Lunga vita all’impero
- Autore: Simon Scarrow
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2019
Sono lussuriosi questi romani, mai nulla che non sia scandaloso. È il severo commento nella corte del re dei Parti Vologase, alla notizia della successione di Nerone a Claudio, sul trono imperiale di Roma, a metà del I secolo dopo Cristo. Siamo alle prime battute del diciassettesimo titolo della prodigiosa Eagles of the empire series di Simon Scarrow, Lunga vita all’impero, pubblicato come gli altri da Newton Compton (384 pagine, 9.90 euro il volume con copertina cartonata 4.99 l’edizione digitale). Non potendoli ovviamente citare tutti, il precedente è stato La spada dell’impero, nelle librerie dall’autunno 2018.
Nato a Lagos in Nigeria, non ancora sessantenne e docente di letteratura a Norwich, Scarrow mette a frutto la sua enciclopedica conoscenza della storia dell’antica Roma scrivendo a tempo pieno da quasi 15 anni.
Fin dal primo romanzo di quest’ampia saga storica, Sotto l’Aquila di Roma, uscito in lingua inglese nel 2000 e apparso in Italia nel 2009, lo scrittore britannico ha indotto i suoi fan a seguire le avventure del centurione veterano Lucio Cornelio Macrone e dell’ex sottoposto Quinto Licinio Catone. A suo tempo, quest’ultimo era una spaesata recluta diciassettenne della II Legione, ora è stato promosso addirittura tribuno, un grado corrispondente grosso modo all’attuale colonnello. Comanda la seconda coorte della Guardia pretoriana, truppe scelte dell’imperatore. È un trentenne robusto e molto alto per i tempi, coraggioso quanto abile sul campo e intelligente nella vita, tanto d’avere superato l’ostilità iniziale del suo comandante di reparto, che nel 42 d.C. era proprio Macrone, ora quasi cinquantenne, piccolo di statura, ma possente ufficiale della stessa coorte pretoriana. Sono inseparabili e si trovano in Asia Minore a rinforzare le truppe del generale Domizio Corbulone, che comanda l’esercito inviato in Oriente a contrastare i progetti aggressivi del re dei Parti, il massiccio Vologase.
Sovrano ambizioso, di umore instabile ma di buone qualità, amate dai sudditi, vuole rinnovare i fasti della Persia dei grandi achemenidi Ciro e Serse, ma deve vedersela con un concorrente insuperabile: la città sui sette colli, che domina un enorme impero.
Vologase ha riunito i suoi uomini di spicco, perché da Roma arrivano notizie che sono fonte di turbamento. I rapporti tra la Partia e quella gente aggressiva non sono buoni e potrebbero anche peggiorare, viste le vicende confuse del cambio di potere. Alla morte di Claudio è salito sul trono il figlio adottivo Nerone, generato da Agrippina in un matrimonio precedente. La vedova dell’imperatore era nipote e quindi consanguinea di Claudio, da qui i giudizi sferzanti sull’impudicizia dei romani. Dicono che il nuovo imperatore Nerone sia più interessato alla poesia e alla musica e che sia eccessivamente giovane, coi suoi 16 anni, anche se uno dei predecessori, il grande Augusto, appena diciottenne si era liberato degli avversati e oppositori?
Un motivo di contrasto con Roma è il trono di Armenia, sul quale Vologase ha posto con la forza il fratello Tiridate, cacciando il re Radamisto e costui , pur essendo stato quattro anni prima un volgare usurpatore, gode del favore dei Romani, che da quasi un secolo considerano l’Armenia un regno sotto la sfera di potere dell’Urbe.
I Parti sono portati a sottovalutare le forze di Roma nel territorio orientale, le considerano poco disposte a combattere e inoperose da anni, ma intanto è arrivata in Cilicia la II coorte pretoriana, col centurione Macrone, il neo tribuno Catone e il figlioletto di questi, il tenero Lucio, orfano della controversa mamma Giulia. A quanto pare, Nerone ha deciso per le armi e il nemico sembra agguerrito, visto che a ridurre i Parti a miti consigli non è bastata la semplice esibizione della forza romana, con l’invio dell’armata di Corbulone.
Macrone sottovaluta a sua volta la capacità combattiva degli orientali. Gli sembrano un branco di femminucce, buoni a sfilare avvolti nella seta, ma Catone gli ricorda la rovinosa disfatta di Crasso a Carre, un secolo prima. I Parti hanno una cavalleria temibile, particolarmente mobile. Sono imprevedibilmente agili anche i catafratti della fanteria pesante, protetti da robuste corazze. Comunque, meglio le incognite militari in Oriente che i rischi legati alla successione imperiale. La caducità dei favori presso il nuovo Cesare di turno potrebbe rendere incerto il futuro del tribuno, che non ha nessuna voglia di finire invischiato in quelle faccende incontrollabili.
Anche in Siria, però, i tempi non sembrano promettere bene quanto a pasticci. Se Nerone ha scelto la guerra, attende ovviamente la notizia di una grande vittoria da festeggiare a Roma e tocca a loro procurargliela sul campo, in un territorio di cui non sanno nulla. Quello sull’altra sponda dell’Eufrate è del tutto sconosciuto, avranno bisogno di guide per le truppe e come potranno essere sicuri di affidarsi a uomini degni di fiducia?
L’auspicio è che Corbulone si limiti a sbrigare i conti in Armenia senza avventurarsi in Partia, ma non hanno ancora fatto i conti tutti con l’ex re Radamisto. La sua ambizione sconfinata e la brama di tornare sul trono non sono un buon biglietto da visita, alla vigilia di uno scontro fatale.
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