Il dio della colpa
- Autore: Michael Connelly
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2015
“Quell’avvocato dei farabutti che invece non è un poco di buono”.
A fare il difensore di colpevoli si guadagna, ma ti fa sentire sporco, anche se per strappare l’assoluzione di fior di delinquenti bisogna essere geniali. L’avvocato Haller di Los Angeles è appena stato picchiato in tribunale dal suo assistito, insofferente del fatto che non riuscisse a scalfire i nove capi di imputazione a carico. Un autentico criminale questo cliente e un compito quasi impossibile mettere su una difesa efficace anche per un penalista così speciale, nel quinto dei titoli “Il dio della colpa” , Piemme 2015, 420 pagine 19,90 euro) della serie dedicata a Michey Haller dal grande, grandissimo Michael Connelly. In tanti considerano lo scrittore cresciuto in California una delle star del thriller americano e diciamo che si mantengono bassi, perchè da una ventina d’anni Connelly è il thriller americano. E si parla di un genere leader del mercato editoriale USA, con decine di straordinari autori molto seguiti dal pubblico internazionale.
Fatto sta che quanto appena accaduto davanti alla Corte e alla giuria era assolutamente concordato. Il presunto – e comune vero – colpevole è scattato a un cenno convenuto del suo legale, maltrattandolo con violenza, nello sconcerto generale. Ma è una scena che serve ad Haller per ottenere l’annullamento di un’udienza che vedeva la difesa praticamente spacciata. Ora quei giurati possono venire condizionati nella loro serena valutazione dall’esercizio di violenza dell’imputato e vanno tutti sostituiti. Processo da rifare, quindi, ripartendo da zero. Il sistema penale negli Stati Uniti è tanto implacabile nelle condanne quanto garantista nel procedimento. Missione risuscita per Michey, “la mossa della bandiera insanguinata” ha funzionato e nemmeno c’era stato bisogno di fare ricorso alla fialetta di liquido rosso nascosta sotto i panni: la camicia gli si era sporcata di sangue vero. Quella canaglia di rapinatore seriale aveva colpito duro, che diavolo! Estremamente convincente, però.
Il lavoro, anche “sporco”, è diventato un alibi per sentirsi tanto impegnato da non pensare al tanto che non va nella sua vita. L’esercizio di ogni artificio del diritto è un modo per conservare la salute mentale, più che una semplice professione. Mick non è un soggetto facile, né semplice, né lineare. La figlia ha rotto con lui, sostiene che i suoi clienti sono solo degli scarti della società, buoni ad arraffare tutto quello che possono, a truffare gli altri e all’occorrenza anche ad uccidere. In effetti, la lista degli assistiti comprende un ladro d’auto che prende di mira vecchie signore, uno stupratore, un appropriatore indebito di fondi destinati agli studenti ed altri delinquenti di genere altrettanto becero. Ma quello che la figlia non aveva tollerato, era l’assoluzione e liberazione procurate dal padre al criminale stradale che aveva travolto e ucciso una compagna di scuola e la mamma a un incrocio.
Arriva un messaggio dalla segretaria Lorna: “Codice 187”. Sta per “Caso di omicidio”, notizia che provoca sempre molta eccitazione. Si apre la prospettiva di una grande sfida, con visibilità e reputazione professionale pari alle performance in Aula, dove i giurati sono “ll dio della colpa”. Non ultimi, vengono i soldi: la difesa di un sospettato d’assassinio è molto costosa per l’interessato e redditizia per il difensore.
Dal carcere, un tale insiste per averlo affianco come patrocinante. Mick mette in azione il suo staff – segretaria più investigatore privato, alla Perry Mason – e apprende che la vittima è una donna di trentasei anni, trovata bruciata in un appartamento. Ai vigili del fuoco l’incendio sembra appiccato per coprire le prove di un delitto. Il cadavere presenta tracce di strangolamento. Un assassinio che qualcuno ha cercato di far sembrare morte accidentale. In un comunicato ufficiale della polizia, la deceduta è definita una donna d’affari, ma un commento del Times cita altre fonti che la danno per prostituta.
Quello che resta decisamente strano è che il presunto colpevole, sul quale gravano sospetti pesanti, ripete ch’è stata proprio Giselle a segnalargli l’avvocato Haller. Insomma, l’assassino dice ch’è stata la vittima a raccomandargli il difensore.
Ce n’è abbastanza per incuriosire i lettori.
Michael Connelly sa essere diabolico con il suo Michey Haller, il penalista antieroe. È pieno di lati chiaroscuri, ma è anche un genio nella sua professione. Insuperabile.
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