La scelta di Sigmund
- Autore: Carlo A. Martigli
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2016
Carlo A. Martigli, dopo aver letto quanto più possibile sul "padre della psicanalisi", Sigmund Freud, ha deciso di renderlo protagonista del suo romanzo, "La scelta di Sigmund" (Mondadori, 2016), indagine papalina ai primi del Novecento.
Siamo a Roma, appunto, inizio estate e precisamente nel 5 Giugno del 1903: fuori della finestra del Sant’Uffizio, vengono ritrovati due cadaveri, una giovane guardia svizzera e una ragazza.
Il Pontefice, allarmato dell’accaduto e soprattutto dallo scandalo che potrebbe derivarne, manda a chiamare il dottore viennese, in quanto indagatore dell’animo umano, per cercare di capire chi può essere il colpevole. I sospetti di Papa Leone XIII ricadono sui tre cardinali a lui più vicini: il segretario di Stato Rampolla del Tindaro, il camerlengo Oreglia di Santo Stefano e l’aiutante di camera De Molina y Ortega.
Intento del pontefice, in collaborazione con un giovane brillante, dal nome ben noto, Giuseppe Angelo Roncalli, è scoprire il colpevole prima della sua morte, soprattutto al fine di evitarne la successione al soglio pontificio.
Freud, ateo, ebreo e massone sembra essere la persona giusta per indagare, in maniera riservata, ma accurata, all’interno dei corridoi della Città Vaticana, ove intrighi, sotterfugi, segreti e complotti sono la regola e non l’eccezione.
In questa trama dalle tinte gialle, il protagonista conduce la sua personale indagine, attraverso tentativi di emulazione dell’ammirato Sherlock Holmes, ma senza la relativa rinomata freddezza. A Freud le donne piacciono, ama i piaceri della vita, assaporare un buon sigaro e questo suo "edonismo", probabilmente, lo distrae da una ferrea concentrazione!
Noi invece siamo un miscuglio di popoli, e qui a Roma, in più, esercitiamo l’arte del potere da più di duemila anni. La respirano i bambini in fasce, che crescono alla sua ombra, siano essi vittime o carnefici. E imparano a vivere e a morire, che è un po’ la stessa cosa.
Sebbene lo stile dell’autore sia scorrevole, la trama non incide nel profondo; il lettore segue le vicende, richiamando a memoria pure volti storici e reali, ma non vive direttamente le strade chiassose e caotiche di Roma, non percorre con gli occhi, gli stretti e bui corridoi del Vaticano, non sente il profumo dei cibi, che le osterie offrono ai passanti! Le immagini scorrono avanti agli occhi ma senza pathos, senza ansia di conoscere il colpevole, senza "immedesimazione", e questo, ahimè, ne rappresenta il limite.
A conclusione, voglio riportare un pensiero che l’autista Augusto, nelle pagine conclusive, rivolge al dottore austriaco, in procinto di tornare alla sua Vienna:
«Vede, dottore..........non sono istruito come lei, ma ho studiato il latino dai gesuiti, e da loro ho imparato che tradire significa consegnare, nulla di più. Quindi ogni volta che qualcuno consegna qualche cosa a un altro commette tradimento. Sarebbe quindi una bella parola, un dono perfino. Ma da noi vige la regola di tenersi tutto stretto dentro di sé, e quindi tradire è diventata una parola negativa.»
La scelta di Sigmund
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