L’arcobaleno sul ruscello
- Autore: Eugenio Borgna
- Genere: Psicologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Raffaello Cortina Editore
- Anno di pubblicazione: 2018
Mutua il titolo da un’aforisma di Nietzsche Eugenio Borgna, per il suo ultimo ultimo saggio: “L’arcobaleno sul ruscello. Figure della speranza”, edito da pochi giorni dall’editore Raffaello Cortina.
Di questa condizione ricerca tracce in territori ed esperienze diverse, esplora, ancora una volta, l’arcipelago delle emozioni, convinto che solo attraverso uno sguardo rivolto a sé stessi è possibile ritrovare le parole che descrivono la speranza e il significato, rivoluzionario, che essa può assumere nella dimensione umana.
Arcobaleno sul ruscello, dunque, o ponte che si staglia sulla fiumana dei sentimenti, come, invece la descrive Maria Zambrano, così da permettere all’uomo di camminare sul suo tumulto interiore, sopra il tempo che passa, su una profondità in cui altrimenti si annullerebbe facilmente. Speranza, questa, extramondana e creatrice, che Kafka connota come indistruttibile (e per questo differente dalle speranze contingenti), che
“è come un ponte che ci fa uscire dalla nostra solitudine, e ci mette in relazione con gli altri”.
Speranza che differisce dall’attesa, connotata dall’ansia, e si configura come esperienza antitetica all’angoscia, sempre
“immagine, attesa, metafora, della morte, di una morte vicina e quotidiana (...) che rinasce senza fine”.
Speranza anche come passione, come la voleva Leopardi, propria soprattutto nell’adolescenza, ameno inganno che aiuta a vivere, oggetto prezioso delle Ricordanze, che arde anche nella disperazione perché abituata a convivere con una malinconia benigna.
Altri, invece, sono i nemici temibili della speranza: il rancore, il risentimento, il desiderio di vendetta, emozioni che risucchiano nel gorgo del passato quando, invece, solo a chi perdona e a chi è perdonato si dischiude un altro futuro, solo nel perdono
“il tempo cambia il suo modo di snodarsi che (...) lo immerge nel (...) divenire, trasformandolo, e aprendolo al futuro, all’avvenire, e in fondo alla speranza, che è memoria del futuro”.
La speranza abita, quindi, nel perdono, come mostrano figure capitali come quella di Etty Hillesum ma anche nella misericordia, nella consolazione, nell’ascolto e nell’immedesimazione, nel composito florilegio di competenze che intervengono nella pratica terapeutica e nella cura psichiatrica. Anche nella malattia, nella sofferenza dell’anima come in quella del corpo, Eugenio Borgna riconosce inaspettate sedi della speranza: è lì che possiamo educare inedite capacità di introspezione, le uniche risorse che consentono di scrutare sentimenti e pensieri, prima nostri, per poi poter esser poi protagonisti di gesti - la carezza, il sorriso - forieri di speranza.
È, invece, la tristezza, la melanconia, la Schwermut (pesantezza dell’anima), quello che Giuseppe Berto chiamò il male oscuro, e che spesso viene sommariamente etichettato come male di vivere a configurarsi come la tomba della speranza. Sulla scorta di Kierkegaard e Rilke, trova posto nel percorso di Eugenio Borgna, anche una malinconia maligna:
“le tristezze maligne sono quelle che convertono la vita in vita non vissuta, in vita perduta, della quale si può morire”
Nulla di patologico vi è in una tristezza che ancora si apre al futuro e alla speranza, esperienza dotata di senso, con la quale occorre dialogare, misurarsi su un terreno e con un linguaggio comuni, da distinguere nettamente dalla tristezza - maligna - che è depressione e silenzio, solitudine e deserto della speranza. È il dominio desolato del senso di colpa, la dimensione dove il tempo interiore smette di fluire, avviluppato nel passato e incapace di futuro, dove le emozioni tardano a manifestarsi e il silenzio, prima di farsi assordante, è assetato delle parole della cura.
Per comprendere compiutamente la speranza occorre camminare su un crinale pericoloso, guardare in faccia il suo altro, distinguere, con Heidegger, tra ansia e angoscia, accostarsi all’esperienza dei mistici, registrare i sommovimenti del corpo, le lacerazioni del cuore, per scoprire che l’angoscia, esperienza complessa e stratificata, capace di accrescere a dismisura la nostra percezione, la nostra attenzione, la coscienza dei nostri limiti, può tascolorare facilmente nel patologico:
“rinasce spontaneamente nelle ore e nelle stagioni della nostra fatica di vivere (...) spegnendo ogni speranza, e immergendoci in abissi senza fondo”.
Angoscia che è vertigine di una libertà che cade, di un’esistenza che cede alla disperazione e all’approssimarsi della morte: per George Trackl in essa cadono le stelle, per Ungaretti lì il cuore diventa il paese più straziato. Speranza, allora, è elemento imprescindibile anche della cura, di quella psichiatria sociale di cui Eugenio Borgna si propone come alfiere,
“speranza come inclinazione personale a ricercare le risorse interiori che sopravvivono alla presenza dell’angoscia, e che sono nutrite di gentilezza”.
La speranza si pone come un distanziamento dal divenire immediato, per questo è altro dall’attesa, perché guarda a un avvenire dilatato. Non solo strumento della cura, che nella cura deve essere ridestata, da chi già la accoglie in sé, quindi, ma anche imperativo etico, atteggiamento che è necessario imparare, prima di praticare, perché, come spiega Ernst Bloch è sempre stata dentro al processo-progresso del mondo. Speranza che è memoria del futuro ma che non può che nutrirsi delle esperienze che abbiamo vissuto, solo chi si ricorda del bene, d’altra parte, spera.
Ancora una volta, Eugenio Borgna, con un saggio ricchissimo di suggestioni, riesce nel difficile compito di avventurarsi nelle regioni meno frequentate della nostra psiche, con precisione chirurgica discerne i movimenti più umbratili dell’anima; senza sfuggire al confronto impervio con l’esperienza psicopatologica, ne “L’arcobaleno sul ruscello” ci propone - tratto distintivo della sua scrittura - un’affascinante viaggio nei territori della pratica psichiatrica, della filosofia e della letteratura, convinto che queste discipline non possano essere disgiunte perché assumono l’interiorità come “comune area di ricerca e di ascolto”.
L'arcobaleno sul ruscello. Figure della speranza
Amazon.it: 10,45 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’arcobaleno sul ruscello
Lascia il tuo commento