È sbagliato ricordarla come Miriam La Rossa, perché era molto di più.
Mercoledì 8 dicembre, presso l’Arena Robinson di Più libri Più liberi, si è tenuta una toccante commemorazione della giornalista Miriam Mafai, storica editorialista e fondatrice di Repubblica.
Lucia Annunziata, Giovanna Melandri, Annalisa Cuzzocrea e Sara Scalia - figlia della Mafai - si sono riunite per ricordare “una donna piena di vita.”
Dai loro racconti è emerso un ritratto inedito di Mafai: dall’amore per Giancarlo Pajetta ai vezzi femminili, dalla sua forte etica per il lavoro al suo profondo amore per i figli.
Recensione del libro
Pane Nero. Donne e vita quotidiana nella Seconda Guerra Mondiale
di Miriam Mafai
Miriam Mafai nel ricordo della figlia
Sara Scalia, che della madre conserva la somiglianza nei tratti e la solennità del tono, ricorda Miriam Mafai con l’affetto incondizionato di una figlia.
Dalla madre, Sara Scalia racconta di aver imparato il culto per il lavoro, la disciplina, e la forte vocazione per l’indipendenza e la libertà economica.
Mia madre diceva che le due grandi invenzioni che hanno liberato le donne sono la pillola e la lavatrice.
racconta Sara Scalia
Era una madre molto protettiva, ansiosa, Come figli certo noi siamo stati fisicamente molto soli: lei andava, viaggiava spesso, correva sempre dietro a qualche reportage. Ma allo stesso tempo la sua presenza era molto forte, che si avvertiva anche a distanza, lei era come un centro di gravità.
Miriam Mafai rivive nelle parole della figlia che ne ricorda il passato da partigiana, l’amore per Pajetta (un rapporto strano, particolare, a volte turbolento), l’impegno politico e anche l’amorevolezza come madre e come nonna.
Lucia Annunziata: "Ho conosciuto veramente Miriam quando è morta"
La giornalista Lucia Annunziata afferma che Miriam era la più perfetta incarnazione del femminismo anni ’50. Un femminismo emancipazionista che faceva del lavoro, e non del corpo, il punto cardine della propria rivolta.
Quella generazione di donne ha davvero attuato una trasformazione, secondo Annunziata, aprendo il mondo del giornalismo alle altre donne.
Credo che tuttavia a Miriam mancasse un riconoscimento. Non era del tutto felice della sua carriera nel mondo del giornalismo e anche la carriera politica non la lasciò del tutto soddisfatta. Aveva dato tanto, ma non si sentiva del tutto ricompensata.
osserva Lucia Annunziata ponendo l’accento sulla forte vocazione di Miriam Mafai per l’etica del lavoro, la sua assoluta dedizione. Il ricordo di Annunziata è partecipe e commosso:
Tuttavia credo di aver veramente conosciuto Miriam solo quando è morta. Perché non avevo mai visto prima la sua camera da letto. E invece quando andai a trovarla l’ultima volta eccola lì, distesa su uno stretto letto in ferro, tutto compatto e stretto. Sembrava il letto di una monaca o di un prigioniero. Era la camera da letto di una comunista.
Non è del tutto d’accordo con questa definizione Giovanna Melandri che osserva che ridurre la figura di Miriam Mafai al comunismo sarebbe riduttivo.
Giovanna Melandri e la politica di Miriam Mafai
La politica ed economista Giovanna Melandri ricorda di aver conosciuto Miriam Mafai al primo congresso del Partito Democratico, nel 1992. In quel momento si conobbero e da allora non si sarebbero più lasciate.
Miriam è stata la mia mamma politica. Lei aveva una solidarietà profonda verso le altre donne.
Melandri racconta la lunga carriera politica di Miriam Mafai nel gruppo dirigente del partito Democratico. Ricorda che Mafai fu la prima a sostenere la fecondazione assistita, approvando la fondazione dell’associazione Madre Provetta che aveva sede proprio nel suo appartamento e della quale si tenevano riunioni regolari. Era una donna all’avanguardia, capace di vedere molto oltre il proprio tempo.
Annalisa Cuzzocrea e il femminismo di Miriam Mafai
Chiude la commemorazione, il ricordo di Annalisa Cuzzocrea, forse l’ultima erede spirituale di Miriam Mafai che attualmente sta scrivendo una biografia della nota giornalista.
Da Mafai Cuzzocrea racconta di aver appreso tutto, di aver svolto grazie a lei il proprio apprendistato giornalistico.
C’era una frase che Miriam mi diceva sempre: "Fregatene!" Era la sua parola d’ordine. Ricordo che un giorno mi consigliarono di stare a casa dal lavoro perché ero al settimo mese di gravidanza, non era il caso che facessi reportage a giudizio dei miei superiori, e Miriam disse quella sua parola: Fregatene!"
Annalisa Cuzzocrea sorride dando vita al suo personale ricordo della grande giornalista:
Miriam Mafai era completamente dedita al lavoro, ma non rinunciò all’essere donna, all’essere madre. Era una madre senza bisogno del vezzo. Un giorno lasciò il figlio Luciano in collegio perché doveva partire con l’aereo di De Gaulle. E questo fatto lo raccontava semplicemente, senza colpevolizzarsi né assolversi. Lei era così.
La modernità di Miriam Mafai
Mentre le intervistate parlano in sottofondo scorre una serie di immagini in bianco e nero di Miriam Mafai che ritraggono la giornalista in diversi momenti della sua vita. Sempre con quella risata spensierata, che tutti ricordano come molto libera e molto rumorosa.
Quello che oggi manca più di mia madre era la sua straordinaria gioia di vivere.
dichiara la figlia, Sara Scalia.
E in conclusione Lucia Annunziata e Giovanna Melandri aggiungono: manca anche la modernità dello sguardo.
È la modernità dello sguardo di Miriam Mafai, la sua capacità di vedere oltre, di vedere prima degli altri, ciò che oggi manca di più e di cui saremo per sempre debitrici a una delle più grandi giornaliste italiane del Novecento.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il ricordo della giornalista Miriam Mafai a Più libri Più liberi
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