A un passo dal nulla
- Autore: Virginio Zoccatelli
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2022
La rimozione di eventi tragici dalla storia recente è una pratica messa in atto per occultare la cattiva coscienza dei governi. Dei 45 giorni di occupazione titina a Trieste nel ‘45, con gli orrori delle sparizioni di persone, i rastrellamenti casa per casa, le deportazioni, la fine disumana nelle foibe è un tema tralasciato nei libri di storia.
Un plauso va agli artisti che riprendono fatti da non dimenticare perché non si ripetano più, oltre che per l’umanissimo sentimento "i morti stessi, trovano senso e forse (non è ambizione) un po’ di pace", come scrive il prefatore Franco Palmieri di questo bel lavoro, tragedia lirica in tre atti, A un passo dal nulla di Virginio Zoccatelli (Samuele Editore, 2022, pp. 92), fresco di stampa nella collana Callisto, curata da Elisabetta Zambon.
Il teatro è il luogo del dialogo e del confronto dove le parole hanno il peso di ogni istante vissuto, carico di pathos ma pure di considerazioni scaturite immediatamente dalla dinamica dei fatti, specie se sottolineate dal coro. Tale era la funzione di quest’ultimo nella tragedia greca, un elemento oggettivo in grado di esprimere l’interpretazione del parlato e di sottolinearne i momenti più forti ed essenziali. Zoccatelli inserisce il coro d’anime tra i personaggi; questi ultimi sono gente comune della città, Trieste, martoriata, che ha la sola colpa di subire l’occupazione slava al grido "Trst je naš", "Trieste è nostra", come se ciò potesse avvalorare la dittatura e l’arbitrio.
Tra i protagonisti abbiamo Vittorio, musicista e direttore d’orchestra, e Nora Levi, figlia di un farmacista ebreo che vorrebbe impedire il loro sogno d’amore. L’uomo disprezza il possibile genero per il lavoro che svolge, tipico pregiudizio borghese. La vicenda è teneramente inserita nel quadro storico più cupo, in cui si scontrano etnie e ideologie diverse, con odio estremo da una parte, quella slava, incattivita dal regime fascista persecutorio verso gli sloveni. Nulla però può giustificare vendette di quella enorme portata, giunte fino alle foibe. Tristemente famosa è quella di Basovizza sul Carso triestino, voragine in cui venivano gettati esseri umani innocenti ancora vivi.
Possiamo accostare, in parte, la storia d’amore a quella di Giulietta e Romeo, dove gli innamorati vengono ostacolati dalle rispettive famiglie ma anche dalla contrapposizione politica che fa precipitare gli eventi "a un passo dal nulla". Cosa diventa la vita umana in questi casi? Nulla, un balocco nelle mani del potere.
L’autore scrive e compone un melodramma. Il libro è un libretto d’opera. L’idea, ancora una volta, riporta alla classicità, dove la dea Calliope, figlia di Zeus e Mnemosine, la Memoria, era la musa della poesia epica e anche della musica e della danza, in sinergia. Nei momenti sognanti Vittorio e Nora danzano abbracciati. I contrasti tra brutalità e cuore coinvolgono e lasciano sconvolti e pensosi. Anche nei momenti più bui la luce dell’amore è monito e insegnamento. Le anime del coro, l’invisibile forza spirituale, sostengono i patrioti incarcerati senza alcun capo d’accusa, e cantano:
“Vinceremo questa guerra / sempre col coraggio / noi vogliam la pace dei cuori, / vinceremo tutti uniti su queste catene, / guarderem le stelle nel cielo.”
Tale l’ideale. La realtà è un’altra. Il racconto raggiunge l’apice nell’infoibamento notturno a Basovizza, sotto una “triste luna”. Naturalmente le vittime vengono assassinate senza processo. Prima del salto mortale sono legate saldamente per i piedi con il fil di ferro. Tra loro sono anche Vittorio e Nora in due momenti diversi; miracolosamente uno dei due si salverà. Lasciamo al lettore la sorpresa di scoprire chi e come, ma anche chi resta è morto dentro.
Un carnefice palesa un attimo di indecisione, ha una scintilla di consapevolezza, che subito si spegne. Non vuole questa guerra, ma la esegue.
È sempre il coro d’anime a riassumere il senso dell’opera:
“Una preghiera si levi / dal lugubre silenzio, / inondi questa muta selva. / Nelle pietre sono i corpi / senza vita, inghiottiti. / Pietre fredde non siete / lapidi d’amore sacro! / Pace noi invochiamo, / riposo eterno divino!”
Le scene si susseguono in modo nudo e crudo, efficace e con ritmo intenso e veloce. Zoccatelli ha il dono della rappresentazione scenica, con effetto visivo e potente anche nella sola lettura della tragedia. È un docente e un compositore.
Alla fine del lavoro pregevole scrive una breve storia del tormentato confine orientale italiano, dove si è consumata la durissima “resa dei conti” post bellica, non soltanto a Trieste ma nell’intera regione FVG, in Istria e in Dalmazia.
Un passo dal nulla
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