Se almeno una volta vi siete fatti qualche domanda sul significato di Namasté e volete sapere cosa vuol dire o da dove viene questa parola vi promettiamo di mettere fine ai vostri dubbi.
Ci siamo posti le stesse domande, soprattutto dopo aver constatato che effettivamente Namasté è uno di quei termini che possiamo annoverare tra quelli che popolano il nostro lessico quotidiano.
La parola è entrata nelle case di tutti con la canzone Occidentali’s Karma di Gabbani, che vinse il Festival di Sanremo nel 2016 e divenne un vero e proprio tormentone radiofonico. Una delle strofe finali diceva proprio:
Occidentali’s Karma/ La scimmia si rialza/ Namasté (alé)/Lezioni di Nirvana
Namasté veniva pronunciato dal cantante sulla conclusione del pezzo, momento in cui un po’ tutti, sia grandi che piccoli, si cominciavano a chiedere: cosa vuol dire Namasté?
Così abbiamo colto la palla al balzo e approfondito l’argomento per voi: se la curiosità non è diminuita troverete di seguito tutto quello che stavate cercando su Namasté, ovvero non solo cosa vuole dire ma anche e soprattutto da dove viene questa parola che oggi, con frequenza, sentiamo pronunciare.
Cosa vuol dire Namasté e da dove viene
Prima di passare alle origini scopriamo subito cosa vuol dire Namasté: letteralmente significa "mi inchino a te" e deriva dal sanscrito. Si compone di due parole, ovvero namas (che significa inchinarsi o salutare con reverenza) e te (a te).
Si tratta, quindi, di un saluto che può essere utilizzato sia quando ci si incontra sia quando ci si lascia.
Questo modo di salutare, inoltre, si caratterizza anche per il rituale che lo accompagna: alla parola Namasté, infatti, è spesso associato il gesto di congiungere le mani. Le mani si uniscono mediante i loro palmi, le dita sono rivolte verso l’alto e si posizionano all’altezza del petto.
In alternativa c’è anche chi nel congiungere le mani ferma queste ultime in possimità del mento o della fronte: ad ogni modo all’azione di unione segue un leggero inchino del capo verso la persona che si ha di fronte.
Dietro la parola Namasté, però, si nasconde anche una valenza spirituale: proprio per questo spesso alla traduzione letterale si preferisce una versione più completa ovvero le qualità divine che sono in me si inchinano alle qualità divine che sono in te .
Corpo e mente si uniscono richiamando l’attenzione su quello che viene riconosciuto come proprio potenziale divino: questo avviene non solo per se stessi ma anche per l’altro che si ha davanti. Ovvero si riconosce in lui la stessa potenza ponendo l’attenzione sulla sacralità di chi porge e riceve il saluto.
E ora veniamo alle origini: avete già intuito da dove viene questa parola? Vi diciamo innanzitutto che Namasté nella cultura indiana rappresenta un gesto simbolico che ritroviamo anche nella pratica dello yoga, in modo particolare in quella che è una delle posizioni fondamentali. Si tratta dell’āsana Pranamasana chiamata anche posizione della preghiera o posizione del saluto.
Namasté, infatti, è un saluto originario proprio della zona di India e Nepal e le sue origini si sono presto espanse arrivando a toccare molte regioni dell’Asia e dell’Australia meridionale.
Il fatto che sia arrivato anche nella nostra società occidentale è dovuto principalmente alla diffusione dello Yoga e delle pratiche olistiche, momenti singolari e significativi il cui il momento del saluto riveste un ruolo fondamentale.
Quanto alla quotidianità il saluto Namastè è spesso utilizzato da coloro che hanno sposato filosofie di vita orientali, almeno in Occidente, mentre nelle regioni in cui si parla l’hindi è molto diffuso come saluto abituale.
Infine è bene sapere che in alcune zone dell’India Namasté viene usato solo per salutare gli induisti, mentre per salutare i musulmani ad esempio si utilizzano forumule diverse.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Namasté: cosa vuol dire e da dove viene la parola
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