Al culmine della disperazione
- Autore: Emil Cioran
“Al culmine della disperazione” è il primo libro di Emil Cioran, scritto in romeno, quando era ancora studente, con la valigia per Parigi, già pronto per la notorietà.
Lo avevo scritto nella recensione alle "Lettere della disperazione (1930-1934)", che Cioran aveva bisogno di un saggio di più largo respiro, che le lettere non sarebbero bastate per tenere compressa tanta angoscia. Dopo pagine e pagine in cui lo scrittore scrive male, fa del lirismo, come necessità torna alla sua ossessione: perché viviamo.
"Ignoro totalmente perché bisogna avere amici e aspirazioni, speranze e sogni. Non sarebbe mille volte ritirarsi in disparte dal mondo... Siamo talmente soli nella vita che ci chiediamo se la solitudine dell’agonia non sia il simbolo stesso dell’esistenza malata."
Non c’è amore, ma mercimonio; non ha senso avere figli, anzi le persone che restano insieme per figliare sono da compatire.
Il ventitreenne Emil alterna uscite da ubriacone e l’osteria come simbolo di ragazzi "perditempo" a studio ferrato, chiuso nella sua stanza, senza alzare gli occhi da libro.
Un libro notevole, tenendo conto dell’età di Cioran che esprime già pensieri maturi, intriso di pessimismo.
"Non è abbastanza frequente la melancolia nera? Ma che cosa è, in primo luogo la melancolia dolce? Chi non conosce la strana sensazione di piacere dei pomeriggi d’estate, quando ci si abbandona ai sensi fuori da ogni problematica, e il sentimento di un’eternità serena fa nascere nell’anima un senso di pace tra i più inconsueti?"
Queste poche pagine inficiano la diceria che Cioran non abbia mai avuto una speranza, che la sua assurda disperazione sia solo un "marchio di fabbrica".
L’autore è ossessionato dalla morte, dalle letture che non riuscirà a fare, dalle donne che non riuscirà ad amare. Un uomo dei nostri tempi.
Leggere Cioran significa stare in una barca con uno strano rollio fastidioso, ma a cui poi ci si abitua.
"Sono la contraddizione assoluta, il parossismo delle antinomie e il limite delle tensioni: in me tutto è possibile, perché sono l’uomo che riderà nel momento supremo, davanti al nulla, nell’agonia della fine, nell’istante dell’ultima tristezza".
Un libro non certo allegro, ma profondamente cleptomane, che prende spunti da filosofi e poeti. Da leggere.
Al culmine della disperazione
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