Settembre è promessa e nostalgia nella lirica di Salvatore Quasimodo. Il poeta ermetico lascia fluire il proprio mondo interiore in un canto mansueto che parla la lingua arcaica dei ricordi e la sofferenza sommessa della lontananza.
Nella poesia Ora che sale il giorno , tratta dalla raccolta Ed è subito sera. Poesie (1942), Quasimodo trasfigura un’emozione lacerante, il sentimento di chi vive da esule, lontano dalla propria terra natale e dagli affetti più cari e familiari.
Il paesaggio assume in questi versi una connotazione simbolica, facendosi ritratto emblematico dello stato d’animo dell’Io lirico. Settembre diventa così un moto dell’anima, si traduce in una tensione emotiva: l’alba che sorge nuova portando il mattino segna una distanza incolmabile, illumina con la luce spietata della verità lo scarto tra la vita vera e la vita sognata.
Ora che sale il giorno riassume in sé molte tematiche, forse non tutte immediatamente rintracciabili a una prima svagata lettura. Le impressioni di settembre, il lento avanzare dell’autunno diventano in questi versi riflesso di un’interiorità profonda che patisce un dissidio segreto.
Scopriamone testo, analisi e commento.
Ora che sale il giorno: testo
Finita è la notte e la luna
si scioglie lenta nel sereno,
tramonta nei canali.È così vivo settembre in questa terra
di pianura, i prati sono verdi
come nelle valli del sud a primavera.
Ho lasciato i compagni,
ho nascosto il cuore dentro le vecchie mura,
per restare solo a ricordarti.Come sei più lontana della luna,
ora che sale il giorno
e sulle pietre batte il piede dei cavalli!
Ora che sale il giorno: analisi e commento
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La poesia di Salvatore Quasimodo può essere divisa in due sezioni per facilitarne l’analisi. Sino alla prima metà infatti la lirica si concentra sul sentimento di lontananza dell’esule o del migrante che si trova lontano dalla propria terra natia; nella seconda parte invece emerge con drammaticità la segreta pena d’amore che affligge l’animo del poeta e si traduce nel vuoto della solitudine.
Nel complesso ogni elemento del paesaggio sembra descrivere uno stato d’animo preciso, rendendo così visibile l’interiorità.
L’incipit della lirica Ora che sale il giorno si concentra sul tramonto della luna, descrivendo l’attimo appena prima dell’alba quando la notte sembra sciogliersi nel lento avanzare della luce. Con un’efficace metafora Quasimodo ci mostra una luna che si scioglie nei canali e pare diluirsi sino a svanire nell’acqua che scorre veloce come il tempo.
Nella seconda strofa il poeta descrive invece il paesaggio che osserva fuori dalla finestra. Si trova lontano dalla sua Sicilia e osserva le distese pianure della lombardia. Nel mese di settembre i campi appaiono più verdi e vivi che mai, ricchi della promessa della prossima mietitura: quel verde così carico di vita punge il cuore di Quasimodo rievocando in lui il ricordo delle verdi vallate del Sud. Settembre diventa dunque un riflesso della nostalgia, di ciò che è perduto e tuttavia ancora ci appartiene.
Da questo punto in poi la lirica subisce come un rovesciamento: terminato l’inserto descrittivo il poeta prende parola in prima persona dicendo “Io”, affermando la sua identità. Dice di aver abbandonato i compagni e le chiacchiere per rifugiarsi in una confortante solitudine interiore in cui poter rievocare, senza alcun disturbo o interferenza, l’immagine della donna amata.
La solitudine è il tema principale che, a ben vedere, connota l’intera lirica: un accenno di questa solitudine si può infatti avvertire già nello smarrimento della luna che, sola, svanisce nel languore canali. Il drammatico sentire del poeta infine esplode in un’iperbole nell’ultima terzina che appare quasi come un grido: “come sei più lontana della luna”.
La luna diventa quindi riflesso e similitudine per intendere la donna amata, che è distante e irraggiungibile e sembra essere condannata a svanire, come un sogno, quando sorge l’alba sulla pianura. Lo scalpiccio duro degli zoccoli dei cavalli sulle pietre del selciato segna il rumore sgradevole, inopportuno e fastidioso del risveglio che costringe ad abbandonare l’incanto effimero del mondo sognato.
Lo scarto tra la vita sognata e la vita vera emerge in tutta la sua drammaticità: nel finale persino la nostalgia pare appartenere alla dimensione onirica, alla dolcezza quasi metafisica di una dimensione interiore che si deve scontrare con la concretezza di un’esistenza fatta di impegni, doveri e obblighi, di passi veloci che battono sul selciato intenti a recarsi chissà dove, a un colloquio, a un incontro, a un appuntamento prestabilito.
Il verde vivo delle pianure lombarde, a settembre, punge il cuore rievocando nostalgia e lontananza, un’appartenenza tradita come un sogno lontano e ormai svanito.
Il ricordo di un tempo lontano ha urtato nel profondo l’animo del poeta, ma l’immagine della donna amata in gioventù si dilegua alle prime luci dell’alba. Ora che sale il giorno si chiude il varco aperto dalla nostalgia; è tempo di tornare alla vita.
Ora che sale il giorno: figure retoriche
- Metafora: la luna si scioglie nei canali; il colore verde è vivo;
- Allitterazione: ripetizione della consonante l, luna/lenta; ripetizione consonante p, pianura/prati;
- Parallelismo:“ la luna si scioglie lenta nel sereno/tramonta nei canali” l’affiancamento tra le verdi pianure lombarde e le verdi valli del sud crea l’analogia necessaria a rendere vivo il ricordo;
- Similitudine: “come nelle verdi valli del sud a primavera” ;
- Metafora: le vecchie mura si fanno riflesso della solitudine del cuore del poeta;
- Iperbole: “più lontana della luna”, esaspera l’idea di distanza e racchiude la definizione di un passato ormai inafferrabile;
- Onomatopea: nell’ultimo verso riferimento al suono dello scalpiccio “batte il piede duro dei cavalli”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Ora che sale il giorno”: testo e analisi della poesia di Salvatore Quasimodo
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