La strada alla fine del mondo
- Autore: Erin Mckittrick
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Bollati Boringhieri
- Anno di pubblicazione: 2014
La festosa partenza avviene a Seattle nel momento in cui due coniugi trentenni, Erin ed Hig (biologa lei, geologo lui) si accomiatano da parenti e amici, si liberano di tutto e partono a piedi per l’Alaska.
La destinazione finale, avvenuta decisamente più in sordina rispetto alla partenza, è l’arcipelago delle Aleutine, in Alaska, ossia “il punto in cui il mare si rompe la schiena” (citazione dello scrittore Corey Ford ripresa all’interno del racconto). Utilizzando i loro canotti gonfiabili e i loro sci, incappano inevitabilmente in innumerevoli situazioni, diversificate soprattutto dalle condizioni climatiche e dall’ambiente circostante. La loro necessità di procurarsi autonomamente scorte di cibo li obbliga a fare sosta presso i paesi o i piccoli nuclei abitati che incontrano. In questo modo, il cerchio di curiosi e di sostenitori attirati dalla loro avventura si allarga, spingendo i due protagonisti a tenere spesso piccole conferenze nelle scuole.
Il viaggio si protrae ben oltre la tabella di marcia iniziale e pure il percorso inizialmente stabilito subirà modifiche. Tuttavia:
“In un lungo viaggio coerenza e ispirazione non vanno d’accordo. C’è qualcosa di fatalmente irresistibile nel perdere di vista l’obiettivo finale, rimandare la conclusione trionfale del viaggio e andare da tutt’altra parte seguendo l’istinto”.
Molto significative ed apprezzabili le minuziose e costanti descrizioni del paesaggio:
“Eravamo nella Tongass National Forest. La foresta di Tongass copre circa l’ottanta per cento dell’Alaska sud-orientale, una lingua di terra oltre il confine con la Columbia Britannica fatta di montagne costiere, canali e isole. Qui le tempeste si scontrano con montagne altissime. Tra le cime maestose s’insinuano lingue di ghiaccio che si protendono verso il mare”.
Tralasciando le considerazioni della protagonista Erin Mckittrick circa lo sproporzionato disboscamento delle foreste attraversate, l’eccessivo sfruttamento del territorio da parte degli allevamenti di salmone e la minaccia ambientale proveniente della costruzione di nuove miniere, la chiave di svolta avviene circa a metà del racconto:
“Prima di allora non avevo mai prestato tanta attenzioni ai particolari: l’odore penetrante di un ramo di abete rosso nell’aria, i richiami di un lucherino dei pini, le onde sull’acqua che una lontra creava nuotando”.
Da qui in poi il viaggio non rappresenta più una perlustrazione, bensì un fondersi con la natura. E anche dopo i ben 6400 chilometri percorsi, ci si stupisce di quanto ci sia ancora di nuovo da vedere.
Pubblicato da Bollati Boringhieri, all’interno della collana le Piccole Varianti (2014), “La strada alla fine del mondo” di Erin Mckittrick è una lettura molto suggestiva ed assolutamente autobiografica, che si può arricchire con le fotografie scattate dai protagonisti e proposte nel loro blog creato a ricordo della loro impresa.
La strada alla fine del mondo
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La strada alla fine del mondo
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