Una principessa in fuga
- Autore: Elizabeth von Arnim
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Bollati Boringhieri
- Anno di pubblicazione: 2013
“Priscilla voleva fuggire”, scappare da quel Granducato situato nel meridione d’Europa, da quella ridente regione, di fertili pianure e di colline rivestite di foreste e di ampi fiumi, nella quale regnava suo padre. Sua Altezza Granducale la Principessa Priscilla di Lothen – Kunitz fino ai ventuno anni era stata una giovane dama molto promettente. Graziosa d’aspetto, la giovane era più alta della media, carnagione chiara, begli occhi grigio azzurri e una bocca dolce con labbra piene dalla linea gentile. Priscilla faceva quanto le veniva detto, anzi faceva il proprio dovere senza bisogno di dirle nulla, “cosa ancor più apprezzabile”.
Il padre da giovane era stato un uomo dal temperamento focoso, ora era diventato un anziano gentiluomo irascibile che amava il buon cibo e che s’impuntava sulla più stretta osservanza del protocollo. La madre di Priscilla, la reale coppia aveva avuto tre figlie femmine, per nascita una principessa inglese, era stata una donna di un’eccentricità imbarazzante, ed era morta quando la Principessina aveva 16 anni. Le sorelle, una maggiore e una minore di Priscilla, avevano fatto entrambe un matrimonio adeguato ed erano diventate un vanto per il casato. La Principessa di mezzo, invece, era una poetessa, una sognatrice, fatta in apparenza di avorio e ambra ed esternamente così controllata, serena e gentile, “internamente ardeva”. Ma ciò che Priscilla era, era frutto del lavoro di Fritzing, il bibliotecario del palazzo reale di Kunitz, la capitale del Ducato. L’Hofbibliothekar, “asciutto uomo di cultura”, capo e in pratica padrone della meravigliosa collezione di libri e manoscritti, aveva forgiato la mente della sua allieva. Nel corso di dieci anni di lezioni di letteratura inglese, che avevano aperto alla discente gli occhi sull’ampiezza del mondo e sulla piccineria di Kunitz, Priscilla aveva vagato per gli splendidi itinerari della cultura, “incontrato le più alte personalità di ogni epoca” ed era entrata in comunicazione con le anime più grandiose. Quell’illuso sognatore che avrebbe osservato lo spettacolo dei frutteti e degli orti ducali che si allungavano dai piedi delle mura di cinta del maniero fino al ciglio dell’acqua del fiume Loth e avrebbe ammirato in cima alla collina quelle torrette grigie svettanti, non avrebbe faticato a immaginare che là dove “lo svolgersi della vita è così incantevole, ogni singolo giorno sarà sicuramente una gemma di perfetto splendore”. Ma la Principessa Priscilla sapeva bene come stavano le cose.
“Immaginatevi di non poter mai stare soli un istante dal momento in cui ti alzi dal letto al momento in cui ti ci infili di nuovo”.
In quella fatale e calda estate nella quale Priscilla aveva compiuto ventuno anni, dalle strette finestre aperte della biblioteca entrava aria dolce e si scorgeva oltre i paesini e le foreste “una fila azzurra di colline”. Ancora più in là c’era la libertà. Fuggire quindi da Kunitz, dalla rigida etichetta di corte per andare incontro alla libertà, era questo il desiderio di una donna divina, “la più dolce e nobile che il mondo avrebbe mai visto”. Scendere la scala sociale scappando da Palazzo in bicicletta insieme a Fritzi e alla cameriera Annalise destinazione Inghilterra, il luogo migliore e più piacevole in cui vivere. Durante il viaggio verso la meta, Priscilla avrebbe scoperto con piacere che passare inosservata era una novità incredibilmente eccitante. “Nessuno la guardava”. Nel villaggio di Symford nel Somerset Priscilla era una visione di bellezza, di grazia e di originalità. Se il “Fato governa ogni nostra azione e ama ricorrere a mezzi modesti per raggiungere risultati prodigiosi”, ora la “dea giocherellona” che aveva fatto fuggire Priscilla e Fritzing da Kunitz si sarebbe divertita a vedere cosa sarebbe mai accaduto.
“Più si allontanava dal Granduca, più si stava avvicinando al possesso della propria anima”.
L’autrice, il cui vero nome era Mary Annette Beauchamp (1866 – 1941) era nata a Sidney in Australia e fu cresciuta in Inghilterra. Cugina di Katherine Mansfield e amica di E. M. Forster, definita da H. G. Wells nella sua autobiografia come “la donna più intelligente della sua epoca”, la prolifica scrittrice compose Una principessa in fuga (titolo originale del volume The Princess Priscilla’s Fortnight) nel 1905. La casa editrice Bollati Boringhieri, con l’accurata traduzione di Simona Garavelli, pubblica questo raffinato, delicato e ironico romanzo, una favola moderna che ha come protagonista una Principessa intraprendente e ingenua, testarda e volitiva. Oppressa dal protocollo reale e da un padre che ritiene che le proprie figlie dovessero sapere un po’ di tutto ma niente troppo bene, Priscilla fugge in incognito cercando una cosa che non ha mai avuto: una vita appartata, libera dalla confusione, semplicemente banale.
“Aveva scelto la parte migliore, e rinunciato a tutto per seguire la via della saggezza; la sua vita futura ne sarebbe stata la dimostrazione”.
Una principessa in fuga
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