Buongiorno, date una rapida occhiata al calendario e tremate.
Il cielo è blu, il sole sorge a est, una rondine non fa primavera e... occhio, che venerdì 17 porta sfortuna! Lo sapevate, no? Tutti noi, sin dalla scuola elementare, abbiamo sentito dire che venerdì 17 porta sfortuna come, del resto, tante altre cose: passare sotto una scala? Mai, porta sfortuna!
Un gatto nero che ti attraversa la strada? Cambia marciapiede! Uno specchio rotto? Peggio per te, sette anni di guai!
Che venerdì 17 porti sfortuna è una di quelle credenze radicate nella cultura popolare che hanno origini anche antichissime. Pensate che per definire la folle e irrazionale paura di questo giorno è anche stato coniato un termine: eptacaidecafobia, ne sono preda tutti coloro che, in questa giornata, hanno talmente tanta paura da chiudersi in casa o portare in giro zampe di coniglio o cornetti per evitare che qualcosa, qualsiasi brutta cosa, possa accadere loro fino allo scoccare della mezzanotte.
Vediamo insieme la storia e le origini delle credenze relative a venerdì 17.
Storia e origini di venerdì 17: perché proprio questo giorno?
Perché, tra tanti giorni, è proprio venerdì 17 a portare sfortuna? La nomea deriva dall’unione di quelli che sono due componenti negative: il 17, che è un numero che porta notoriamente sfortuna per una serie di ragioni che elencheremo a breve, e il venerdì, che nella tradizione cristiana ricorda Venerdì Santo, ovvero il giorno in cui è morto Gesù. In alcuni paesi si fa riferimento non al 17 ma al 13 e, alcune volte, anche al martedì invece che al venerdì. Un esempio di questo dato sono i paesi anglosassoni, in cui a portare sfortuna è venerdì 13 perché venerdì 13 ottobre venne dato l’ordine di sterminare i templari secondo la storia.
Perché nell’immaginario del nostro paese il numero 17 porta sfortuna? Come per tanta della nostra cultura, le origini vanno ricercate nel cristianesimo e, ancor prima, nelle popolazioni pagane come greci e romani. Al di là della giornata del venerdì, che porta sfortuna perché è il giorno della morte di Gesù Cristo, c’è nella Bibbia anche un riferimento al 17 nel libro della Genesi, 7-11: il diluvio universale, infatti, cominciò proprio venerdì 17 del secondo mese.
Ci sono anche altre ragioni che affibbiano al 17 un’etichetta ormai irremovibile; nell’antica Grecia, per esempio, il 17 era un numero schivato dai seguaci di Pitagora poiché si trovava tra 16 e 18, perfetti per la loro rappresentazione dei quadrilateri 4x4 e 3x6.
Anche nell’antica Roma si trovano riferimenti al numero 17, stavolta nell’ambito delle tombe dei defunti. Sulle lapidi, infatti, generalmente si trovava l’incisione VIXI che significa “vissi”, un palese riferimento al fatto di essere ormai morti. VIXI, come facilmente intuibile, è l’anagramma di XVII, il numero 17 scritto con i numeri romani.
Ci sono riferimenti al 17 anche per quanto riguarda le battaglie storiche: quella di Teutoburgo, combattuta tra romani e germani, vide cadere le legioni 17, 18 e 19 tanto duramente - vennero praticamente distrutte - che, per scaramanzia, da quel momento quei numeri non furono mai più attribuiti a nessuna legione perché simbolo di sventura. Il 17 viene considerato un numero sfortunato anche nella celebre smorfia napoletana.
Il tutto si lega poi alla considerazione negativa per il venerdì, giorno della settimana insieme al martedì per cui, secondo il detto popolare, è meglio non sposarsi (per sperare in un matrimonio duraturo), non partire e non dare inizio ad attività, se non si voglia che con maggiori probabilità falliscano.
Né di venere, né di marte non si sposa né si parte, né si dà principio all’arte.
Venerdì 17: è davvero così sfavorevole?
In Italia, dove si sa che la superstizione trova spesso terreno fertile, si crede talmente tanto al 17 come numero sventurato che nei voli della compagnia di bandiera la poltrona numero 17 non esiste e la Renault ha venduto il modello che prendeva il nome di R17 in Francia come R177 in Italia.
Forse proprio per tutte queste ragioni, per tutta questa superstizione e l’aura che circonda il numero 17, a un certo punto il numero è cominciato a piacere!
Alcuni, per esempio, lo considerano come numero portafortuna e non lo fanno solo oggi ma lo hanno fatto anche in passato: la cabala ebraica considera il 17 un numero che porta fortuna ed è positivo perché è la somma di tre lettere dell’alfabeto ebraico che compongono la parola “bene”.
Per quanto riguarda il venerdì, anche quello ha avuto un suo bel momento di gloria grazie a Cristoforo Colombo: il celebre navigatore, infatti, lo considerava un giorno fortunato perché di venerdì partì da Porto Palos, di venerdì mise piede nel nuovo mondo e, sempre di venerdì, rientrò sano e salvo in patria.
E voi da che parte state? Siete tra quelli che hanno dei brutti ricordi legati al fatidico venerdì o a cui è successo davvero qualcosa in questa giornata? Oppure non siete per nulla superstiziosi?
Nel dubbio... cercate coccinelle, che un po’ di fortuna male non fa!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Venerdì 17: perché si dice che porti sfortuna
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