O capitano! Mio capitano! (O Captain! My Captain! Ndr) è una poesia scritta dal poeta statunitense Walt Whitman il 15 aprile 1865, in seguito alla morte del presidente Lincoln.
La lirica è divenuta celebre per la sua citazione nel film L’attimo fuggente (1989), diretto da Peter Weir, di cui rappresenta un importante filo conduttore tematico. Ma chi era il vero capitano designato da Whitman?
Oh capitano, mio capitano: la storia dietro la poesia
Nella realtà la poesia fu dedicata da Walt Whitman al presidente americano Abraham Lincoln, brutalmente assassinato con un colpo di pistola mentre assisteva a uno spettacolo teatrale. Il testo fu pubblicato per la prima volta sul quotidiano The Saturday Press il 4 novembre 1865.
Il poeta americano ammirava profondamente Lincoln e fu scioccato dalla sua morte improvvisa, tanto da scrivere diversi poemi in omaggio alla sua figura.
In totale Whitman scrisse quattro componimenti in memoria di Lincoln, oltre a Oh capitano! Mio capitano! ricordiamo: When Lilacs Last in the Dooryard Bloom’d, Hush’d Be the Camps To-Day e infine This Dust Was Once the Man. In nessuna delle poesie viene mai menzionato il nome del presidente, tuttavia in ciascuno di essi Lincoln viene evocato in modo quasi sacrale, come un martire a cui si deve rivolgere una preghiera.
Il componimento Oh capitano! Mio capitano! divenne uno dei più famosi di Walt Whitman, fu l’unica poesia a essere antologizzata prima della morte dell’autore. In seguito il brano fu incluso nell’antologia Foglie d’erba del poeta americano nella quarta edizione del 1867.
Recensione del libro
Foglie d’erba
di Walt Whitman
Scopriamo testo, analisi e significato della celebre poesia.
O capitano! Mio capitano! di Walt Whitman: testo
O Capitano! Mio Capitano! Il nostro viaggio tremendo è terminato,
la nave ha superato ogni ostacolo, l’ambìto premio è conquistato,
vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta,
occhi seguono l’invitto scafo, la nave arcigna e intrepida;ma o cuore! Cuore! Cuore!
O gocce rosse di sangue,
là sul ponte dove giace il Capitano,
caduto, gelido, morto.O Capitano! Mio Capitano! Risorgi, odi le campane;
risorgi - per te è issata la bandiera - per te squillano le trombe,
per te fiori e ghirlande ornate di nastri - per te le coste affollate,
te invoca la massa ondeggiante, a te volgono i volti ansiosi;ecco Capitano! O amato padre!
Questo braccio sotto il tuo capo!
È solo un sogno che sul ponte
sei caduto, gelido, morto.Non risponde il mio Capitano, le sue labbra sono pallide e immobili
non sente il padre il mio braccio, non ha più energia né volontà,
la nave è all’ancora sana e salva, il suo viaggio concluso, finito,
la nave vittoriosa è tornata dal viaggio tremendo, la meta è raggiunta;esultate coste, suonate campane!
Mentre io con funebre passo
percorro il ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto.
O capitano, mio capitano: analisi
La poesia è stata composta in nove quartine divise in tre strofe. Il testo seguiva l’andamento di una ballata, motivo per cui al termine di ogni strofa viene ripetuto il ritornello “Oh capitano! Mio capitano!” che costituisce emblematicamente anche il titolo del componimento.
Il testo è stato spesso accostato, per la peculiare ritmicità che lo contraddistingue, a un canto funebre o a un’elegia.
O capitano! Mio capitano! può essere letto come una metafora estesa.
Il termine “capitano” si riferisce infatti al presidente Abraham Lincoln (1861-1865) che fu leader del proprio paese, nello stesso modo in cui un capitano ha il compito di condurre il suo equipaggio.
La “nave” invece fa riferimento alla nazione condotta da Lincoln, dunque agli Stati Uniti d’America. La tempesta minacciosa è emblema del conflitto che scuote la nave, dunque l’America, nella guerra di secessione in corso in quegli anni.
L’allusione alla vittoria: “l’ambito premio è vinto” si riferisce al recente trionfo dell’Unione. La parte avversaria si era infatti arresa il 9 aprile del 1865, pochi giorni prima della morte di Lincoln.
Infine la morte del capitano è metafora della morte di Abraham Lincoln: muore sul ponte di comando, aggredito ingiustamente, a tradimento, poco dopo la sospirata vittoria. Le gocce di sangue che stillano dal cuore alludono direttamente alle conseguenze dello sparo. L’assassino John Wilkes Booth mirò infatti dritto al cuore del presidente.
La poesia O capitano! Mio capitano! fu scritta da Whitman come un elogio funebre, ma anche come un ultimo atto di estrema riconoscenza verso il presidente Abraham Lincoln in cui il poeta vedeva l’effettivo fautore del Grande Sogno Americano.
Whitman fu il cantore della libertà che vedeva al centro l’uomo, dunque l’essenza dell’American Dream. Il poeta vide in Abraham Lincoln il suo maestro, la sua guida, dunque il capitano di una grande nazione sì, ma anche della sua anima.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “O capitano! Mio capitano!”: testo e analisi della poesia di Walt Whitman
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