Il mistero delle dieci torri
- Autore: Marcello Simoni
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2021
Immaginate un castello con dieci torri. In ognuna, un personaggio con una breve storia da raccontare. È quello che il grande autore di thriller storici Marcello Simoni suggerisce, presentando la raccolta di altrettanti racconti, che ha scelto nella sua produzione narrativa passata e che propone nel volume Il mistero delle dieci torri, novità Newton Compton (novembre 2021, 218 pagine). A commento dei testi, qualche illustrazione dello stesso scrittore di Comacchio, laureato in lettere a Ferrara, prima archeologo, poi bibliotecario nel Seminario arcivescovile dell’Annunciazione.
Attratto dai segreti artistici dell’abbazia di Pomposa, nei Lidi Ferraresi, ha cominciato a scrivere saggi storici e racconti tra mistero e horror. Nel tempo libero, lavorava alla stesura di un romanzo lungo, per un cambio di marcia narrativo che seguiva il sogno di pubblicare alla grande. Quando dieci anni fa si è ritrovato in mano la copia staffetta del primo romanzo, Il mercante di libri maledetti (Newton Compton 2011), non sapeva ancora di avere cambiato vita e mestiere. Era solo un esordiente, orgoglioso ed emozionato, ma il carisma del narratore di qualità si andava manifestando prepotente, promuovendolo sul campo scrittore professionista, subito tra i più amati dai lettori di thriller storici e apprezzati dalla critica. Oltre al successo immediato di vendite, è arrivato nel 2012 il Premio Bancarella, che ha preceduto di un anno il Lizza d’oro, per L’isola dei monaci senza nome, ancora Newton Compton.
Allo stesso tempo, tra gli eroi dell’historical fiction più cari al pubblico si faceva strada il suo Ignazio da Toledo, cercatore di reliquie, collezionista e mercante di antichità, grande viaggiatore, uomo coltissimo del XII secolo, assetato di conoscenza e di segreti arcani senza tempo. Un protagonista fresco, appassionante, moderno per valori e temperamento, ma che agisce in un medioevo raccontato da Simoni in modo credibile e documentato.
Lo ritroviamo nel primo dei dieci racconti, divisi in tre sezioni tematiche: due in Sicilia, quattro del mare e quattro del mistero.
A Palermo, sotto il regno di Federico II imperatore nella prima metà del 1200, il mercante di reliquie attende una vela da Tunisi, che dovrebbe recargli le ossa di Santa Olbia. Non è per quello, tuttavia, che si ferma davanti alle acque antistanti Porta Mari. Lo ha convocato Michele Scoto, onnipotente e temuto consigliere del sovrano, oltre che sapiente astrologo. Dal severo magister, che solo a Ignazio concede qualche confidenza in virtù dei comuni studi nell’ateneo di Toledo, i lettori apprenderanno di qualcuno o qualcosa, l’agalma, che ricorda molto il golem, entità antropomorfa della magia cabalistica ebraica.
Scoto è anche al centro del secondo racconto palermitano, in compagnia di un agile ladruncolo quattordicenne, Aram. Azione assicurata nelle pagine di Simoni, non senza violenza: lame balenano, sangue scorre.
Lo stesso Marcello spiega che si tratta di racconti scritti per diversi giornali e antologie, “carta” ormai introvabile, rivisti e adattati, perché lo rattristava “il pensiero di quei dieci racconti gettati al vento come foglie secche, senza che nessuno potesse più leggerli”.
Il primo del quartetto, che ha per tema comune il mare, accompagna a bordo di una fusta veneziana. Sul battello a remi e una vela, il “viandante” che fugge da Costantinopoli assediata dai turchi naviga verso l’isola egea di Negroponte, alla ricerca della carta segreta che dovrebbe aprire alla Repubblica Serenissima le rotte per il nuovo mondo. È un libro la sua proprietà più preziosa, perfino di sette casse di monete d’oro. Ma la galea è assalita dai pirati musulmani.
Altro racconto: settant’anni dopo, nel 1522, un capitano corsaro ottomano torna sui luoghi in Puglia dov’era stato rapito ragazzo dieci anni prima.
Non manca un sequel dei monaci senza nome, romanzo storico noto anche come “Rex Deus”, per chi conosce quella vicenda.
La sezione del mistero è avviata da un racconto brevissimo sulla vita di Licio Granello, annoverato tra i negromanti più pericolosi, il cui volto grifagno sembra sia stato ritratto da Leonardo in uno dei codici di appunti, dopo averne esaminato gli organi eviscerati dal corpo ossuto, steso sul tavolaccio della bottega di Antonio Pollaiolo.
Il terzultimo racconto, il più lungo, descrive l’astuta vendetta di un cuoco, che escogita una partita a scacchi durante un banchetto ducale a Natale del 1496. Non è tra gli invitati, nobili e cortigiani, ma vi prende parte in catene. È l’ultimo desiderio concesso da Alfonso D’Alcano a un condannato a morte, per una presunta grave offesa dello “scalco” al suo duca.
Nel “Ragno d’oro”, si segue il lungo viaggio nella storia di uno scudo d’oro lucente, decorato a sbalzo da un artigiano miceneo con una figura di mostro marino a otto tentacoli. Viene portato da esuli greci nel XII secolo a.C. sulla costa dell’Eridano dove un fiume si biforca. Secoli dopo è trovato in una tomba da un mercante etrusco di ritorno da Felsina. Poi è scavato per caso da un centurione di Cesare nell’ultimo secolo prima di Cristo e ottocento anni dopo viene intravisto baluginare sotto le acque del fiume Padus.
L’ultimo racconto porta nel Novecento: sepolture etrusche, un monile, diversi ladri, un reggimento disperso durante la ritirata di Russia nella seconda guerra mondiale. Colpi di pistola.
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