1982 Estate di sangue
- Autore: Nicolas Trashnikòv
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Giraldi Editore
- Anno di pubblicazione: 2016
Una lunga scia di sangue e di orrore scorre nella stagione che vide l’Italia vittoriosa ai Mondiali di calcio, la stessa stagione raccontata in “1982. Estate di sangue”, un originale romanzo criminale uscito dalla penna del giovane scrittore bolognese Nicolas Trashnikòv. Una bella sorpresa è questo libro d’esordio, avvincente e drammatico, un testo letterario dallo stile cinematografico. Una storia dura, cruenta, nella quale l’invenzione narrativa si fonde con gli avvenimenti della realtà.
Sono due i protagonisti al centro della storia e le loro azioni drammatiche ne definiscono il fil rouge: l’emarginazione e la resa alla vita. Un testo con una scrittura nitida, dal ritmo serrato che, una volta iniziato a leggere, non si riesce più ad abbandonare.
Il 1982 è stato un anno indimenticabile per gli eventi tragici avvenuti in Italia, dalle stragi a Palermo agli omicidi che si consumavano tra i membri delle organizzazioni criminali della capitale: dal delitto Dalla Chiesa, nella stagione più cruenta della guerra di mafia, fino alla banda della Magliana, con i suoi legami con esponenti del mondo della politica, della Loggia P2, dei servizi segreti, e con alcune personalità della finanza vaticana, appartenenti allo IOR.
È in questo scenario che Giovanni Taddone, detto il Cicoria, quel pomeriggio di caldo torrido è libero dopo dieci anni di detenzione. Avrebbe dovuto ora riabituarsi alla piacevole sensazione di sentirsi un uomo assolto in una città che si preparava alla finale dei mondiali.
“Roma non gli era decisamente più familiare. La città in un decennio era cambiata radicalmente. Terrorismo, segreti di stato e caos organizzato. Politica e criminalità a braccetto in un clima generale di terrore. Un caos collettivo inquietante”.
Gli anni trascorsi in carcere gli avevano dato la possibilità di studiare, prima il diploma di liceo classico e poi l’università. Si era laureato in Letteratura e tradizione classica, e l’essere “un uomo di cultura” gli era stato riconosciuto da tutti. Era uscito da tre giorni, rintanato in una bettola di periferia per persone malfamate, tra drogati e alcolizzati, quando vide arrivare Cicalino, con la sua faccia da indios, uscito sette mesi prima da Regina Coeli alla vigilia di natale.
Antonino Cicalea, detto Cicalino, tossicomane, ex puglie, ladro e rapinatore, era stato suo socio e suo allievo. Una vita incasinata, precaria e senza soldi. Aveva provato con poco successo a liberarsi dall’eroina e continuava a spacciare e a rubare per procurarsi le dosi quotidiane. Viveva in un anfratto sulla Prenestina
“dove i muri trasudavano umidità e fetore da tutti i pori; quel buco di culo di posto era dieci volte peggio di una cella”
Cicoria lo volle di nuovo con sé come suo socio, perché la vita, è questo che gli promise, sarebbe cambiata anche per loro. Con l’amore incondizionato di Clara, la sua donna di sempre, e con l’aiuto di Santo avrebbe trovato fucili a pompa e mitragliatrici e a quel punto solo colpi facili: incassi dei negozi, di supermercati, di farmacie. Cicoria in fondo meditava di dare sfogo al suo desiderio di vendetta e il pensiero andò a Er Pialla, l’uomo che gli aveva rovinato la vita, maledicendolo per l’ennesimo giorno.
“Dimenticare. Dimenticare era impossibile. Dimenticarsi del Pialla era come dimenticarsi di chi ha ucciso una grossa fetta della tua anima. Dimenticarsi del Pialla era roba da redenti cristiani”.
Con un furgone Fiat del 1973 della polizia, reparto artificieri, avrà inizio la loro estate di violenza tra Roma, Viterbo, Rieti, Foligno, Jesi e su su, per l’Adriatico, fino al Nord. Cicalino nelle sue imprese sarà ogni volta più sanguinario, con l’eroina e la cocaina che lo facevano uscire di testa. Irrompeva come un demonio, fucile spianato, passamontagna calato in testa, con negli occhi la follia, mentre Cicoria lo guardava eseguire la mattanza. In posti diversi, uniti dalla puzza di sangue, di sudore e morte, dalla puzza della paura, ma sempre nella loro immutabile condizione di fuggiaschi, in una caccia all’uomo piena di colpi di scena.
“Tutto funziona esattamente come deve, nell’inferno al contrario nel quale siamo circoscritti”
“1982. Estate di sangue” è un libro crudo, cinico, diretto, che testimonia un nuovo talento narrativo a cui auguro tanta fortuna.
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