La speranza è più della vita. Intervista con Paul Assall
- Autore: Emil Cioran
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mimesis
- Anno di pubblicazione: 2015
Dieci anni prima di morire, nel 1995, Emil M. Cioran decise di partecipare a un’intervista in radio, in Germania, nonostante avesse detto al giornalista Paul Assall di fare tutto da solo.
Ora quella conversazione è riportata in un libro, La speranza è più della vita. Intervista con Paul Assall, (Mimesis, 2015, trad. di Stefania Achella).
Non c’erano domande inopportune per il filosofo rumeno, che viveva a Parigi da più di quarant’anni ormai. L’importante era non mettere in evidenza frivolezze e aneddoti del suo arrivo nella capitale francese.
Assall fece la cosa più banale e giusta in questi casi, dopo aver sciorinato i titoli più importanti dei libri del filosofo gli domandò se fosse ancora scettico.
Cioran, senza tergiversare, disse che il suo non era uno scetticismo scaturito dai fatti della vita e da eventi storici, ma una condizione psicologica innata, come di una delusione immedicabile. Ne è talmente convinto che, anche se fosse nato molti secoli prima, dice, sarebbe stato sempre uno scettico.
Dopo il suo arrivo a Parigi, Cioran scrisse malissimo del popolo rumeno e il padre, rimasto nel suo paese, ci rimase di stucco. La conversazione con Assall continua con Cioran che ammette di comprendere le ragioni del padre, dicendo che la sua adolescenza è stata all’insegna dell’esaltazione delle persone umili, che non sanno né leggere, né scrivere. Che dai contadini e dai pastori rumeni ha imparato a essere l’uomo che è diventato. Persone senza sovrastrutture, che non hanno colpa se la storia dell’uomo sta cadendo in un burrone.
Il filosofo non ha alcuna fiducia nella Storia, esalta la Germania per il suo impegno a migliorare sé stessa, ma ammette che questo impegno è passato attraverso il totalitarismo nazista e un personaggio malefico, anche grottesco, come Hitler. Nella sua totale sfiducia nelle istanze storiche ha un posto peculiare anche la Francia, che con la Rivoluzione alla fine del Settecento, ha dato all’Europa il concetto di Uguaglianza, di Fraternità ma soprattutto di Libertà. Ma anche in questo caso prevale lo scetticismo dell’autore, con parole piuttosto "pesanti’, che lasciano intendere che il meglio dei nostri cugini d’oltralpe è già stato dato.
Ora al massimo possono aspirare ad essere, Francia e Germania, i due Stati che formeranno l’Europa unita (dunque anche "veggente" Cioran, perché parla di cose che arriveranno molto dopo, chi scrive ricorda che questa conversazione risale al 1985, quando l’idea di fare cadere il Muro che separava Berlino in due, tra la città occidentale e quella comunista della DDR era impensabile, Ndr). Ma, in ogni caso sarebbe meglio, per Cioran, che l’umanità si estinguesse del tutto.
Il giornalista, sopraffatto, chiede al filosofo, perché la storia è così distruttiva e si sente rispondere così:
La storia è autodistruttiva, poiché nell’uomo c’è un istinto autodistruttivo. In ogni caso non possiamo dire che progrediamo nella morte; la morte non è un progresso. Lo stesso vale per la storia. Se si osserva la storia della civiltà, dove si vede il progresso? L’Impero romano è andato in rovina, così come sono andate in rovina tutte le grandi civiltà. Per quanto tempo, ogni volta, è durato il progresso? C’è mai stato vero progresso? No! Si vive, ci si consuma. Se vogliamo parlare di una verità universale, allora, la verità si trova in Shakespeare.
Parole sibilline e disperate, chiuse in questo nome altisonante, quello del Bardo. Perché, per Cioran, Shakespeare, quando si legge Shakespeare o lo si vede a teatro, non si trova nessun finale, nessuna conclusione. Il grande drammaturgo inglese non conduce a nulla e quindi è autentico.
Solo i grandi uomini di lettere lo sono. Ma tanto per rincarare la dose, con il giornalista ormai riposto in un angolo, Cioran sostiene che gli uomini scoprono Shakespeare solo quando sono infelici nella vita. E pochi poi lo leggono veramente, spesso solo in ambito accademico. Chi va a vedere Macbeth a teatro, lo fa per piacere, non per trarre conclusioni di nessun tipo. Lui stesso si è salvato con le sue opere e con la musica di Bach
Due motivi validi per evitare, per un altro giorno ancora, la decisione di suicidarsi. D’altro canto l’unico conforto dello studioso era la lettura della mistica, in particolar modo degli scritti di Santa Teresa D’Avila. E infine Cioran ritorna su temi che troviamo nei suoi frammenti, tutti pubblicato da Adelphi, insieme al Taccuino e ai saggi.
Il filosofo avrebbe fatto a meno di pubblicare, ma gli serviva un tetto sulla testa, per evitare i freddissimi inverni parigini. Come dice il titolo di questa conversazione L a speranza è più della vita: ma a che pro? Se vivere è così faticoso, noioso e senza sbocchi, o ne prevede almeno solo uno, il cimitero, per un uomo particolare e “saggio” come il Nostro che non aveva nessuna paura della morte.
L’unico rimedio per Cioran è la pigrizia, vivere di poche cose, con pochi figli, cercando di lavorare il meno possibile.
Nondimeno dopo questa intervista, aumentarono le persone che bussavano al suo citofono nella casa mansarda a Parigi, dove viveva, per chiedergli consiglio.
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