Selfie
- Autore: Jussi Adler-Olsen
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2017
Marcus Jacobsen fuma settanta sigarette al giorno da quando ha perso la moglie per un cancro maledetto e di questo passo la seguirà presto, gli dice in continuazione la figlia. È il funzionario capo della Polizia di Copenaghen a introdurci nel primo delitto del nuovo titolo dei Casi della Sezione Q, di Jussi Adler-Olsen, “Selfie” (edito da Marsilio a ottobre 2017, pp. 538, euro 19,00), settimo della serie popolarissima in tutto il mondo.
I diritti dello scrittore danese sono stati acquistati in trentasei Paesi, dove i lettori attendono le nuove indagini della squadra che si occupa di casi irrisolti: la Sezione Q, appunto. Tutta gente sopra le righe, l’assistente tuttofare autista filosofo uomo di risorse e d’azione Assad, sedicente siriano, la segretaria intelligente originale ma turbata Rose Knudsen e Gordon, sempre innamorato di lei. A capo, l’altrettanto turbato Karl Morck.
Jacobsen è un loro superiore, che si dedica ai casi freschi, come quello dell’anziana rinvenuta in un parco cittadino, un colpo mortale alla nuca, inferto con un oggetto tondeggiante. Dalla borsa le hanno sottratto diecimila corone, che secondo una testimonianza aveva certamente con sé al momento di lasciare per l’ultima volta il suo appartamento.
È stata aggredita alle spalle, senza la minima possibilità di difendersi. Ricorda un caso di qualche anno prima, ma la vittima allora era una giovane supplente di una scuola privata e nessuno aveva urinato sul suo cadavere.
Marcus è pressoché certo che il colpevole si sia ripetuto. Oltre alle modalità, anche il luogo è lo stesso, sei settecento metri più distante.
Sono invece vivissime e vegete, sebbene sempre alla ricerca di sbarcare il lunario senza lavorare, tre singolari ragazze di vita. Denise frequenta paparini col portafoglio sempre aperto. Michelle si fa mantenere da un elettrauto culturista e Jazmine commercia in figli. Proprio così, utero in affitto, ben quattro gravidanze, fortuna che ogni volta corpo, fisico e mente siano tornate a posto come prima.
Quando non sono impegnate a truccarsi vistosamente e a civettare con gli uomini, danno filo da torcere ai servizi di welfare pubblico, con continue richieste di sussidi rivolte in particolare all’assistente sociale Anne-Lise, un altro tipo a suo modo difettoso. Era una bella ragazza, poi per colpa di un lavoro non più soddisfacente e della scelta recidiva di uomini sempre sbagliati era entrata a far parte del problematico trentasette per cento della popolazione danese: single, in sovrappeso e con problemi di depressione. In più, è affetta da un tumore al seno e cova un rancore rabbioso nei confronti delle assistite, in particolare quelle tre parassite, sempre troppo truccate, inguaribilmente bugiarde e senza cervello. Andrebbero schiacciate.
Chi ha un diavolo per capello è anche Carl Morck. Contro la sua contabilità di un soddisfacente sessantacinque per cento di cold case risolti, l’amministrazione riconosce appena un fallimentare quindici per cento. Il superiore diretto, Lars Bjorn, vuole sciogliere la squadra e distribuire il personale in altri servizi, per risparmiare il denaro pubblico assegnato alla Sezione e tanto malamente sperperato.
Carl conduce una velocissima indagine e chiarisce che chi ha trasmesso solo un quinto dei dati ufficiali è stata proprio Rose. La fa cercare. È introvabile. Al cellulare risponde la solita farneticante segreteria telefonica:
Segreteria di Rose Knudsen. Se volevi dirmi qualcosa, pazienza. Lascia un messaggio, ma non ti aspettare che lo ascolti, perché io sono fatta così.
Mentre cerca di capire il motivo di quello che ha tutta l’aria di un errore in buona fede, Carl Morck riceve una telefonata inaspettata. Dall’altro capo della linea si fa viva una voce arrochita. È Jacobsen, che annuncia un “incrocio” altrettanto inatteso: un caso nuovo ed uno vecchio sembrano collegati e i due responsabili delle sezioni poliziesche hanno bisogno l’uno delle competenze dell’altro.
È la sofferenza la protagonista di “Selfie”. Il malessere, sociale, individuale, esistenziale, serpeggia in una società che ai nostri occhi mediterranei rappresenta una comunità modello, un paradiso del welfare collettivo avanzato.
Già, welfare, benessere. Non sembra adattarsi troppo alla condizione emotiva di tanti dei soggetti attivi in questo romanzo giallo, in cui le negatività prevalgono sui buoni sentimenti.
Fino ad un certo punto, però, perché l’affetto che unisce i componenti della Sezione Q farà la sua prepotente ed anche commovente comparsa in questa settima storia. Tutto sta ad arrivare in fondo alle quasi 550 pagine della squadra meno prestigiosa ma più letta della polizia di Copenaghen.
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