Sir Crispino
- Autore: Mino Milani
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2021
Mino Milani, il Salgari di Pavia per la colossale produzione di quasi duecento romanzi d’avventura, secondo il “Corriere della Sera”, dove ha svolto l’intera carriera da giornalista. Potremmo anche chiamarlo il Walter Scott della pianura padana, davanti a uno dei suoi capolavori: Sir Crispino, riproposto in ristampa anastatica da Mursia nel 2021 (222 pagine 10.90 euro), a 55 anni dalla prima edizione del 1966.
Nato nel 1928, Milani è una firma notissima e versatile, storico collaboratore del “Corriere dei Piccoli” e del “Corriere dei Ragazzi”, curatore per decenni della seguitissima rubrica La realtà romanzesca della “Domenica del Corriere”, scrittore di storie a fumetti disegnati dai più grandi, Hugo Pratt compreso.
Nella narrativa d’avventura e soprattutto per ragazzi, è stato autore di romanzi storici e d’azione, vicende di uomini coraggiosi e vite spese al servizio della libertà e della giustizia, contro la sopraffazione e i soprusi. I buoni prevalgono sui cattivi, le virtù sui vizi.
Sono tutti valori etici e caratteri di scrittura confermati in questo romanzo, specie nella sezione mediana e finale, dopo un avvio insolitamente lento per Milani.
Mens sana in corpore sano, un giovane di grandi conoscenze ma capace con le armi. Cultura e studio, ma anche mano ferma e abile nell’impugnare la spada, affrontare i prepotenti, regolare i conti e far valere i migliori sentimenti. L’adolescente Crispino, orfano di lord nell’Inghilterra elisabettiana di fine 1500, è tutto questo.
Viene descritto alto e sottile, con profondi occhi azzurri e capelli neri a ciocche ribelli, mentre tiene testa con rispetto all’anziano precettore, l’italiano Gregorovius, che cerca di riportare la sua attenzione sui classici latini. Il giovane si dice stufo degli studi e non disposto a occuparsi di Orazio: a cosa servono le satire e le epistole quando alla sua età chi è sir corre per il mondo, naviga fino a scoprire nuove terre, combatte guerre, commercia, raccoglie fortune, costruisce la sua vita da uomo libero. Lui è costretto invece a studiare, ad apprendere le buone maniere per diventare un cortigiano. È quello che vuole non tanto il buono e comprensivo magister, ma lo zio Andreas, conte di Inderset, il castello in cui sono ora.
Crispino è nato dal signore di quella Contea e dalla nobile moglie italiana, giunta dal suo paese col maestro Gregorovius. Alla morte dei genitori, annegati in mare, era stato adottato piccolissimo dalla sorella della mamma, la dolce Bianca, tenera, gentile. La zia si era presa cura di lui per renderlo degno del padre, della madre e del titolo lord ereditato. Era stato un periodo sereno, fino alla comparsa di Andreas, lo sposo che la regina Elisabetta l’aveva costretta a prendere. Veniva dal mare, aveva navigato nell’oceano, combattuto turchi, spagnoli, francesi, era un corsaro come Drake e la regina preferiva averli alleati anziché nemici. Divideva con loro bottini e prede, conferiva onori e non sapeva che farsene di un lord di dodici anni. Nessuna pietà nemmeno per Bianca, obbligata a sposare un corsaro dalla grinta dura e il volto sfregiato, che la sovrana non voleva più sul mare ma non osava togliere di mezzo.
Così quell’uomo era diventato padrone della zia, della Contea e anche di Crispino.
Bianca era appena spirata, sopraffatta da una malattia e Andreas aveva già cambiato tutto, allontanato amici, serve, esiliato i fedeli in fattorie lontane, spinto qualcuno a vivere di carità e Crispino a studiare latino anziché arte militare, per farne un perfetto cortigiano. I nobili sono ignoranti, sostiene l’ex corsaro e davanti a uno colto si aprirebbero tutti gli orizzonti. Un concetto stranamente elevato per un bruto rozzo.
Gli affida una missione: deve raggiungere Londra, a corte hanno bisogno finalmente di gentiluomini. Proibisce però di navigare sul Tamigi, assicura ch’è più sicuro viaggiare per terra. Crispino e Gregorovius partono con una piccola colonna di asini, scortata da quattro uomini di Andreas, che al ragazzo non sembrano granché, sono certamente più atterriti di loro dalla foresta, perché dal buio potrebbero spuntare i briganti che infestano il percorso. È quello che accade. Appaiono, armati di archibugi e disarmano senza problemi la scorta. Il capo dei banditi ha uno sguardo cattivo e una terribile balestra puntata contro il giovane. Non sembra accontentarsi di abiti eleganti, della collana e qualche moneta: l’espressione dimostra che vuole di più, ma tutto quello che ottiene è di finire faccia a terra nel fango, con tutti i suoi uomini, dopo un fulmineo salto di Crispino alle sue spalle e lo spadino puntato alla gola.
È la quinta regola di mastro Homer: se cade il capo anche il corpo cadrà, spiega a uno stupefatto Gregorovius. Homer, l’anziano cieco di Inderset, è stato il maestro d’armi dal quale il ragazzo ha preso lezioni, con la collaboratore del gigantesco e fidato Lupo. Il corso segreto di scherma e tecniche di combattimento ha dato i suoi frutti, Crispino non è un latinista inerme ma un giovane cavaliere, capace di farsi valere con le armi e sorretto da una conoscenza e uno studio valorizzati dalla sua intelligenza. Un uomo abile e moderno, pronto ad affrontare le innumerevoli insidie che lo aspettano.
Sir Crispino
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