Mi piace il bar di Andrea G. Pinketts

Ritrovo di anime che si riconoscono. A chi non piace il bar? Ritrovo di anime perdute e ritrovate, luogo curioso, magico e irreale al tempo stesso. Ci si va per conoscere gente nuova, per vedere gli amici. E, perché no, magari per scrivere…

Mi piace il bar di Andrea G. Pinketts (Barbera, 2013) parlerà appunto di ciò che accade in questi luoghi. Libro che è un po’ inventato, un po’ diario d un po’ autobiografa. D’altra parte come si fa a relegare il genio di Andrea G. Pinketts a un mero genere letterario?

Chiamatelo giallista, chiamatelo poeta, chiamatelo genio assoluto. Il risultato sarà sempre lo stesso: saremo rapiti dalle sue parole, un vorticoso giro sulle montagne russe che farà riaffiorare mille e ancor più emozioni, emozioni che magari credevamo perdute da tempo. O che, forse, nemmeno pensavamo d’avere.

Un libro che parla del passato, della Milano da bere, dei fosforescenti anni Ottanta e dei Novanta della generazione X, fino gli albori del ventunesimo secolo.
Baristi come amici, come complici, come confessori di giornate votate all’inedia o alla pazzia.
Storie assurde, storie reali, storie da narrare e da ascoltare. Soprattutto da ricordare.

Un percorso alcolico che ci inebrierà, ma che, al tempo stesso, ci lascerà abbastanza lucidi per godere appieno delle parole di Andrea. Parole che entreranno come stilettate, sangue inebriante versato su queste pagine che scivoleranno frenetiche fra le dita. Un libro dedicato a chi ama lo stile di Andrea, ovviamente. Ma anche e soprattutto a chi è alla ricerca di un libro amichevole, duro, sincero, grottesco e reale. E anche altre mille doti che non sto qui a elencarvi ma che sono sicuro riconoscerete al volo. Mi piace il bar è un libro da leggere per comprendere, e ricordare, il grande vuoto lasciato da Pinketts.