Il credo dell’uomo libero
- Autore: Bertrand Russell
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Betrand Russell (1872-1970), filosofo, logico e matematico, è stato uno dei pensatori più importanti del secolo scorso, ed è ricordato soprattutto per le sue opinioni contro la guerra, a favore dei diritti umani e della libertà di pensiero e di opinione.
Il saggio Il credo dell’uomo libero. La cosa principale e necessaria per rendere felice il mondo è l’intelligenza (Piano B edizioni 2022, trad. di Antonio Tozzi) raccoglie una serie di scritti a causa dei quali il filosofo fu anche espulso dall’università in cui insegnava e costretto a scontare sei mesi di carcere.
Le idee che propugnava allora Russell erano certo sovversive, anche se adesso sembrano entrate nel pensiero comune, perlomeno in Occidente. Tuttavia, la contrarietà alla guerra nel 1917 non era così diffusa come adesso.
Russell si domanda a quali principi debba ispirarsi una buona dottrina politica, per creare coesione sociale e prevenire le guerre. Le migliori istituzioni, afferma, sono quelle che stimolano gli istinti creativi e non quelli possessivi:
Gli impulsi e i desideri degli uomini si possono dividere in creativi e possessivi. Alcune delle nostre attività sono dirette a creare ciò che altrimenti non esisterebbe; altre sono dirette ad acquisire e a mantenere ciò che già esiste, come la proprietà. Il tipico impulso creativo è quello dell’artista. La vita migliore è quella in cui gli impulsi creativi hanno la parte maggiore e quelli possessivi la minore. Le istituzioni migliori sono quelle che generano la maggiore creatività possibile e la minore possessività, in modo compatibile con l’autoconservazione.
Le istituzioni dello Stato e la proprietà, così come sono configurate, sono espressioni della possessività, quindi sono spesso "contro la vita e generano la guerra".
Infatti, gli oggetti che sono alla base del possesso sono spesso limitati e per questo generano conflitti. Per esempio, uno stato che voglia accaparrarsi delle risorse naturali, lo fa spesso ai danni di un altro stato, come sta facendo ora la Russia ai danni dell’Ucraina.
Se invece la politica, nazionale e internazionale, fosse basata sulla diffusione e lo stimolo degli istinti creativi, cioè che non orbitano intorno al possesso, le persone non sarebbero in perenne conflitto con altre persone e gli stati non si armerebbero contro altri stati. Questo perché alla base della creatività ci sono beni che non sono limitati, ma possono appartenere a tutti indistintamente. Per esempio, se leggo un libro o suono il violino, questo non impedisce ad altri di fare altrettanto.
Ci sono istituzioni, come il matrimonio, che si basano su istinti creativi, come l’amore, nondimeno spesso vengono deviate e diventano un’espressione della possessività, proprio a causa dell’educazione, che favorisce il mantenimento degli assetti sociali repressivi.
Lo status quo viene spesso mantenuto in vita attraverso l’educazione scolastica, che non favorisce il libero pensiero, ma si riduce a strumento di propaganda di cui lo stato si serve per perpetuare le sue configurazioni basate sul possesso.
Non bisogna nemmeno pensare che una simile propaganda sia esclusiva solo del patriottismo di destra, al contrario anche le istituzioni laiche possono peccare di dogmatismo. Russell ricorda il caso della scuola francese:
Quando lo stato diviene completamente laico, come in Francia, le scuole statali diventano dogmatiche come quelle delle chiese (ho saputo che in una scuola elementare francese non si può pronunciare la parola "Dio"). In ogni caso, il risultato è lo stesso: la libera ricerca viene filtrata e sulle questioni più importanti del mondo il bambino si imbatte in un dogma o in un silenzio di pietra.
Bertrand Russell analizza tutti gli ostacoli posti dallo stato al libero pensiero, che è fra i principali elementi della creatività, fra cui anche le pressioni economiche e la propaganda nazionale.
Gli istinti creativi non solo non portano alla guerra ma, più del possesso, possono aumentare l’autostima individuale e la soddisfazione collettiva. Per questo una buona politica li dovrebbe favorire.
Non c’è bisogno di molte ricchezze per essere soddisfatti, questo è quello che le istituzioni basate sul possesso vorrebbero farci credere.
In realtà abbiamo bisogno di qualcosa che trascenda il quotidiano, che ci porti a contatto con una realtà più profonda, come solo il pensiero svincolato dal grezzo interesse sa fare.
Solo chi prova questa esperienza può dirsi persona e non bestia, solo chi percorre le vie avventurose del pensiero può dire realmente di aver vissuto.
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