Ho fatto giardino di Andrea G. Pinketts

Scala reale, fatti da parte! Lazzaro Santandrea e il giro di boa. Quale giro di boa? Quello dei fatidici 26 anni, no? A dire il vero qualcuno insinua che i suddetti 26 sarebbero in realtà 40, ma non perdiamoci in sottigliezze.

Lazzaro non sta attraversando un bel periodo. Il “suo” locale, Le Trottoir, è stato chiuso, nonostante i suoi innumerevoli tentativi di tenerlo in vita. Ma forse riaprirà, come un buon Lazzaro…

Milano è ancora da bere, ma ti lascia un senso di bruciore nello stomaco che ti stordisce. La via di fuga a questa malinconia? La Bumba. Un mito che non esiste, eppure in tanti dicono di averla provata. Dove si ferma la verità e dove inizia il sogno?

In tutto questo una ex ragazza di Lazzaro viene trovata uccisa. A questo punto il nostro ha una sola scelta: fare giardino. Cosa significa? Semplice: vincere e basta, come durante quella partita a poker nella quale Lazzaro si è inventato una combinazione assurda (e inesistente) per portarsi via il piatto.
Lazzaro riuscirà nell’impresa o questa sarà la sua ultima avventura? E, comunque, come si può credere alla parola ultimo, quando il tuo nome è Lazzaro?

Andrea G. Pinketts riesce sempre a vincere. Anche quando bara abbiamo la sensazione che abbia meritato l’agognata vittoria. Andrea è così: un poeta guascone, un ragazzaccio e un brav’uomo al tempo stesso, un sorriso impenitente che ti fa ribollire il sangue e ti fa venir voglia d’abbracciarlo.

Ho fatto giardino (Mondadori, 2014) è un libro in puro stile Pinketts, personaggi (sur)reali che movimenteranno le nostre giornate e che rimpiangeremo all’istante, una volta girata la fatidica ultima pagina. Ma non temete, loro rimarranno sempre lì, in attesa di parlarci di nuovo. L’ennesimo colpo di genio di un maestro che se n’è andato davvero troppo presto…