Una passeggiata d’inverno
- Autore: Henry David Thoreau
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: La Nuova Frontiera
- Anno di pubblicazione: 2020
Una passeggiata d’inverno (La Nuova Frontiera, 2020, traduzione di Tommaso Pincio, con le illustrazioni in bianco e nero di Rocco Lombardi) di Henry David Thoreau, nato David Henry Thoreau (Concord, Massachusetts, 12/07/1817 – 06/05/1862), include due differenti saggi: Una passeggiata d’inverno e Camminare (titoli originali A Winter Walk e Walking), redatti dal filosofo, scrittore e poeta statunitense rispettivamente nel 1843 e nel 1862. Il volume è il primo della Collana “La frontiera selvaggia” della casa editrice romana.
“E mentre la terra poltriva, l’aria si e ravvivata di fiocchi leggeri piovuti sui campi come una semenza d’argento per ordine di una Cerere calata dal nord”.
“Ha già indorato le distanti montagne, tanto e rapido il passo che imprime al mattino”.
Dormire sotto un piumone caldo e avvolgente e destarsi dal sonno ristoratore riposato per immergersi nella realtà immobile di un mattino d’inverno. Osservare la neve che si è posata durante la notte sul davanzale, come una calda coltre di cotone o lanugine, mentre dai vetri brinati del telaio a ghigliottina gonfiato dal freddo filtra una luce fioca e intima che esalta la confortevole piacevolezza della stanza. La quiete è impressionante, anche perché il giorno ancora non è spuntato, annunciato da un chiarore vistoso e sfrontato a est, mentre a occidente è ancora scuro e spettrale. Il freddo non impedisce di avventurarsi fuori di casa procedendo a passo sostenuto per una solitaria strada di campagna, con la neve asciutta e croccante che sfrigola sotto i piedi.
Camminando (l’autore fu un cultore del sauntering, parola inglese che sta per “andare a zonzo”) e osservando qualche fattore mattiniero, che va al mercato di buon’ora con la slitta per vendere il legname, si può notare che anche i rumori campestri più banali risultano melodiosi come il tintinnio del ghiaccio sugli alberi. Ma infine ecco che il sole sorge in lontananza dal bosco, sciogliendo l’aria con i suoi raggi.
Thoreau, personalità di spicco del movimento trascendentalista, convinto abolizionista e sostenitore dei diritti civili, in queste pagine scritte quasi duecento anni fa (ma che hanno conservato intatto tutto il loro fascino) prende per mano il lettore per condurlo in una suggestiva passeggiata invernale. Se è vero che ciascuna stagione ha la sua bellezza, la purezza fantastica della natura in inverno è una piacevolissima realtà, e l’autore ce la fa riscoprire, perché lo sguardo di noi uomini e donne del terzo millennio è cieco e spesso, purtroppo, rapace, di fronte a tutto ciò che la natura offre.
Ricordiamo che Thoreau, è una figura cruciale per la nascita e lo sviluppo del nature writing, la letteratura naturalistica, citiamo Walden (1854), considerato il suo capolavoro e ispirato all’esperienza di volontario isolamento nei boschi intorno a Concord, sua città natale nel Massachusetts.
Al termine della lettura di questi due saggi, redatti da un uomo che difendeva uno stile di vita in profondo contatto con la natura, è lecito chiedersi cosa avrebbe mai pensato Thoreau di quel fatale spillover, salto di specie, all’origine del Coronavirus. Sicuramente sarebbe inorridito, sconvolto dai danni, a volte irreversibili, che l’uomo nei secoli ha compiuto nei confronti del pianeta.
“Penso che non saprei mantenermi sano nel corpo e nello spirito se non impiegassi almeno quattro ore al giorno, e di solito ne impiego di più, a vagolare per boschi, colline e campi, in piena libertà, affrancato da ogni impegno mondano”.
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