Il delta di Venere di Anaïs Nin

Un collezionista di libri, nel 1940, offrì un lavoro a Henry Miller, commissionandogli la stesura di diversi racconti erotici. Miller rifiutò ma gli venne in mente di passare il testimone all’amica Anaïs Nin, che accettò con entusiasmo.
Il resto è storia: racconti spavaldi, primitivi, bugiardi, sensuali, opprimenti, accattivanti. E chissà quanti altri aggettivi potrei aggiungere, rendendo virtualmente infinita questa mia recensione.

Se amate l’eros, assisterete, se non alla sua nascita, perlomeno alla sua travagliata e meravigliosa adolescenza.
Storie frivole, racconti impegnativi, prime esperienze di un mondo talmente affascinante che non può non attirarci. E, una volta che saremo dentro, non vorremo più uscirne. Mille sfaccettature, miriadi di colori per un’esperienza che immaginavate ma che non credevate potesse esser tale.

C’è chi ha definito “Il delta di Venere” (Bompiani, 2014, pp. 288) un’opera pruriginosa e volgare. Personalmente non ho notato nulla di simile, anzi, raramente ho letto una tale maestria in un contesto così semplice e, al tempo stesso, complicato da affrontare.
Se volete sollazzare la mente, avete trovato il libro che fa per voi.
Se cercate la libido facile, volgete lo sguardo verso altri lidi.