La ragazza con la macchina da scrivere
- Autore: Grant Allen
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2017
Elliot nella collana Raggi edita per la prima volta in Italia “La ragazza con la macchina da scrivere” (2017, titolo originale The type-writer Girl, traduzione di Michela Piattelli), uno dei due testi che lo scrittore e naturalista canadese Grant Allen, alias Charles Grant Blairfindie Allen, pubblicò sotto pseudonimo femminile nel 1897. Allen, nato in Canada a Kingston il 24 febbraio 1848, figlio di un ministro protestante proveniente dall’Irlanda, all’età di tredici anni, si trasferì con i genitori negli Stati Uniti, poi in Francia e infine nel Regno Unito. Autore prolifico e versatile scrisse soprattutto testi scientifici, filosofici e sull’evoluzionismo, ma anche numerosi romanzi. Considerato uno dei pionieri del genere fantascientifico, l’autore è ricordato anche per i suoi romanzi gialli e polizieschi. Charles Grant Blairfindie Allen morì nella sua casa a Hindhead, Haslemere, nel Surrey, il 25 ottobre 1899 mentre stava terminando il suo ultimo romanzo “Hilda Wade”, ma riuscì a dettare il capitolo finale all’amico e vicino di casa Sir Arthur Conan Doyle.
In questo romanzo d’amore e d’emancipazione ambientato all’alba del Novecento, Allen tratteggia con abilità e ironia il ritratto veritiero di una figura di giovane donna, anzi di “un’eroina moderna”. Juliet Appleton frequentava il Girton College di Cambridge, uno dei primi istituti impegnati nella promozione dell’istruzione universitaria delle donne fondato nel 1869 grazie alle pressioni del movimento femminista, fumava e possedeva una bicicletta, simbolo di una nuova forma di libertà femminile, aveva ventidue anni ed era disoccupata. Quattro mesi prima era mancato suo padre, un ufficiale, al dolore per la grave perdita subita, si era affiancato il problema di guadagnarsi da vivere.
“Aver bisogno di mangiare mi è servito a superare il lutto”.
Per la ragazza rimasta sola nella pensioncina londinese dell’East End insieme al Commissario Lin, un incrocio tra un bull terrier e un chow chow, iniziava la lotta per l’esistenza. La banca era fallita, la luce se n’era andata e il patrimonio di Juliet ammontava a sei sterline e undici centesimi. Miss Appleton sapeva che la prima cosa che deve fare una ragazza prudente è procurarsi un pasto; la seconda è procurarsi un lavoro. Era stato per questo motivo che la giovane negli ultimi mesi trascorsi da orfana
“mi ero presa la briga di imparare a stenografare e a battere a macchina”.
Però a quel tempo a Londra tutte le ragazze sapevano stenografare, infatti “battere a macchina era un’abilità diffusa come suonare il piano”. La macchina da scrivere, strumento rivoluzionario simbolo in quei decenni di emancipazione femminile e di novità, era stata in grado di creare una schiera di giovani impiegate chiamate le “type-writer girls”. Juliet sarebbe diventata una di loro dopo aver letto quest’annuncio su un giornale della sera:
“Stenografa e dattilografa (femmina) cercasi. Studio legale. Rivolgersi a Flor e Fingelman, Southampton Row, 27b”.
Juliet era stata subito assunta e collocata nella reception dello studio legale, un locale pieno di polvere, dove la mattina e il pomeriggio la dattilografa si dedicava a stilare lettere e copiare bozze di documenti. Ma la solerte impiegata aveva resistito da
“Flor e Fingelman” per tre mattine e tre pomeriggi. “Clic, clic, clic tutto il giorno...”.
Al quarto giorno Miss Appleton si era licenziata. Durante una pausa pranzo consumata in un “localetto” adiacente lo studio legale, Juliet aveva sentito parlare di una comunità di anarchici che avevano comprato a pochissimo prezzo dieci acri di terreno incolto per dissodarlo e farvi delle colture intensive. Una “visione paradisiaca” per Miss Appleton:
“Mi unirò a loro! Ne ho tutti i requisiti. Sono sola al mondo e senza un soldo, il che è un’ottima base per l’anarchia”.
Quindi una brumosa mattina di maggio Juliet insieme al Commissario Lin aveva deciso di lasciare Londra in sella alla sua fidata bicicletta per recarsi a Horsham, nel West Sussex, nella Sacra Terra dell’Anarchia.
“Una donna in bici ha davanti a sé tutte le possibilità del mondo tra cui scegliere: può andare dove vuole, senza l’intralcio degli uomini. Mi sentivo così in quella pungente mattina di maggio mentre solcavo la strada, con un berretto scozzese in testa e i capelli sciolti che mi venivano dietro come un segugio”.
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