Con le peggiori intenzioni
- Autore: Alessandro Piperno
- Categoria: Narrativa Italiana
È l’epopea dei Sonnino, ricca famiglia di ebrei romani, dai tempi dello sfrenato nonno Bepy e del suo socio Nanni Cittadini, la cui irriducibile competizione peserà in modo fatale sui rispettivi eredi, ai giorni assai meno grandiosi dello sgangherato nipote Daniel.
Le avventure, gli amori, le ossessioni e i tradimenti degli eroi vitalisti degli anni Sessanta e dei loro rampolli dorati e imbelli, dei giovani e dei vecchi, delle famiglie antiche e dei parvenu, dei fortunati e dei falliti, si succedono di festa in festa, di scandalo in scandalo, in un romanzo volutamente complicato. Tutto è narrato dalla voce di Daniel, di questo "adolescente disperato", di questo "moralizzatore ipocrita, quest’incrocio tra Cromwell, Savonarola e Tartuffe".
A me questo libro non è piaciuto per niente. Ed è con le peggiori intenzioni che l’ho iniziato a leggere considerati i commenti poco confortanti su IBS. Sotto il titolo c’è scritto "romanzo", ma sarebbe più corretto definirlo un saggio di erudizione linguistica, a tratti fastidioso, con perdita irrecuperabile di trama e personaggi, come una maionese che impazzisce. È un peccato, perché l’autore dimostra di essere eccezionalmente padrone della lingua, senza avere tuttavia la capacità di strapparla al vocabolario e di animarla di una qualsiasi forma di cuore vivente. Ne risulta una prosa da laboratorio analitico, troppo ricco di raffinati e costosi strumenti usati spesso a sproposito, che ingolfano la pagina e rendono la lettura troppo spesso noiosa e insopportabile.
Leggo all’inizio: "patologica inversione della priorità" "lo spettro della compromessa mascolinità che l’orrore del nulla". Mi paiono parole di Galimberti su Repubblica. poi invece: "Il suo cazzo stagionato e ipercompetitivo era pronto" (e siamo ancora alla prima pagina), è una bukowskyanata interessante, che io, dopo un inizio del genere, avrei preferito non trovare. Tra pag. 12 e 13: "sull’onda della constatazione di negligenza, (lo trovo pessimo) gli viene spontaneo esumare dal catasto della memoria uno degli ultimi weekend trascorsi con Giorgia: che incanto sfilare sul lungomare del Forte a bordo della Jaguar carta da zucchero dal cruscotto in radica mielata sfoggiando un’amante-teenager di fronte alla folla dei coetanei illividiti!". E qua rivedo Faletti. In altri passaggi mi è tornato in mente Philip Roth, quello più triste, quello peggiore de "L’animale morente".
Piperno voleva essere Proust. Ma per avere come modello un genio, ammesso che Proust lo sia, devi essere un genio anche tu. Le parole sono una trappola. Le parole "belle" ancora di più. Usarne troppe è molto dura e devi avere un controllo senza imperfezioni, altrimenti si sente l’eccessivo sforzo intellettuale. L’arte non deve pesare. L’arte di tutti i grandi non è mai pretenziosa, ma un flusso incessante dall’inizio alla fine, una calda brezza leggera sulla pelle.
Un brutto libro, per mesi in testa alle classifiche. Nulla di sorprendente insomma.
L’autore di questa recensione è uno scrittore emergente: clicca sul suo nome per conoscerlo meglio!
Con le peggiori intenzioni (Oscar contemporanea)
Amazon.it: 7,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Con le peggiori intenzioni
Lascia il tuo commento
Sono totalmente d’accordo, grande talento "linguistico" , se così si può dire, alla mercé di un esercizio stilistico senza anima, che ondeggia tra cinismo e sentimentalismo buonista, il tutto senza mai superare la banalità.