L’ultimo campo di battaglia
- Autore: Simon Scarrow
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2017
Ci siamo. La Revolution Saga è al titolo finale della quadrilogia napoleonica di Simon Scarrow. Bonaparte e Wellington si avviano verso l’ora delle decisioni irrevocabili: il loro primo e unico scontro diretto sul campo, alla guida di eserciti contrapposti. Dal 28 settembre, ogni ora di apertura delle librerie è quella giusta per acquistare “L’ultimo campo di battaglia”, un gran libro, in tutti i sensi: eccellente romanzo storico e volume gigante di 700 pagine (in vendita a soli 9,90 euro; addirittura euro 0,99 nella versione ebook).
Segue i tre titoli precedenti della saga Scarrow-Newton: “La battaglia dei due regni”, pubblicato a luglio, come “Il generale” e il più recente, “A ferro e fuoco”, in circolazione da fine agosto.
Nel 1809, la parabola dell’imperatore è sempre alta, ma va decrescendo. Napoleone è il genio militare di sempre e tuttavia il continuo stato di guerra al quale ha costretto la Nazione lo ha reso un autentico macellaio di uomini. Con l’avanzare degli anni, del potere e delle ambizioni, le sue armate sono diventate sempre più numerose e le perdite cresciute enormemente. La Grande Armèe marcia sui campi di battaglia d’Europa schiacciando resti di equipaggiamenti e corpi dei caduti di combattimenti incessanti. Con cinismo calcolato, Bonaparte manda all’assalto soldati sempre più giovani, quasi sempre inesperti, esclusi i veterani della Guardia Imperiale, tenuta di riserva nel corso degli scontri.
Gli altri, inquadrati negli squadroni di cavalleria e nelle divisioni di fanteria, vanno all’attacco e vengono falcidiati dal nemico. Del resto, per vincere si deve pagare in carne umana. Le battaglie sono come un patto col diavolo: in palio c’è la gloria, ma il prezzo sono le vite.
A Wagram, nel luglio 1809, Napoleone respinge gli austriaci solo a forza di perdite enormi. Lui stesso è sconvolto dalla carneficina:
“se questa è una vittoria, mi domando se la Francia potrà permettersene un’altra”.
Ce ne saranno altre e non mancheranno le battute d’arresto: la fortuna militare, decresce di pari passo con la ruduzione di combattenti validi nelle armate francesi. Cresce invece nello stesso tempo la stella del sagace, misurato comandante inglese, Arthur Wellesley, futuro duca di Wellington.
In parallelo, Simon Scarrow sviluppa come d’abitudine la campagna iberica del generale britannico. Le giubbe rosse respingono gli impetuosi attacchi dei francesi, convincendolo che il suo esercito, sia pure in netta inferiorità numerica, potrà sconfiggere tutti i marescialli e le truppe di Napoleone nella penisola, a condizione che non riescano a riunire le forze. Ecco il “trucco”: affrontare le colonne separate e sconfiggerle una per una, fino a liberare l’intero territorio. Non può concedersi una sola battuta d’arresto e non ne subisce. Vimeiro, Bussaco, Talavera, Salamanca, i transalpini devono rinunciare a Spagna e Portogallo.
Napoleone è preso anche da questioni sentimentali. Per ragioni di stato pone fine al matrimonio con Giuseppina, sposa la figlia dell’imperatore d’Austria e mentre nel letto di Maria Luisa cerca di dare un erede imperiale alla Francia, pensa alla generosa amante polacca.
Le nozze lo mettono al sicuro da Vienna e può dedicarsi a Mosca. Basta con le frizioni con la Russia, lo zar ha posto condizioni che la Francia non può accettare. Al diavolo la pace! È l’ora di sguainare la spada e conficcarla nel petto di un nemico considerato debole, ma i soldati russi non hanno paura di nulla, combattono come leoni e muoiono da uomini, parola del maresciallo Ney, che li ha affrontati a Eylau.
La campagna russa si trasforma in un disastro e la sesta coalizione batte Bonaparte a Lipsia, nel 1813. È l’esilio, all’Elba, ma chi può tenerlo fermo? Fugge, sbarca in Francia, raggiunge Parigi, si affretta verso il Belgio per battere i nemici uno ad uno, prima che possano riunirsi. Spunta l’alba del 18 giugno 1815, piove nella piana di Waterloo, dove gli inglesi bloccano la strada da Charleroi a Bruxelles.
La battaglia delle battaglie occupa meno di un decimo del libro che per stile e contenuti vale il doppio dei testi di foliazione normale, tra le 300-400 pagine. Simon Scarrow si concentra piuttosto sul fatidico avvicinamento dei due condottieri allo scontro decisivo: una progressione che vede il più grande generale di tutti i tempi smarrire il suo smalto, mentre l’avversario cresce, realizzando il suo progetto di formare truppe inglesi capaci di affrontare i signori della guerra francesi.
Agli stendardi! In colonna e all’attacco! Le palle di cannone sono meno efficaci, rimbalzando sul terreno ancora umido, ma mietono ugualmente vite tra i ranghi serrati delle truppe. Scariche di fucileria decimano gli attaccanti. Lance e sciabole aprono varchi tra i cavalieri alla carica. Le linee rosse reggono, ma il numero francese sta per prevalere… cosa significano quelle masse scure in arrivo? I prussiani vengono a decidere la battaglia: la Garde impèriale deve entrare in azione. La Garde vacilla. La Garde è in fuga. Napoleone è battuto.
L’epitaffio più semplice glielo riconosce il suo vincitore: solo un genio militare e un’ambizione così smisurata meritano di essere ricordati dai posteri, quanto a se stesso, Arthur sa di essersi meritato quanto meno la pace.
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