Le belle Cece
- Autore: Andrea Vitali
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2015
Puntuale come un orologio svizzero, ecco la solita comitiva di lettori bellanesi onorari che viaggia, metaforicamente parlando, alla volta del paesino lacustre che ha dato i natali al Dottor Vitali. Ma che succede, questa volta? Che cos’è questo chiasso? E’ un vero e proprio concerto di campane che assorda le orecchie dei paesani. Fanno festa per l’uscita dell’ultimo romanzo del loro illustre concittadino? No di certo, visto che ci troviamo nel 1936. Questo fracasso è invece opera del Semola, il segretario del Partito Fascista, che ha escogitato questo modo plateale per festeggiare la nascita dell’impero fascista, conseguente alla guerra d’Etiopia. Eh sì, la guerra è finita: avete saputo che è rientrato dall’Africa anche Stellio Cerevelli, il Dolcineo? Si è portato con sé il Buluc, un negro che gli fa da segretario, attendente, e cos’altro nessuno vuole sapere, ma immagina, data la fama, del resto del tutto guadagnata, dello Stellio. Il Semola se ne tiene ben lontano. Peccato, però, che il suo amore per la rettitudine non gli impedisca di trovarsi immerso fino al collo in una storia misteriosa quanto imbarazzante, che coinvolge anche il Malversati, l’ispettore di produzione del cotonificio. Improvvisamente, le mutande cifrate di sua moglie Verzetta iniziano a volare in qua e in là. Si tratta solo di uno “svolazzamento” figurato? E sono solo le mutande della Verzetta a svolazzare? Per il momento sono proprio quelle che si trovano nella tasca di suo marito (e come ci sono finite?) e nella cassetta delle lettere del Semola. Quando, però, lo stesso Semola crede di incastrare il Buluc usandolo come capro espiatorio, il gioco gli sfugge di mano e lo scandalo minaccia di scoppiare. Qui ci vogliono i gloriosi carabinieri di Bellano e stavolta il Maresciallo Maccadò dovrà trasformarsi in un vero e proprio detective, nel corso di un lungo interrogatorio multiplo dal quale verranno fuori mille intrecci di bugie e, forse, non la verità piena. Quella, come sempre quando c’è di mezzo il sesso, conviene che resti ben celata, soprattutto ai mariti…
E’ una Bellano un po’ “a luce rossa” quella raccontataci nel nuovo romanzo Le belle Cece (Garzanti, 2015) dal Dottor Vitali, che mette a nudo (è il caso di dirlo) i vizi privati della borghesia di paese. Vizi femminili, s’intende: gli uomini, tutti presi dal lavoro che li porta lontano, non hanno tempo né voglia di intrecciare relazioni extraconiugali (o forse, semplicemente, le coltivano lontano dal paese), mentre le belle e giovani mogli si consolano della loro prolungata assenza, arrivando anche a qualche eccesso che farebbe gridare allo scandalo i benpensanti bellanesi. Stavolta, però, il vero protagonista è il Maresciallo Maccadò, che, spinto dalla forte antipatia che prova per entrambi, non perde questa ghiotta occasione per giocare al gatto e al topo con il Semola e con il Malversati, portandoli a spifferare tutto quello che sanno a suon di allusioni e di bluff. Tutto questo solo per loro, per “le belle Cece”, la Verzetta e sua madre Orbella, donna ancora piacente e disinibita. Tocca ai carabinieri scoprire la pentola con una mano e ricoprirla con l’altra, per amore di pace e per salvare le pubbliche virtù.
Torna la centralità del tradimento in un romanzo di Vitali, ma il piglio, frizzante e arzigogolato, è ben diverso dal cupo e malinconico “Di Ilde ce n’è una sola”. I personaggi vivi e ben caratterizzati lasciano il segno, l’intreccio intrigante è forse tra i migliori dello scrittore. Piacevole e spiritoso.
Le belle Cece
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