1945 Germania anno zero. Atrocità e crimini di guerra alleati nel “Memorandum di Darmstadt”
- Autore: Massimo Lucioli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
L’altro sangue dei vinti. Il dossier di Darmstadt raccoglie in ordine cronologico 6mila testimonianze delle violazioni delle convenzioni di guerra ai danni dei soldati e del popolo tedesco, tradotto per la prima volta in italiano su iniziativa di Massimo Lucioli. Pilota civile con la passione per la storia e la fissa per i misfatti ignorati, appreso dell’unica copia superstite delle sei redatte oltre cinquant’anni fa, ha realizzato in collaborazione con il Wehrmacht Research Group: 1945 Germania anno zero. Atrocità e crimini di guerra alleati nel “Memorandum di Darmstadt”. Il consistente volume è stato pubblicato ad aprile da Italia Storica di Andrea Lombardi (542 pagine), con un impressionate corredo fotografico documentale, tanto nel testo che in un’ampia sezione su carta di pregio.
Nel campo d’internamento americano 91 a Darmstadt, in Assia, erano reclusi 24mila tedeschi, nell’immediato secondo dopoguerra. Durante il processo di Norimberga, alcuni avvocati prigionieri raccolsero le dichiarazioni giurate di 6mila testimoni, sulle violazioni delle leggi di guerra da parte degli Alleati: gli eccidi patiti dalla popolazione di etnia tedesca in Polonia nel 1939, l’eliminazione di prigionieri di guerra germanici ad opera di sovietici e angloamericani, le violenze sessuali e brutalità dei liberatori contro i civili nella Germania occidentale, gli stupri e massacri di massa attuati dai sovietici nelle province orientali nel 1944-45. Anche i bombardamenti incendiari senza scopo militare sui quartieri popolari e i centri storici delle città tedesche.
È tornato d’attualità, inoltre, il piano dell’ex ministro del tesoro americano Morgenthau, che in vista dell’occupazione del territorio tedesco alla caduta di Hitler si preoccupava di impedire alla Germania di risollevarsi dal disastro della guerra. Introduceva misure che una volta per sempre non avrebbero consentito di ricostituire una potenza economica e militare. L’esplicita direttiva JCS 1067 proibiva aiuti economici e di qualsiasi genere al popolo tedesco, sia pure per mantenere il solo bassissimo tenore di vita. Rimase in vigore due anni, finché la rottura tra Usa e Urss non suggerì di estendere ai tedeschi il Piano Marshall, per opporli al mondo comunista.
Nel volume, le immagini sono tante, inedite, sconvolgenti, in un bianco e nero agghiacciante. E parlano da sole. I cadaveri della popolazione volksdeutsche abbandonati ai lati delle strade polacche nel settembre 1939 sono meno umani di quelli dei civili europei trucidati dai tedeschi? In cosa si differenziano i resti dei bambini massacrati, da quelli dei piccoli ebrei sacrificati dai nazisti nei lager? I prigionieri della Wermacht sottoalimentati, ridotti pelle e ossa nei campi alleati, sono sottospecie trascurabili di scheletri umani? E non sono femminili i corpi delle donne violentate e uccise dall’Armata Rossa a Berlino o nella Prussia orientale e altrove dai soldati americani, magrebini e del Commonwealth? Lo stupro delle connazionali di Hitler non provoca lo stesso sdegno dell’oltraggio inflitto dal Mikado alle schiave cinesi del sesso o l’orrore per le cavie umane del dott. Mengele?
Citando Aldous Huxley (“I fatti non cessano di esistere perché vengono ignorati”), il curatore e Andrea Lombardi hanno scardinato un cassetto segreto della seconda guerra mondiale. Violenze dimenticate, il martirio negletto di una popolazione intera. Per gli Alleati e i Sovietici, chi stava dalla parte dei nazisti non aveva diritto alla memoria: la storia la scrivono i vincitori, un’ovvietà che non sembra creare problemi a nessuno, finché non si scontra con la carne e il sangue di povera gente privata non solo della vita, anche del riconoscimento della propria sofferenza. Come se fossero morti giuste e necessarie: l’olocausto del popolo dei connazionali che avevano scatenato l‘Olocausto.
Per il “popolo eletto” non c’è dolore, i connazionali di Hitler non hanno diritto alla memoria. Erano le sorelle, le mogli, le madri, i figli, i genitori dei cattivi, i nazisti. “Peggio per loro… se la sono cercata”. E la storia ha cancellato quegli abusi o non ha voluto nemmeno conoscerli.
Il lavoro di Lucioli — sempre attratto dai fatti di cui si è voluto parlare poco (come la tragedia delle marocchinate, in Italia) — è la scoperta di una verità messa sotto il tappeto da tanti e per tanto tempo. Un autentico itinerario nell’orrore.
Non si contano le edizioni da quando l’Associazione storica editrice genovese ha pubblicato la prima. Le copie vanno rapidamente a ruba, le richieste continuano ad arrivare, la stampa si sta occupando del lavoro di Lucioli, che ha scoperchiato il mattone. Le ragioni dell’interesse? La crudezza delle rivelazioni, la novità del capovolgimento del ruolo consolidato di colpevole-vittima, l’atrocità esplicita che le foto-documento non nascondono in alcun modo.
I negazionisti insorgeranno, ma se le testimonianze raccolte a Darmstadt possono essere di parte e gonfiate, le foto ritoccate o falsificate, non è un falso il Morgenthau germanicida. E la direttiva JCS 1067 non è inventata, è un atto ufficiale, c’è poco da esagerare.
Questo non significa giustificare o perdonare i crimini nazisti. Come ha dichiarato lo storico Franco Cardini: riconoscere che anche più d’uno dei buoni si è comportato da criminale, non potrà mai voler dire “che Hitler aveva ragione”.
1945 Germania anno zero. Atrocità e crimini di guerra Alleati nel «memorandum di Darmstadt»
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