la famiglia Gucci ha affermato che il film di Ridley Scott li descrive come:
“Teppisti, ignoranti e insensibili al mondo che li circonda, attribuendo ai protagonisti e agli eventi un tono e un atteggiamento che non sono mai appartenuti a loro.
La famiglia Gucci ha dunque preso debitamente le distanze dalla pellicola del regista americano, che del resto descrive la loro casata come un covo di serpenti. In conclusione del comunicato si legge inoltre che la famiglia Gucci si riserva il diritto di agire in quanto la pellicola è lesiva della sua dignità.
I Gucci in particolare lamentano il fatto che Patrizia Reggiani nella pellicola sia ritratta come la vittima di una società maschilista e non proprio come una carnefice.
Ma le critiche arrivano anche dalla stessa Reggiani, uscita dal carcere nel 2014, che si è detta infastidita dal fatto che Lady Gaga non l’avesse incontrata di persona prima di interpretarla sul grande schermo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: House of Gucci: dal libro di Sara Gay Forden al film di Ridley Scott
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