Il tempio
- Autore: H.P. Lovecraft
- Genere: Fumetti e Graphic Novel
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2017
Howard Phillips Lovecraft vedeva cose che sfuggono ai più. Orrori striscianti, realtà parallele, mitologie malevole. Le vedeva e ne scriveva. Stando al suo sguardo visionario la realtà è un piano sdrucciolo: facile scivolare in seno all’abisso, o all’abisso della follia, se più vi piace. In questa accezione “Il tempio” può essere assunto come un racconto-emblema.
La versione illustrata di Rotomago e Florent Calvez (adesso in edizione NPE), ne amplifica, se possibile, la caratura suggestionante. L’incipit è un fermo immagine sull’inizio della fine: un sommergibile tedesco durante il primo conflitto mondiale ha appena silurato una nave da carico inglese (un rimando al reale siluramento della nave passeggeri Lusitania, del 1915?). Considerato l’anno di edizione del racconto (1920) siamo più o meno in presa diretta. Una pagina come tante della storia che si vede e di cui si scrive, al netto cioè dei suoi risvolti magici. Per insistere con la trama: il Tenente Comandante del sottomarino prussiano è un militare zelante, senza pietà: contravvenendo alle regole non scritte della guerra, ordina di colpire anche le scialuppe con a bordo i superstiti scampati all’affondamento della nave. Cattivo presagio, ma nella fattispecie tutto procede ancora secondo i canoni del racconto realistico.
I tratti di Rotomago e di Florent Calvez sono intanto da story board di un film di guerra: campi lunghi e stretti, piani e contropiani. Le avvisaglie dell’orrore che incombe sull’equipaggio, si palesano in sordina, con il ritrovamento di una statuetta tra le mani di un morto. Un’antica statuetta d’avorio dallo sguardo cieco: c’è n’è quanto basta per alimentare a bordo una ridda di superstizioni (malattie misteriose, atti inconsulti, pensieri paranoici) che si susseguono in crescendo. Dentro metafora: le profondità abissali in cui scivola via via il sottomarino diventano più che mai riflesso degli abissi psicotici in cui precipitano, uno a uno, i personaggi del racconto. Fino al palesarsi di antiche vestigia sommerse (una fata morgana degli abissi? Una visione pre-morte? I ruderi di una civiltà/realtà altra?) e il contatto ravvicinato con luce abbacinante quanto misteriosa che filtra (che invita?) dall’accesso del tempio. Fine della storia. Ciò che aspetta il Tenente Comandante dentro quella luce è un colpo di scena che si rivelerà soltanto nell’ultima pagina del libro.
Un libro elegante, patinato (come del resto molti dei volumi a fumetti proposti da NPE), che alle astrazioni visionarie del Solitario di Providence aggiunge il peso specifico di immagini che si impongono allo sguardo del lettore. Trascinandolo nelle spire di una storia posta tra l’avventura di mare e il racconto dell’orrore vero e proprio. Molto bello.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il tempio
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