Taccuini della Guerra di Secessione
- Autore: Walt Whitman
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
La guerra civile americana (1861-1865) non è tra le pagine di storia più conosciute nel nostro Paese, nota tutt’al più come la guerra tra nordisti e sudisti. Si è trattato invece del primo conflitto moderno, quasi totale, estremamente sanguinoso e col più alto rapporto combattenti-caduti mai sofferto dagli USA, anticipatore dei macelli di uomini che si consumeranno cinquant’anni dopo nelle trincee d’Europa. È inedita perciò, per i lettori generalisti, la prospettiva sia pure indiretta, da non protagonista, che offre Walt Whitman (1819-1892), scrittore, poeta e giornalista, nei “Taccuini della Guerra di Secessione”, un testo pubblicato dalle edizioni Mattioli 1885 a novembre 2016 (pp. 132 pagine, euro 16,90).
Walter Whitman, chiamato Walt in famiglia per distinguerlo dal padre omonimo, è nato a West Hills, nello stato di New York, da genitori di confessione quacchera. Nordista per appartenenza geografica e per sentimenti progressisti, allo scoppio della guerra non aveva ritenuto di indossare la divisa blu. Non così il fratello George, che si era arruolato e aveva affrontato i primi combattimenti, disastrosi per le truppe dell’Unione, anche perché allo scoppio delle ostilità gran parte del corpo ufficiali aveva optato per gli Stati Confederati, dai quali provenivano i giovani aristocratici e benestanti.
Pur convinto che quella guerra risultasse un benefico esercizio di purificazione del malcostume collettivo, della corruzione e della cattiva condotta degli uomini di tutti gli Stati Uniti, dal Sud al Nord, Walt Whitman non aveva avuto alcuna esperienza diretta fino a a quasi tutto il 1862, limitandosi a seguire il conflitto sui giornali. Alla notizia però che il fratello era stato ferito in battaglia, si era mosso, riuscendo a trovarlo e si era quindi accostato ai caduti, ai campi di battaglia, agli accampamenti. Trovato un lavoro da copista dell’ufficiale pagatore dell’esercito, iniziò a visitare i ricoverati negli ospedali e individuò la sua vocazione nel conflitto: fornire conforto e incoraggiamento a malati, feriti e moribondi.
Teneva con sé piccoli taccuini - ne raccolse una quarantina - sui quali annotava a matita nomi, circostanze, dettagli, persone, luoghi ed episodi. La maggior parte dei “Taccuini della Guerra di Secessione” è costituita da quegli appunti, buttati giù mentre ascoltava i racconti, che arricchiva con particolari di quanto osservava. Dieci anni dopo la guerra, volle condividere con i lettori quanto evocato da quei quadernetti
“macchiati e sgualciti, composti da un paio di fogli di carta ripiegati in modo da infilarli in tasca, tenuti insieme con una spilla, qua e là sporchi di sangue, scritti in fretta, a volte stando nella corsia, spesso nella concitazione del momento dell’incertezza o del timore di una sconfitta o nel pieno di uno scontro armato, o mentre si preparava un’azione o una marcia”.
Lo stile rende “Taccuini della Guerra di Secessione” un documento di grande significato storico e letterario, come fanno notare nell’introduzione i curatori Livio Crescenzi e Silvia Zamagni.
Con l’aiuto di Walt Whitman è bene comunque precisare che parlare di ospedali è in massima parte esagerato: si trattava di semplici tende, talvolta le più povere e malandate. I feriti giacevano al suolo e potevano considerarsi fortunati quando potevano disporre di una coperta distesa su uno strato di ramoscelli o di foglie. Mancavano lettini e brandine. I materassi erano rari.
Colpisce leggere tra gli appunti di Walt Whitman ricostruzioni di atrocità sui prigionieri, sui feriti, perfino sui cadaveri, da una parte e dall’altra. Del resto è uno scenario già visto nelle guerre civili e che si ripeterà nel corso della storia successiva (si pensi alla Spagna, 1936-39).
Di contro, un nordista ferito, rimasto inerme per due giorni e notti sul campo di battaglia, tra la città e le postazioni, era stato avvicinato di tanto in tanto da moltissimi soldati e persone. Un paio di ribelli avevano parlato tra loro in modo sarcastico, ma nulla di peggio. Un uomo di mezz’età gli si era avvicinato con gentilezza, aveva fasciato le ferite, lo aveva rincuorato, lasciandogli un paio di biscotti e un sorso di whisky e acqua.
Suggestivi gli incontri col presidente Abraham Lincoln, che Walt Whitman incrociava spesso, nella strada che il numero uno dell’Unione doveva percorrere per raggiungere ogni giorno la Casa Bianca, dalla residenza dove preferiva alloggiare con la moglie. Un carrozzino con solo due cavalli, nulla di più. Lo colpiva l’espressione profonda del presidente:
“c’è qualcosa di particolare in quel viso sottile. Ci vorrebbe uno dei grandi pittori di due o tre secoli fa”.
Straordinaria la fiducia di Walt Whitman, ben riposta, nella ricomposizione dell’unità nazionale, dopo le tremende divisioni del conflitto. È illuminante la previsione del grande ruolo che attende gli USA nel mondo.
“Le tremende perturbazioni morali e militari della guerra civile, anzi di tutto l’intero ultimo secolo dell’esperimento nazionale dal 1775 al 1876, tutti quegli sconvolgimenti lanciano avanti gli Stati con la loro vitalità e ampiezza, produrranno una straordinaria opera morale e politica che si riverbererà in tutti i progressi futuri dell’umanità”.
Taccuini della guerra di secessione
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