Il dio del massacro
- Autore: Yasmina Reza
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2011
Sotto la facciata del politically correct alberga l’istinto hobbesiano dell’homo homini lupus. Questo è quanto insinua - pagina dopo pagina - la caustica scrittura di Yasmina Reza, che con “Il dio del massacro” (Adelphi, 2011) allestisce un ritratto di borghesia in nero tra i più riusciti (feroci-divertenti-intelligenti) degli ultimi tempi. Uno psicodramma consumato in unità di tempo e luogo, per mezzo del bla bla reiterato di quattro figure-simbolo (due uomini + due donne) della nostra postmodernità: professionisti, (finto)progressisti, mediamente colti, genitori e disperatamente nevrotici. Una specie di “Porte chiuse” sartriana (ricordate? L’enfer, c’est les autres) virato ironia e senza l’alibi dell’antinomia caratteriale.
Ne “Il dio del massacro” ogni elemento (persona o cosa) sembrerebbe apparentemente simile, omologato soft, all’insegna del quieto vivere. Due coppie che si incontrano un pomeriggio qualsiasi di un anno qualsiasi per redimere come si conviene nella middle class, una lite scoppiata tra i rispettivi pargoli. Un redde rationem che, dato il pretesto, non lascerebbe presagire nulla di sconveniente, di violento, di lesivo. Salvo scrutare meglio tra le righe, assegnare qualche peso alle minuscole increspature di dialogo; alle crepe destabilizzanti l’apparenza pastello borghese. Incongruenze, microsegnali di un deragliamento collettivo che la Reza mette in campo con perfida nonchalance, fino all’esplodere aperta del conflitto, all’implosione della rabbia repressa. Una sorta di gioco al massacro senza vinti né vincitori, in cui le alleanze saltano, la coppia scoppia e il gioco imprevisto consiste nel giocare tutti contro tutti. Una novantina di pagine appena, tra le riflessioni migliori che mi sia capitato di leggere sulla ferinità dell’essere umano, in grado di edificare sovrastrutture rasserenanti che mascherino, in realtà, l’istinto congenito alla sopraffazione.
Dopo avere interessato i teatri di mezza Europa, questa sceneggiatura è approdata al cinema grazie al talento di Roman Polanski, che ne ha tratto il superlativo “Carnage”. Il libro è per lettori che non temono il confronto con le zone d’ombra. Però tranquilli, che chi è in grado di andare oltre alle apparenze ride. Magari per non piangere, ma ride.
Il dio del massacro
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Un film che dà moltissimi spunti di riflessione, da non perdere.