La ricerca della felicità
- Autore: Michel Houellebecq
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2008
"Il primo passo poetico consiste nel risalire all’origine. Cioè: alla sofferenza"
Metodo e pratica poetica, sono queste le due direttrici su cui è strutturata “La ricerca della felicità” (Bompiani, 2008), la raccolta italiana dove confluiscono due dei primissimi scritti di Michel Houellebecq: Restare vivi, una serie di considerazioni metodologiche sulla poesia e la scrittura, e le raccolte poetiche de “La ricerca della felicità”. Insieme ad essi interviste, riflessioni, note a margine, scritti artistici che permettono di ascoltare non solo l’urlo acuto e straziante che nasce nella poesia ma fanno intravedere anche quelle che di Houellebecq possono essere considerate le preferenze teoriche, una personale filosofia.
“Non vi sarà possibile trasformare la sofferenza in scopo. La sofferenza è, e perciò non può diventare scopo”
La sofferenza, dunque, come dato primario, fondamentale, ineluttabile, come primum ontologico con cui occorre confrontarsi per far nascere il canto e la scrittura poetica.
“Andare fino in fondo all’abisso dell’assenza di amore. Coltivare l’odio di sé. Odio di sé , disprezzo degli altri. Odio degli altri, disprezzo di sé. Mescolare tutto. Fare la sintesi. (...) E soffrire, sempre soffrire. Dovete imparare a sentire il dolore attraverso tutti i pori”
Attraversare quell’abisso che è il mondo contemporaneo con le sue figure distorte e i suoi luoghi glaciali, per mostrare la libertà in cui si muovono le parti che compongono quel sistema, la stessa libertà da cui nasce la sofferenza. E poi articolare quella stessa sofferenza in cui si è sprofondati, fino a debordare nella nevrosi, in una struttura che è il primo argine contro l’annullamento e la morte. Una struttura quali le metriche antiche e l’alessandrino per cui Houellebecq mostra la propria preferenza; una struttura quale l’isola, figura per eccellenza della solitudine di cui l’opera di Houellebecq costituisce "una vasta secrezione", non luogo ideale che ritorna costantemente nei romanzi successivi “Lanzarote”, “Piattaforma”, “La possibilità di un’isola” dove è possibile trovare un punto fermo, da cui indagare il genere umano.
Nel viaggio poetico de “La ricerca della felicità” si incontrano emanazioni del liberalismo economico, come gli ipermercati dove
“Cafoni in tiro dallo sguardo brutale
si incrociavano lentamente vicino alle acque minerali.
Un brusio da circo e da mezza orgia
saliva dalle scaffalature. La mia andatura era goffa”
ma anche i portati della liberazione sessuale:
“Non ci sono né destino né fedeltà,
ma corpi che si attirano.
Senza nessun attaccamento e soprattutto senza pietà,
si gioca e si strazia”
Sono prodotti diversi dello stesso mondo essenzialmente libero, sfumature differenti della stessa estensione del dominio della lotta dove il piacere di acquistare nuovi beni si alterna al piacere narcisistico di nuove conquiste. Non si tratta però solo di una separazione atomistica, della differenziazione gerarchica che connotano le attuali società capitalistiche.
In un’altra poesia Michel Houellebecq domanderà amaramente:
“Perché non
possiamo mai mai
essere amati?”
Il sesso, che nei romanzi successivi ha un ruolo primario, fino a diventare uno dei motori della trama è l’indice di una ricerca spasmodica di unità con l’altro: i personaggi di Houellebecq incontrano l’esperienza dell’amore ma vivono anche la sua fine
“Pomeriggio di falsa gioia,
i corpi che si separano
non hai più voglia di me,
i nostri sguardi non sono più complici”
Sono consapevoli che quell’amore non potrà durare, che quella felicità è data solo nell’attimo; nonostante questo non possono fare a meno di rievocarlo e ricordarlo, di anelare ad esso e all’immortalità che porta con sé, fino a rifugiarsi nell’utopia, fantascientifica (come ne “Le particelle elementari”) o sociale (come in “Piattaforma”) che sia:
“Sono cresciuto in mezzo a macchine da piacere
che attraversavano la vita senza amare, senza soffrire;
non ho rinunciato al mondo ideale
intravisto un tempo. E spesso sono stato male.L’agonia dell’uomo è sordida
come una lenta crocifissione.
Non si riesce a fare il vuoto;
si muore con le proprie illusioni”
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