Come il grano a giugno
- Autore: Alessandro De Francesco
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giraldi Editore
- Anno di pubblicazione: 2013
Uno scorcio dell’Italia del 1931, narrata fino agli anni della liberazione, nella terra di Romagna, fra i mezzadri che lavoravano nei campi dall’alba alla sera e che all’illusione di vivere in pace e moralità, dettata dalla propaganda fascista, non davano troppo peso. Come il grano a giugno (Giraldi, 2013) narra le vite di alcuni ragazzi, giovanissimi nel ‘31, Anna, Davide, Luciano, Fabio e Libero, che la storia di lì a venire vedrà prima divisi e poi ricongiunti nella tragicità degli eventi. La giovinezza, la guerra, la resistenza e il dopoguerra, sono il tempo intercorso in quegli anni così dolorosi della storia italiana, dei quali l’autore sente il bisogno di rievocare attraverso gli avvenimenti e le vicende di questo gruppo di amici:
- Libero è il figlio di Olindo, un contadino che aveva combattuto sul Piave nella Grande Guerra che non nutre simpatia per il Duce.
- Anna, orfana di padre, abita da poco tempo alla cascina, la sua famiglia proviene dagli Appennini toscani.
- Fabio è figlio del barista del paese, che è anche capo della milizia fascista.
- Davide, figlio di un insegnante napoletano trasferitosi qualche anno prima, è sempre il meglio vestito e ha un parlare colto e privo dell’accento romagnolo.
- Luciano, invece è il figlio di quelli ricchi, dei signori, e vive in una grande villa circondata da un enorme parco.
I ragazzi rimanevano sempre meravigliati quando attraversavano i corridoi della grande casa di Luciano, posando gli occhi sui grandi quadri che ritraevano i nobili antenati. La cucina poi era così spaziosa che avrebbe potuto contenere la mia casa, pensava Libero che insieme agli altri era lì a mangiare biscotti.
Quell’estate del 1931, che aveva visto le loro scorribande al fiume, a giocare lungo la riva accendendo il fuoco e nascondersi nel capanno abbandonato, terminò con il finire della stagione. Le strade dei ragazzi, a quel punto, si divisero: Luciano fu mandato in una scuola privata a Bologna, Fabio andò a vivere dagli zii ad Imola mentre Davide continuò a frequentare la scuola insieme a Libero e Anna. Gli anni che seguiranno e che li vedranno diventare adulti saranno segnati dalle leggi razziali, dall’arresto di Mussolini, dalle stragi naziste e dalla guerra che sembrava non finire mai. Ma saranno anche gli anni della speranza nei quali le disillusioni lasceranno spazio al bisogno di riscatto di un popolo. Sono pagine molto commoventi quelle in cui assistiamo alla partenza di Libero che, chiamato alle armi e mandato in Russia, viene accompagnato dal padre alla stazione ferroviaria. I suoi occhi sono pieni di malinconia, guardano i campi di grano illuminati dai raggi del sole che costeggiano la strada. Il padre ha un groppo alla gola, ricorda tutti i suoi amici d’infanzia persi nella Grande Guerra, un’intera generazione spazzata via, e ora suo figlio che si appresta ad andare incontro agli orrori.
“Quando si deve partire, si parte. E’ sempre stato così. Viene rabbia , ma bisogna prenderla come una cosa naturale. Come la grandine. Hai capito cosa voglio dire. E’ come se il grano si arrabbiasse quando viene giugno. Noi siamo come il grano … non è il grano che decide quando si deve fare la mietitura. Il grano nasce, cresce e sta lì ad aspettare giugno … e così noi …”
O quelle che vedono Fabio, fascista già da ragazzino, nelle trincee in Africa, a Bir El Gobi, fra i tanti giovani che erano partiti volontari per la guerra per potersi sdebitare con il buon Duce.
Il fascismo aveva dato loro la possibilità, a chi era povero, di studiare con i libri gratis e di mangiare al refettorio della scuola, poi il doposcuola con la maestra e d’estate al mare in colonia.
Di Luciano, tenente dell’aviazione, mandato in missione in Africa orientale e di Anna, che decide che è il momento di agire e di andare su per le montagne. Le pagine che raccontano di Davide sono le più dolorose: espulso dall’università perché ebreo, sarà costretto a nascondersi perché braccato, le SS e gli squadristi sono alla ricerca degli ebrei come i cani dei tartufi. La storia di quegli anni, descritta e raccontata in questo bellissimo libro, è ancora viva in tutti noi per le vicende di dolore e di perdono comuni ai nostri padri e ai nostri nonni.
Come il grano a giugno è narrato con una grande partecipazione e amore per la nostra storia, un’opera prima di un giovane scrittore che mi ha molto incuriosita fin da subito, anche per la copertina del libro con la foto di alcuni giovanissimi partigiani. Una scrittura scorrevole e dinamica che sembra racchiudere immagini con un taglio dallo stile cinematografico e che fanno di questo romanzo un libro vivamente consigliato.
Come il grano a giugno
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