Il panico quotidiano
- Autore: Christian Frascella
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2013
Si può scrivere un romanzo sulla malattia senza eccessiva autocommiserazione, trascinati in un ritmo di dolore che va a braccetto con l’ironia? Sì, edito da Einaudi, è in libreria il nuovo romanzo di Christian Frascella, dal titolo "Il panico quotidiano".
Il protagonista Frascella lavora in un fabbrica che produce lamine di acciaio. Fa i turni e vive con Lucia in un appartamento con l’affitto bloccato. Una vita un po’ misera e faticosa, come quelle di tutti gli operai.
Christian ha ventisette anni e già sente il tempo che ha trascorso in fabbrica come un macigno.
Un giorno sviene, si muove in modo convulsivo, si sente morire. I colleghi di turno accorrono e il giovane finisce in ospedale. Fatte le dovute analisi, risulta che soffre di sindrome ansiosa invalidante. Lui prende non troppo sul serio le medicine e i consigli dello psichiatra.
In effetti il bugiardino non mente:
"Le benzodiazepine sono indicate soltanto quando il disturbo è grave, disabilitante o sottopone il soggetto a grave disagio".
Trenta gocce di quello e una compressa, la vita è cambiata, gli attacchi di panico stanno rovinando la sua vita già poco felice, ma non ha voluto studiare, si è messo in fabbrica e vuole scrivere un libro per dimostrare che non scrivono solo i radical chic, quelli che non fanno niente e se la spassano su Facebook.
Lucia è disorientata, cerca di avvicinarsi, ma lui non riesce a fare l’amore; tutto è impotenza e castigo.
I certificati di malattia fioccano a tutto andare, si accorge che ha solo un amico vero sul lavoro, gli altri si sono spaventati e l’hanno lasciato solo. L’amico si chiama Rosario che cerca di rassicurare il collega. Ritorna in fabbrica, dopo quindici minuti va via, prende l’autobus e tutti guardano costernati quel ragazzo che ha i pantaloni bagnati e una pozza di urina sul suo posto.
Lucia molla, torna dalla madre perché non sopporta di vederlo in quello stato.
Christian si barrica in casa per mesi: non esce, mangia solo cose congelate, biscotti, gelati. Mette su dodici chili, colpa anche dell’antidepressivo. Il tutto è raccontato anche con un certo umorismo triste, che ti fa digrignare i denti. Leggete questo passaggio:
"Venti gocce di Prazene ingollate a metà della crisi indotta mi tenevano apparentemente calmo; sotto lo strato di quella serenità farmacologica, in realtà urlavo. Mi strillavo parole cagne nella testa. Che hai fatto? Sei un imbecille, un ipocrita, tutto quello che sai fare è mentire, drogarti e pregare un Cristo cui nemmeno credi. Sei patetico, non sei un uomo, sei un piagnisteo organizzato su gambe. Ce l’avevo con la mia virilità traditrice, con il panico estenuante, con la mia vita in genere".
Ad un tratto si scuote da questa inedia proprio nel momento più brutto: ha dimenticato il certificato medico, non l’ha rinnovato. Licenziato in tronco, malato e solo.
Lucia torna e tentano un nuovo equilibrio sentimentale, lui si sente un mantenuto, ma gli attacchi di panico sono diminuiti, anche se non passeranno mai del tutto, gli ha detto lo psichiatra.
Lucia tenta di fare un po’ di vita sociale e accetta l’invito a cena dell’ex collega e amico di Christian, Rosario, ma non diciamo più niente perché il finale è assai pirotecnico.
"Il panico quotidiano" è un libro importante, scritto bene, che può aiutare quelli che si sentono soli in questa malattia subdola.
Frascella ha la leggerezza e la gravità di un personaggio di Calvino e le parole pesano come pietre.
Il panico quotidiano
Amazon.it: 16,14 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il panico quotidiano
Lascia il tuo commento
Libro interessante, argomentot tosto, ma utile,nel senso che fa sentire meno solo chi ha di questi problemi.
Semplice e diretto, leggero ma profondo,ha tutte le caratteristiche per essere letto da tutti anche chi non ha problemi relativi al contenuto.
Soprattutto una scrittura cristallina, che non fa pesare la pesantezza dell’argomento, neanche l’avesse scritto Calvino.
"pesare la pesantezza" è voluto, che poi l’Accademia della Crusca.