L’Impero. La vittoria impossibile
- Autore: Anthony Riches
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2021
Anthony Riches ne ha fatta un’altra: ha aggiunto la decima perla alla lunga collana della Saga Imperium. È in distribuzione, tradotto dall’inglese da Valentina Legnari con Valentina Lombardi, il nuovo romanzo storico della serie tanto fortunata dello scrittore britannico che ha studiato arte militare, non solo storia. L’Impero. La vittoria impossibile (aprile 2021, 352 pagine) segue di qualche mese la nona avventura, L’Impero. L’altare di Roma, sempre nella collana Nuova Narrativa Newton Compton.
Siamo alla fine del II secolo, Marco Valerio Aquila è tornato dall’ultima missione meno cupo e tormentato di quand’era partito per i confini settentrionali dell’Impero Romano, nel centro Europa. Non è il giovane ufficiale irresistibile di qualche anno prima, ma sembra aver trovato un po’ di pace, a detta di chi gli vuole bene, il superiore Gaio Rutilio Scauro e il fidato centurione anziano Cotta, istruttore e angelo custode. Aveva promesso al padre di assistere il ragazzo, prima che il senatore soccombesse con tutta la nobile famiglia alla crudeltà dell’imperatore, per le false accuse che avevano mandato in disgrazia gli Aquila e trasferito nel patrimonio imperiale tutti i beni di una gens patrizia tanto rispettata a Roma.
Unico sopravvissuto dei suoi, il giovane Valerio ha dovuto nascondere la sua identità dietro il nome Marco Tribulo Corvo, si è arruolato nelle legioni e ha fatto carriera grazie al coraggio, alla determinazione, allo sprezzo del pericolo e all’abilità di dimacherio. Combatte con due spade, come i gladiatori. Gliel’ha insegnato Cotta, ma l’allievo ha superato il maestro. Impugna con rara maestria le due lame, che non abbandona mai, una spada lunga da cavaliere e un gladio corto, col pomolo a forma di aquila. Le coorti tungre — guerrieri galli ausiliari che comanda nelle legioni romane — lo chiamano Due Lame e lo rispettano. Dietro, ha una storia drammatica: oltre alla famiglia ha perso una moglie, violentata dall’imperatore Commodo (lo stesso spietato figlio di Marco Aurelio del film Il Gladiatore). Davanti, ha un bambino che lo aspetta, nato dalla violenza carnale. La sventurata Felicia è morta nel darlo alla luce.
Gli agenti dell’imperatore vorrebbero morto l’ultimo Aquila, ma il ciambellano imperiale Cleandro ha bisogno delle sue capacità per realizzare tanti progetti e si assicura la sua fedeltà col ricatto.
Ora Marco è più libero di mente, qualcosa ha sollevato il peso che l’opprimeva, anzi, qualcuno. La sacerdotessa germana Gerhilde ha esercitato su di lui i suoi poteri a fin di bene, ricambiando d’essere stata restituita alla sua tribù per favorire il rientro dei guerrieri di Roma in missione tra i Bructeri. Cotta ricorda che la “strega” lo ha fatto addormentare con un gesto della mano e poi l’ha risvegliato schioccando le dita. A quel punto è apparso un uomo diverso, non quello di anni prima, ma un Marco molto più sollevato.
Cleandro, oltre a tenere a freno a stento l’irruenza viziata di Commodo, ha un’altra gatta da pelare. Non direttamente, ovviamente: deve affidare una missione rischiosa a qualcuno da spedire sul posto.
In Gallia c’è un brigante che sta creando problemi. Non solo è un ufficiale disertore delle legioni — colpa odiosa per tutti i romani, in particolare militari —, ma la sua impudenza sta crescendo. Raduna fuorilegge in una banda di rinnegati di vario genere che diventa sempre più numerosa. Conduce razzie nelle proprietà del patriziato romano della provincia e le imprese diventano sempre più sfacciate, nel nome di una non chiara vindicta, che va protestando.
Commodo e Cleandro sono convinti che occorre liberarsi della minaccia di questo ex centurione prima che la conquista di una fortificazione o, ancora peggio, di una città possa diventare un risultato attorno al quale consolidare una ribellione nelle Gallie. Il fuoco va spento al più presto, fa presente il ciambellano agli Arvali, i sacerdoti più importanti. Tutti nobili, i più ricchi. Strappa loro un grosso impegno in denaro a sostegno dell’Impero, per finanziare una spedizione militare in Gallia.
Armare legioni e mantenerle sul campo costa moltissimo, per questo serve il contributo dei ricchi fratelli Arvali, se hanno a cuore l’onore di Roma… Ma l’astuto dignitario non ha nessuna intenzione di spendere quanto è riuscito a ottenere. Per liquidare Materno e la sua banda basteranno i legionari di presidio dell’VIII Augusta, che già controllano il territorio di Argentoratum, dove ha base il brigante. Cleandro fingerà soltanto di inviare rinforzi, appena due coorti di pretoriani, il corpo di cui Materno faceva parte. Affiancheranno l’altra squadra che ha intenzione di inviare a Ovest: gli ausiliari della coorte tungra, impareggiabili in battaglia sebbene il comando sia ha affidato in mani a dir poco sospette.
Per Marco continuano le sfide, insieme alla sua lotta per la giustizia in nome della famiglia, fatta a pezzi dall’imperatore. E rivediamo in azione i combattenti tenaci che Anthony Riches ha reso personaggi fissi di contorno alla vicenda principale di Aquila, nei vari episodi. Sono Quadir, il centurione dai tratti orientali a capo degli arcieri Amiani. Dubnus, il colosso britanno che guida una centuria di pionieri. Sanga e Saratos, Daci sfuggenti. Morvan, il vecchio tungro con il nipote Lupo e Lugos il bretone, ex schiavo diventato uomo libero e combattente irriducibile.
La coorte di Aquila è quanto di più pericoloso l’esercito dell’imperatore possa custodire in seno, ma il ciambellano sa bene che quando una casa è minacciata, eliminare il cane migliore è l’ultima cosa da fare. Oltretutto, ogni volta che manda questi uomini contro i nemici dell’Impero, in un modo o nell’altro riescono sempre a debellarli.
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