Le mie storie da una botta e via di Chelsea Handler

Spesso ho letto storie di ragazze adolescenti che anelavano la loro prima volta, sognavano il principe azzurro, la casetta con la palizzata bianca, un paio di marmocchi, un cane che abbaia solo per dire che vuole bene a chi lo accarezza e… beh, tanto altro zucchero condensato in parole.
A volte magari descrivevano la perdita della verginità come un dramma, un evento che segnerà la loro vita per sempre.
Poi è arrivata Chelsea Handler che, con “Le mie storie da una botta e via” (Mondadori, 2006, collana Strade Blu Fiction, pp. 500), ha liquidato la faccenda in poche righe…

Un approccio diretto e violento, comico e drammatico, dolce e speziato.
A dire il vero la prima volta è soltanto il colpo di pistola dello starter per Chelsea, una ragazza che che idolatra divinità liquide e alcoliche, in particolare la vodka.
Le sue storie da una botta e via sono spezzoni di una vita vissuta con leggerezza (superficialità?), una vita guidata dal brivido (incoscienza), una vita che tutti noi vorremmo (evitare?).
Storie talmente assurde da risultare più reali di un titolo in prima pagina, persone e personaggi che si affacceranno nel suo mondo e ne usciranno in poco tempo, qualcuno con qualche acciacco che lo segnerà a vita.
Letti visitati e abbandonati in gran fretta, emozioni talmente repentine che il nostro occhio farà fatica a tener dietro alla scia di profumo e sensualità che Chelsea farà uscire dalle pagine.

Una Chelsea che molti immagineranno col volto di Laura Prepon, protagonista della serie televisiva ispirata da queste pagine. Serie nella quale l’autrice vestirà i panni della sorella di Chelsea, una sorella ingombrante ma anche dolce. A volte…
Chelsea Handler ci prepara un cocktail talmente alcoolico da farci perdere la ragione soltanto girando la prima pagina. Una bevanda così forte che ci farà entrare e uscire dalla storia così rapidamente da lasciarci storditi.
Sapete, i rischi di una sbronza… Una sbronza letteraria che non farà male poiché ce la godremo comodi in poltrona e non dovremo guidare per tornare a casa.