Le tenebre e il sole di Alessandro De Francesco

“Le tenebre e il sole” è il terzo romanzo storico di Alessandro De Francesco edito da Giraldi Editore di Bologna. Nel 2013 con “Come il grano a giugno” l’autore ci aveva portati nel periodo del secondo conflitto mondiale, mentre con “Le stelle di Mactán” (2014) si era occupato di una vicenda ambientata nel periodo delle grandi scoperte geografiche.
Ora, in “Le tenebre e il sole” De Francesco ci porta ancora più indietro nel tempo e, attraverso un abile gioco di flash back, ci racconta una vicenda intricata ed emozionante.

Siamo nella Roma dei Cesari. È il 64 d.C. ma chi si aspetta di incontrare i gladiatori e i loro combattimenti sanguinosi nelle arene, resterà spiazzato. Il romanzo sorprende, infatti, per una profondità intellettuale e umana insolita nella recente produzione letteraria con tale ambientazione.
Il romanzo si presenta come una sorta di prequel della famosa congiura di Pisone. Il protagonista è il prefetto Publio Decio Andronico che si trova a dover condurre un’inchiesta sul grande incendio di Roma. Ne viene fuori un’indagine in un ambiente torbido, dove l’ambiguità regna incontrastata. Nel corso di tutta la narrazione Andronico non nasconde la sua insofferenza per le bassezze proprie della vita politica:

“Mi sentirò molto più al sicuro tra i barbari germani che mi vogliono tagliare la gola, piuttosto che a Roma, tra gente togata” (p. 29)

L’inchiesta si presenta come un’impresa ardua e non priva di pericoli, che porta il protagonista a un complesso rivolgimento emotivo. Andronico, infatti, nel corso dell’indagine, è costretto anche a ripercorrere i luoghi e le vicende più significativi del suo passato.
Un ruolo molto importante, inoltre, è quello dello schiavo Galeno, alter ego indiscusso del protagonista. La sua figura si staglia in molte delle pagine del romanzo, facendoci entrare in contatto con la condizione della schiavitù, nei suoi aspetti più cruenti e inumani.

In sintesi “Le tenebre e il sole”, tramite una ricostruzione storicamente accurata e fedele, narra le vicende successive al grande incendio di Roma e compie una panoramica sugli intricati rapporti politico-sociali di una Roma del 64 d.C. che ricorda tanto il giorno d’oggi.
I richiami al mondo moderno sono innumerevoli ma è bene lasciare al lettore il gusto di scovarli nel corso di una narrazione che scava nell’animo dell’uomo e del suo inesorabile destino.

“Hai mai visto un uomo di potere felice? (…) Il potere è un mostro inarrestabile che si nutre solo di se stesso. Tu appartieni a quella sparuta minoranza di idealisti che s’illudono che il potere sia in essere per il beneficio del popolo e dell’impero. No, prefetto. Il potere ha un solo movente e un solo fine…se stesso” (p. 144).