L’impero. La battaglia impossibile
- Autore: Anthony Riches
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2019
Un romanzo storico, un manuale di storia e una storia di spade e avventura: L’impero. La battaglia impossibile , è tutto questo e anche di più. Ambientato nel II secolo, quasi 950 anni dopo la fondazione di Roma, il nuovo titolo Newton Compton di Anthony Riches è nelle librerie da fine aprile (432 pagine, traduzione in italiano di Tabbita Bonifazi, 12 euro il volume 4.99 la versione digitale), ottavo della serie Impero, che nelle intenzioni dello scrittore britannico dovrebbe contare la cifra impressionante di 25 romanzi.
Il precedente in Italia è stato “La spada dell’imperatore” (Newton Compton, 2018).
Appassionato di storia bellica fin da bambino e studioso di storia romana per vocazione, dopo la laurea in studi militari a Manchester Riches ha lavorato per un quarto di secolo in società blue cheap tra Europa e Stati Uniti, coltivando un sogno, affidato a chiavette e pendrive custodite in un cassetto. All’inizio per diletto, poi con l’obiettivo di una possibile pubblicazione, ha cominciato ad approfondire le vicende della Roma imperiale e a gettare giù soggetti, trame, personaggi, affinando poco a poco la capacità di scrittura. Non si è dato fretta, ha voluto attendere dieci anni prima di ritenersi maturo al debutto, ma una volta fatta irruzione nel mercato editoriale ha riscosso il successo tanto a lungo preparato. È diventato una delle firme più affidabili nel genere storico.
La casa editrice italiana enfatizza il grande apprezzamento riscosso da Anthony tra gli addetti ai lavori. Conn Iggulden, collega di notevole valore e quindi legittimo concorrente, lo innalza oltre la media degli autori, sostenendo che se non tutti gli scrittori sono bravi storici e bravi narratori, Riches è superbo in entrambi i ruoli.
Uno dei segreti del nostro è la costante tensione narrativa che imprime ai suoi testi, in aggiunta alla capacità di raccontare senza pedanteria fatti storici anche autentici. Per puntualizzare le vicende, altri si attardano quasi con compiacimento in descrizioni pignole degli eventi del passato, ma questo rallenta il ritmo e distrae i lettori, quando non li annoia. Lui si mantiene invece fedele alla sua stella polare: “show, don’t tell”, “mostra, non dire” e limita alle postfazioni in appendice le precisazioni storiche e gli scenari di contesto.
Riches vuole raccontare una storia non dare lezioni di storia. Molto della presa su chi legge è affidato al primo capitolo, nel quale si guarda bene dall’introdurre il momento storico, ma con dialoghi serrati, scontri e momenti eccitanti d’azione introduce il pubblico in una realtà lontana due millenni.
Il nuovo romanzo offre subito un esempio della tecnica. Nel prologo, preceduto da una semplice indicazione temporale (184 d.C., settembre), un centurione anziano schiera i cinquecento uomini della coorte nella formazione “a quadrato cavo”, per affrontare la massa di guerrieri Parti, forte anche di arcieri e di cavalieri in armatura pesante (i catafratti), che ha sorpreso i legionari in marcia da Antiochia a Nisibis, nell’attuale Turchia sud orientale.
Riconosce che i nemici sono troppi, tanti da poter uccidere i romani una dozzina di volte e ordina con autorità al giovane superiore di abbandonare il reparto per avvisare la legione del pericolo dell’offensiva partica.
Loro non hanno scelta mentre il giovane tribuno deve avere ancora un futuro, per fare onore all’impero. Resteranno ad affrontare il destino, come Roma chiede ai suoi soldati. Il peggio non è morire, prima o poi succede, quello che conta è come si muore e come verrà considerata la morte dai compagni, che dovranno dirsi orgogliosi di quanti nemici la sesta coorte abbia mandato all’inferno prima d’essere sterminata fino all’ultimo uomo.
Pochi mesi dopo, una vecchia conoscenza della saga di Riches, il veterano Rutilio Scauro, asceso dalla gavetta al rango di legato della terza legione gallica, sbarca in Anatolia per raggiungere Antiochia. Tra i suoi ufficiali c’è un altro nome noto, il protagonista della serie, il tribuno Marco Tribulo Corvo, apprezzato dimacherio, combatte benissimo con due spade contemporaneamente. Comanda il nerbo del reparto, due coorti di Tungri, legionari di origine dacica, volontari come i fidati barbari che seguono Corvo dovunque: lo schiavo germanico Arminio e i bretoni Martos e Lugos, ora uomini liberi. Insieme costituiscono una vera élite di combattenti e il passaggio per mare ha risparmiato un’ardua marcia da Roma attraverso i Balcani, risalendo il Danubio.
Corvo è figlio del senatore Aquila, considerato un traditore dell’urbe per vicende politiche avverse, disonorato e giustiziato. La famiglia è stata messa al bando, solo il ragazzo ha cambiato identità ed ora, scoperto, combatte nelle legioni per l’intercessione di Rutilio, sotto la buona guardia di validi compagni d’armi.
Un’autentica confraternita di veterani, pronti a fare quadrato, fedeli all’uno per tutti, tutti per uno. In Asia minore toccherà loro portare soccorso ad una fortezza assediata.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’impero. La battaglia impossibile
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