Le braci
- Autore: Sandor Marai
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
Quando un sottoposto annuncia ad Henrik la visita di Konrad, il suo amico di un tempo, non se ne meraviglia: sapeva che prima o poi Konrad sarebbe tornato per chiudere i conti. Una questione è in sospeso tra loro: quarant’anni prima, durante una battuta di caccia, Henrik si girò all’improvviso e si accorse che Konrad lo teneva sotto tiro con il fucile. Non sparò. Perché quel gesto? E perché alla fine non sparò?
Tutto il libro è un monologo di Henrik che svela i fatti della loro giovinezza poco a poco. Pochissimi personaggi in questo libro: a parte i due uomini, viene rievocata anche la moglie di Henrik e poi compare la tata, una figura-coscienza che sa tutto, ma che parla pochissimo. Henrik pone delle domande, ma Konrad non interviene: alla fine le risposte sono tutte chiarite senza che Konrad abbia spiegato alcunché. Eppure quell’incontro era necessario: le braci della passione non si sono spente in quarantun anni:
“Non credi anche tu che il significato della vita sia semplicemente la passione che un giorno invade il nostro cuore, la nostra anima e il nostro corpo e che, qualunque cosa accada, continua a bruciare in eterno, fino alla morte? E non credi che non saremo vissuti invano, poiché abbiamo provato questa passione? E a questo punto mi chiedo: la passione è veramente così profonda, così malvagia, così grandiosa, così inumana?”
Màrai ha delle ossessioni che si ripresentano costanti in quasi tutti i suoi libri: la Verità, la tensione tra passione e ragione, l’amicizia. Quest’ultima in particolare è un valore supremo, intenso in senso prettamente maschile, come unione profonda di due anime; e più profondo è questo rapporto, più lacerante è il dramma che vivono Henrik e Konrad. Le passioni, le braci, non si spengono neanche dopo decenni.
La figura di Konrad, rispetto a quella di Henrik, rimane sullo sfondo, eppure mai sfondo fu così necessario, perché quello che conta, in questo libro, non è un protagonista singolo, ma un rapporto: di fronte all’amicizia, anche le singole persone restano in ombra.
Le braci
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Nonostante "Le braci" di Sandor Marai narri le vicende di un incontro tra due persone anziane, il generale Henrik e il migliore amico Konrad, questo splendido libro rappresenta un’ode alla vita, ma a quella vera, quella vissuta a 350 Km orari, quella in cui l’istinto e la passione sono i contrappesi perfetti della disciplina e dell’onore, dove i sentimenti sono talmente forti e duraturi da continuare ad ardere, pur se come braci sotto la cenere del tempo.
Sono passati esattamente quarantuno anni dal loro ultimo incontro, ma ambedue sapevano che questo momento, quello della verità sarebbe arrivato! Questo loro ultimo faccia a faccia spiega, in uno splendido monologo del generale, tutta l’essenza della vita: spiegazioni non ne occorrono più, è ormai l’anima che parla, senza parafrasi, senza sovrastrutture, senza schemi.
Forse in questo libro, che si vocifera autobiografico, Marai ha voluto trasmettere il lato positivo dell’essere vecchi, dell’essere giunti al crepuscolo della vita, cioè la possibilità di comprendere a ritroso, errori e momenti salienti della vita, con la semplicità e la "rassegnazione", ma anche con una lucidità scevra di ogni rabbia, odio, impulso malevolo, e, proprio per questo, così maledettamente chiara.
Tutto questo, a mio parere, è estremamente poetico, universale, catartico, da divenire specchio di ognuno, e al contempo consolatorio.
Probabilmente, alla nostra destinazione finale, ciò che risulterà davvero importante e degno di essere stato vissuto, saranno pochi attimi, poche persone, e sentimenti, talora, neppure confortati dal rifugio del tempo!
“La loro amicizia era seria e silenziosa come tutti i grandi sentimenti destinati a durare una vita intera. E come tutti i grandi sentimenti anche questo conteneva una certa dose di pudore e di senso di colpa. Non ci si può appropriare impunemente di una persona, sottraendola a tutti gli altri.”
“Il fatto è che noi amiamo sempre i diversi da noi, e continuiamo a cercarli in tutte le circostanze. Ed è questo uno dei misteri della nostra vita. Quando due esseri uguali si incontrano, la si considera una fortuna, un dono della sorte. Ma gli incontri di questo genere sono disgraziatamente rari, come se la natura facesse di tutto, usando la forza e l’astuzia, per impedire che si formi una tale armonia – forse perché ha bisogno, per ricreare il mondo e rinnovare la vita, della tensione che si sviluppa tra individui che, pur vivendo secondo ritmi e tendenze discrepanti, si rincorrono eternamente. Una sorta di corrente elettrica alternata...”
“L’uomo comprende il mondo un po’ alla volta e poi muore» aveva detto Henrik.”