1848 Curtatone e Montanara
- Autore: Maura Bernini, Sergio Leali
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
O’ citti, si va a fare l’Italia, a cacciare l’austriaci dal Lombardo Veneto a calci nel sedere.
Si saranno detti questo, grosso modo, a marzo del 1948, gli universitari senesi che si unirono volontari alle truppe del Granducato di Toscana nella prima guerra d’indipendenza. Lo stesso avranno fatto i coetanei dell’Ateneo pisano, che con loro formavano il battaglione universitario. Di lì a poco quei volontari affrontarono davvero gli austriaci, nei pressi di Mantova, centosettant’anni orsono. “1848 Curtatone e Montanara. Pagine di storia vissuta”, a firma di Maura Bernini e Sergio Leali, è un volume di grande formato dell’Editoriale mantovana Sometti (264 pagine 22 euro), che celebra quell’episodio nell’anniversario della battaglia del 29 maggio. Un albo riccamente illustrato, catalogo della mostra “Toscani”, in svolgimento nella città dei Gonzaga.
Il battaglione era composto da goliardi motivati dall’entusiasmo: 392 provenivano dalle facoltà di Pisa, 75 dalla più piccola università di Siena. 407 in tutto, dunque, sotto il comando dei loro docenti, altrettanto volontari, ai quali erano stati riconosciuti gradi da ufficiale, pur in mancanza di esperienza militare.
La gran parte dei ragazzi era partita senza una divisa, con armi raccogliticce e poche munizioni. Molti pagarono di tasca propria un’uniforme che avesse un aspetto simile a quello regolamentare: giacca o blusa, pantaloni e chepì turchini o grigio azzurri.
Raggiunsero la Lombardia insieme ai reparti inviati dal Granduca di Toscana ad affiancare l’esercito del Regno Sardo di Carlo Alberto in guerra contro l’Austria, ma operarono invece con altri alleati, i soldati napoletani, siciliani e abruzzesi, che avevano disubbidito al dietro front ordinato dal Borbone voltagabbana. Dopo aver fatto marciare i suoi fino a Bologna, Ferdinando II aveva rinnegato infatti il sostegno ai piemontesi e ordinato di rientrare a Napoli. Molti erano però rimasti, intenzionati a combattere comunque gli austriaci.
Tanto il battaglione universitario che i “napoletani” si ritrovarono insieme tra gli abitati di Curtatone e Montanara, nel dispositivo che controllava le colonne di Vienna ritiratesi tra le fortezze del quadrilatero, dopo le sconfitte subite a Governolo e a Pastrengo, ad opera degli italiani.
Tra i due paesi del Mantovano, un nerbo di poco più di quattromila combattenti in gran parte avventizi, compresi i quattrocento studenti, si ritrovò quindi col piglio giusto ma nel momento sbagliato. Era un punto debole del dispiegamento piemontese, perché il fiume Osone, servito solo da due ponticelli, rappresentava un ostacolo per gli spostamenti, rallentando il passaggio da una sponda all’altra del corso d’acqua. L’orografia dell’intero settore non favoriva poi l’afflusso delle salmerie e questo indeboliva ulteriormente la posizione.
Fu proprio lì che andarono a cozzare oltre ventimila austriaci, usciti da Mantova col proposito di aggirare lo schieramento nemico.
La battaglia di Curtatone e Montanara, nella giornata del 29 maggio 1848, è uno degli episodi più celebrati della prima guerra per l’unità d’Italia, proprio per l’impegno degli universitari, nel loro generoso sforzo di offrire un contributo per liberare il Paese dallo straniero.
Molto si è già scritto, ma col tempo sono stati ritrovati documenti e lettere, che aggiungono nuovi particolari e punti di vista inediti. Il volume presenta numerose riproduzioni di atti originali, mappe, disegni, stampe, bandi, pagine di giornali dell’epoca. Numerose lettere offrono testimonianze, non senza retorica, del pathos e dei sentimenti di quei giovani e di altri protagonisti.
L’attenzione è rivolta soprattutto all’operato degli universitari toscani e del contingente napoletano, con un particolare riguardo – senza precedenti – alle condizioni di prigionia e all’anabasi di quanti caddero in mano nemica e vennero avviati verso le lontane fortezze dell’impero asburgico, dove vissero un periodo di ospitalità forzata nelle prigioni di Cecco Beppe.
In appendice, alcuni esperti di armi e militaria analizzano le dotazioni belliche degli eserciti contrapposti: pistole, fucili, armi da punta e taglio, artiglieria. Lo fanno con un cospicuo corredo di immagini, molte a colori, tra le tante che commentano un bel volume di rilevante formato. Le pagine finali propongono una raccolta di poesie e canti che accompagnavano le marce dei soldati.
A proposito delle tappe di trasferimento da Pisa e Siena al Lombardo-Veneto, offre uno spunto divertente l’articolo del giornalista fiorentino Cesare Calamandrei, che in occasione del centocinquantenario della battaglia riportava quanto riferitogli da un abitante dei paesi toscani attraversati dalla colonna degli universitari. Eroi, ma anche ragazzi affamati.
Il nonno aveva raccontato a Dario – il testimone di Calamandrei – che quegli studenti erano anche dei “gran ladri di polli”. Dove passavano, non se ne salvava uno. E nemmeno conigli e frutta. Quanto trovavano, prendevano.
Sa’, Cesare, quanti n’hanno fatti fuori prima d’arriva’ nella piana giù al Cereto!
Si lasciavano dietro un sacco di contadini “incazzati neri”. Spiccioli di storia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 1848 Curtatone e Montanara
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