Lo scrittore Gabriel García Márquez, nato il 6 marzo del 1927, ha vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1982 e i suoi romanzi più famosi rientrano nella corrente letteraria del realismo magico. Vediamo oggi i dettagli di questo stile di scrittura e in che modo Gabo (così era soprannominato lo scrittore colombiano) ha applicato nei suoi libri i principi di questa corrente.
Che cos’è il realismo magico
Il realismo magico sembra essere connaturato alla cultura e alla natura sudamericana, come se non potesse esistere un altro modo per gli scrittori di questa area del mondo di raccontare le loro storie.
Per realismo magico nella letteratura si intende un modo di scrivere che presenta fatti storici dalle evidenti connotazioni politiche, culturali e sociali facendoli però convergere nella finzione e in eventi soprannaturali e, appunto, magici.
Non si estingue all’ambito letterario, ma è una corrente artistica che vede nella pittura i massimi esponenti in Georgia O’Keeffe, Edward Hopper e Frida Kahlo.
Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez, pubblicato nel 1967, è considerato universalmente il manifesto programmatico del realismo magico nella letteratura sudamericana del XX secolo di cui anche Jorge Luis Borges è un esimio esponente, insieme a Julio Cortázar e Isabelle Allende.
Le caratteristiche del realismo magico nella letteratura
A voler trovare delle caratteristiche comuni ai romanzi scritti nel filone del realismo magico possiamo dire che:
- vi è la presenza di un elemento magico, sovrannaturale, o paranormale che spesso non è spiegato apertamente ma viene lasciato all’intuizione dei lettori;
- i personaggi accettano invece la logica dell’elemento magico come se fosse normale nella loro realtà: per esempio in Cent’anni di solitudine per i personaggi è normale spostarsi attraverso dei tappeti volanti;
- presenza di tantissimi dettagli sensoriali;
- tempo distorto, inversioni, ciclicità o assenza di temporalità; spesso il tempo viene fatto implodere in sé stesso e il presente si ripete o ricade nel passato;
- rapporti di causa ed effetto invertiti, per esempio un personaggio può soffrire prima che una tragedia avvenga.
- coesistenza di leggenda e folklore locale;
- presentazione contemporanea di molteplici prospettive di un evento o di un’idea;
- l’ambientazione storica è spesso in periodi di ribellione contro una dittatura o contro l’invasione coloniale;
- è frutto della mescolanza di tantissimi spunti culturali.
Le opere del realismo magico, quindi, disegnano una realtà parallela, identica a quella del mondo reale, fatta eccezione per alcuni elementi impossibili da trovare nella realtà. Questa convivenza, unita all’accettazione pedissequa delle stranezze magiche da parte dei personaggi, crea nel lettore uno straniamento di non poco conto che, tuttavia, si traduce in un coinvolgimento massimo nelle vicende narrate.
Cent’anni di solitudine: il manifesto letterario del realismo magico
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Pubblicato nel 1967 e immediatamente tradotto in tantissime lingue del mondo, diventando contemporaneamente il romanzo in lingua spagnola più letto di sempre e il capostipite del successo della letteratura sudamericana in tutto il mondo, Cent’anni di solitudine racconta della famiglia Buendía in parallelo alle vicende della città di Macondo, località immaginaria inventata da Gabo. Nella ciclicità della storia, un vero e proprio tripudio di personaggi, eventi e immagini, Márquez racchiude perfettamente tutte le caratteristiche tipiche del realismo magico che abbiamo enucleato in precedenza trasformando il suo romanzo nel capolavoro della solitudine e del tema della morte, altro spunto caro all’autore premio Nobel per riflettere sul senso dell’esistenza dell’uomo nel mondo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il realismo magico di Gabriel García Márquez: origine e caratteristiche
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