Vicolo dell’Immaginario
- Autore: Simona Baldelli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2019
Clelia abita in provincia di Reggio Emilia, nella Bassa. La sua vita è monotona e triste. Deve fare i conti con una madre anaffettiva e piena di rimorsi nei confronti della figlia più piccola, rimasta sciancata dalla poliomielite, Marisa, rimase sola nel momento delle malattia, mentre Clelia con la madre facevano compere. La madre non se lo perdonerà mai e così la figlia Marisa diventa il suo cruccio e la sua figlia preferita, mentre Clelia è quella che porta i soldi dalla fabbrica. La determinata Clelia, che ha la forza di lavorare e di sopportare i piagnistei della madre e della sorella più piccola.
Clelia intanto si innamora di Dario, un ragazzo che lavora nella sua fabbrica. Ambizioso e benvoluto, il giovane vuole fare carriera nel lavoro e magari diventare un impiegato. La scrittrice Baldelli senza mai cadere nel torbido, in "Vicolo dell’Immaginario", imbastisce una relazione in cui la passione sessuale la fa da padrona. Prova e riesce a trovare attimi di incantamento erotico nelle brutte stanze della fabbrica, nei brutti androni, durante le pause per il pranzo.
Non diremo come va a finire questo amore, ma Clelia con il nome di Amalia finisce nella città più affascinante e magica di Europa, Lisbona. La città, negli anni Settanta, è una pignatta che può esplodere, non che in Italia la situazione sia migliore, gli attentati e le stragi la scrittrice li lascia come sfondo, non sì addentra più di tanto.
Amalia, con la compagnia di una piccola ombra nera che le dà forza trova lavoro da Francisca Josefa, che scrive lettere d’amore per il suo grande amore Sebastiano, scomparso in battaglia alla fine del XVI secolo. Il tempo perde linearità, passato e presente si mescolano.
La ragazza diventa anche l’aiuto cuoca di un donnone chiamata Tia Marga, nel Beco do Imaginario. In questa stradina piccolissima, senza uscite, c’è una piccola trattoria, dove si fa da mangiare per i vivi e per i morti. Tia Marga, come Francisca Josefa aspettano la bruma, la nebbia che apparenta chi non c’è più con quelli che sono rimasti.
Nel momento più visionario del libro dal fiume Tago escono le anime dei morti, che cercano consolazione, ma non sempre i vivi sono disposti a partecipare a questo inconsueto banchetto.
Pur se molto diverse, la Baldelli mi ricorda alcune storie di Anna Maria Ortese. Lo spessore letterario è lo stesso, in più Simona Baldelli ha una cultura teatrale vastissima che ogni tanto fuoriesce dal testo. Magnifico testo.
Vicolo dell'Immaginario
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