Acqueforti spagnole
- Autore: Roberto Arlt
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Del Vecchio
Il treno corre lungo le rive del Miño e socchiudo gli occhi, ricordo il paesaggio galiziano che sta a un passo da me, e immagino la sofferenza di questa razza eroica e concentrata, in terre straniere, e penso che il galiziano che ha abbandonato le sue montagne debba soffrire enormemente.
Sul dizionario della Real Academia esiste una parola dal significato criptico: morriña. È un sentimento malinconico che si associa alla lontananza della propria terra natia, e in particolar modo nel linguaggio castigliano è associata all’aggettivo gallego. In Argentina, per definire in modo generalizzato, e talvolta dispregiativo, gli spagnoli peninsulari, si ricorre all’aggettivo gallegos in quanto larga parte dei migranti giunti in terra porteña era di origine galiziana. Ecco pertanto che la morriña gallega diventa quel senso di nostalgia che attraversa le persone che sentono la mancanza del paese natale.
In un gioco di corrispondenze capovolte, Roberto Arlt, scrittore nato a Buenos Aires nel 1900, percorre con le sue Acqueforti spagnole (Del Vecchio, 2020. Traduzione di Marino Magliani e Alberto Prunetti) la rotta inversa, e dall’Argentina si mette in viaggio verso il territorio galiziano e, in un secondo momento, verso le altre regioni del nord della Spagna, alla ricerca di quei sentimenti osservati negli occhi e nei gesti della comunità galiziana che vive nella sua città di origine.
Nata come raccolta di cronache giornalistiche per il quotidiano El Mundo e uscite fra il febbraio 1935 e il luglio 1936, il volume ci porta alla scoperta di un territorio duro ma forgiato dalla pazienza dell’uomo galiziano, uomo di azione con “una natura di avventuriero che non lo lascia fermo”.
Mare, pianura, montagna sono elementi di un paesaggio a metà fra l’aspro e l’idilliaco.
La Galizia emoziona come un dolcissimo pianto.
Così scrive ossimoricamente l’autore evocando fra le righe sentimenti struggenti di fronte alla semplice straordinarietà del paesaggio.
L’eco della poesia pastorale-idilliaca di Rosalía de Castro, poetessa gallega, sembra penetrare le pagine di Arlt, che racconta con una scrittura puntuale quanto scorre sotto i suoi occhi, ovvero l’immagine di una terra situata in un angolo della penisola, fra Atlantico e Cantabrico, dove il mare si insinua nella vita di questa gente umile, silenziosa e laboriosa, ma di una sensibilità incredibile.
Cosa che non accade invece nelle regioni del Sud:
Mentre le città andaluse sono eccessivamente rumorose, le città galiziane risultano mortalmente silenziose. Avvicinarsi alla folla andalusa è come stare su un vulcano in eruzione.
Vigo, fatta di gente cordiale e riflessiva, Pontevedra la solitaria, Santiago di Compostela
Fortezza della disperazione, assenza di allegria, anticipo dell’inverno, vicolo della morte.
A Coruña la cosmopolita, Betanzos festosa e chiassosa sono le tappe di un reportage che intreccia descrizione naturalistica e suggestioni che sfociano anche in uno sguardo critico-politico sulla realtà sociale spagnola alla vigilia del tragico evento della Guerra Civil.
L’incursione finale nelle miniere asturiane a seguito della rivolta dei minatori del 1935 è soltanto uno degli spunti di riflessione con cui Roberto Arlt fotografa la condizione dei lavoratori e dei cittadini spagnoli.
Acqueforti spagnole attraverso una scrittura che echeggia i maestri del Naturalismo francese – "che grande, com’era vero il maestro di Médan!", scrive l’autore – e del realismo sociale è un brillante esempio di impressionismo odeporico che ci presenta il quadro di una terra ricca di contraddizioni ma costellata di sentimenti dolci e malinconici. Attraversando il paesaggio spagnolo, Arlt crea giochi di corrispondenze fra Galizia e Argentina, in un ipotetico ponte fra culture apparentemente diverse, capace di mettere da parte pregiudizi e che grazie al potere della letteratura travalica le frontiere culturali e penetra l’animo di due popoli che condividono la stessa lingua.
Ciò che a noi spagnoli dà fastidio a Buenos Aires, è questa parola, gallego, che invece di definire un’origine provinciale, contiene un tono di disprezzo. Capisco il mio interlocutore. Noi argentini siamo stati incredibilmente ingiusti con i galiziani. Non li conosciamo. Ignoravamo la loro profonda sensibilità, quella sensibilità che oggi, nel pomeriggio, all’ombra di alcuni cipressi, a una contadina che se ne sta con le amiche, le fa dire: – desidero piangere. […] È la sensibilità galiziana, fine e lucidata dallo spettacolo eterno di un panorama bello quanto quello del paesaggio brasiliano.
Acqueforti spagnole
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