È una poesia giocosa quella che Umberto Saba dedica alla moglie Lina. “A mia moglie” si discosta dal lirismo tradizionale della poesia d’amore italiana e gioca con le similitudini legate al mondo animale. Eppure non si dica che non parla d’amore, non lasciatevi fuorviare dalle apparenze.
Umberto Saba utilizza di proposito un linguaggio colloquiale, quotidiano, fedele al proposito espresso nella sua dichiarazione di poetica Amai in cui diceva d’essere stato incantato dalla rima fiore/amore, “la più antica, difficile del mondo”. A proposito della lirica A mia moglie, contenuta ne Il canzoniere, il poeta triestino disse di averla scritta immaginando che “un bambino potesse sposarsi e scrivere una poesia per sua moglie”.
La donna che emerge da questi versi non è la Lina dal rosso scialle di Ed amai nuovamente, ma sotto certi aspetti è ancora più autentica e umana perché liberata da tutte le astrazioni tipiche del linguaggio poetico. Paragonandola agli animali Saba mette in luce l’unicità della moglie Lina e anche il grado di intimità del loro rapporto, dimostrando di conoscerla in ogni suo stato d’animo, pensiero e particolarità. A queste parole giocose pone come suggello la più forte dichiarazione d’amore: la sua Lina, conclude, non è sostituibile con nessun’altra donna.
Scopriamo testo, analisi e commento della poesia.
“A mia moglie” di Umberto Saba: testo
Tu sei come una giovane
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa;
ma, nell’andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull’erba
pettoruta e superba.
È migliore del maschio.
È come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio,
Così, se l’occhio, se il giudizio mio
non m’inganna, fra queste hai le tue uguali,
e in nessun’altra donna.
Quando la sera assonna
le gallinelle,
mettono voci che ricordan quelle,
dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.Tu sei come una gravida
giovenca;
libera ancora e senza
gravezza, anzi festosa;
che, se la lisci, il collo
volge, ove tinge un rosa
tenero la tua carne.
se l’incontri e muggire
l’odi, tanto è quel suono
lamentoso, che l’erba
strappi, per farle un dono.
È così che il mio dono
t’offro quando sei triste.Tu sei come una lunga
cagna, che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e ferocia nel cuore.
Ai tuoi piedi una santa
sembra, che d’un fervore
indomabile arda,e così ti riguarda
come il suo Dio e Signore.
Quando in casa o per via
segue, a chi solo tenti
avvicinarsi, i denti
candidissimi scopre.
Ed il suo amore soffre
di gelosia.Tu sei come la pavida
coniglia. Entro l’angusta
gabbia ritta al vederti
s’alza,
e verso te gli orecchi
alti protende e fermi;
che la crusca e i radicchi
tu le porti, di cui
priva in sé si rannicchia,
cerca gli angoli bui.
Chi potrebbe quel cibo
ritoglierle? chi il pelo
che si strappa di dosso,
per aggiungerlo al nido
dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire?Tu sei come la rondine
che torna in primavera.
Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest’arte.Tu questo hai della rondine:
le movenze leggere:
questo che a me, che mi sentiva ed era
vecchio, annunciavi un’altra primavera.Tu sei come la provvida
formica. Di lei, quando
escono alla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l’accompagna.
E così nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun’altra donna.
“A mia moglie” di Umberto Saba: analisi e commento
La poesia A mia moglie di Saba fu elogiata dall’illustre critico Giacomo Debenedetti per la sua spontaneità e la “sensualità quasi animalesca” con la quale sono intrecciati i paragoni. Secondo Debenedetti si tratta di una delle migliori poesie di Saba, addirittura l’unica che valesse la pena conservare.
Si osservi infatti che il poeta estrapola da ciascun animale le caratteristiche più positive per associarle alla donna amata. Nella conclusione ne ribadisce la purezza, osservando che gli animali “avvicinano a Dio”; dunque l’intento è equiparare la sua Lina alle cose più belle, più pure della Creazione, togliendo dalla donna ogni infingimento che caratterizza l’umano e le relazioni sociali.
Le qualità degli animali sono sublimate in Lina: la donna è superba e regale, capace di un amore fedele e tenace. Ogni similitudine istituita dal poeta tende a esaltarla, onorarla, consacrarla.
A mia moglie è presente nella prima sezione del Canzoniere, intitolata Casa e campagna in cui Saba si fa portavoce dell’amore per la campagna e la famiglia. Il tono è colloquiale, il linguaggio tradizionale, denso di echi, corrispondenze e ripetizioni. La Lina ritratta in questa prima sezione è una presenza dolce, sensuale, devota, molto diversa da come appare in Trieste e una donna vestita di un rosso scialle e improvvisamente ambigua, misteriosa, a tratti persino nemica.
La Lina di Saba non è una musa distante ma una donna in carne e ossa, nel corso del Canzoniere la sua figura si evolve, cambia, muta seguendo tutte le naturali evoluzioni dei rapporti umani. Il poeta non ci parla di amore assoluto e devozionale, ma di tradimenti, reciproche incomprensioni, silenzi.
Alla Lina muta e silenziosa delle ultime poesie si contrappone così la tenerezza e la vivace giocosità delle prime. A mia moglie fu scritta quando l’amore era giovane, vivo ancora acceso come una brace ardente. Fu scritta con il tono giocoso e un po’ malandrino di uno studente che non osa dichiarare il proprio amore e allora lo butta in scherzo; forse il ragazzo “dalle mani troppo grandi per regalare un fiore” che Saba cita in Trieste.
In questa poesia Lina è ancora la rondine che fa rifiorire la primavera nella vita triste e solitaria del poeta. Lei era la donna che l’aveva strappato all’esistenza “solitaria e schiva”, regalandogli un porto sicuro cui appoggiarsi.
Si avverte una serenità, una gioia scanzonata in questa poesia che non appartiene all’ultimo Saba. C’è ancora quell’amore “con gelosia” menzionato sempre in Trieste: l’amore giovane, appena iniziato che qui viene consacrato da quella che per Saba era l’unica vera rima, la rima onesta e non artificiosa, quella baciata. Lui l’aveva detto, del resto, che era la più antica, difficile del mondo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “A mia moglie” di Umberto Saba: testo e analisi della poesia
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