Fascinazione della cenere
- Autore: Emil Cioran
Nello smilzo libretto "Fascinazione della cenere", editore il notes magico, ci sono inediti sparsi che lo scrittore compose tra il 1954 e il 1991.
Lo studioso Mario Andrea Rigoni si è preso la briga di tradurre scritti di Cioran che Adelphi non ha pubblicato.
Anche la scelta dell’editore Roberto Calasso è arrivata per caso: Cioran ha rischiato di essere pubblicato da piccoli editori di estrema destra e di estrema sinistra (non facciamo nomi, perché entrambe le case editrici non esistono più), poi Adelphi ha fatto l’azzardo con sommo piacere del filosofo romeno, in verità sempre molto distante dai suoi scritti non francesi, per pigrizia o perché fu molto difficile per lui iniziare a scrivere in francese, a trentasette anni, dopo l’iniziale scrittura di lingua madre.
Fascinazione della cenere consta di un piccolo saggio su Machiavelli, in cui lo scrittore riversa tutto il suo entusiasmo, affermando che Il Principe è stata una lettura fondamentale della sua vita e rivelando poi due passioni assolute e avvincenti per Leopardi e Beckett.
Di Leopardi riconosce la grandezza infinita di poeta.
Cioran scrive:
"La noia l’ho provata sempre; la prima esperienza cosciente che ne ho avuto risale a un pomeriggio della mia infanzia, quando ho sentito nel modo più intenso una presenza insieme interna ed esterna: era quella del tempo... una lacerazione ostile, una esclusione folgorante dal paradiso e, soprattutto, una impressione di vacuità letteralmente inesauribile (questa impressione paradossale è la definizione stessa della Noia), che dovevo in seguito sperimentare tanto di frequente. A torto o a ragione immagino che Leopardi abbia dovuto affrontare lo stesso genere di sensazioni e di prove".
Cioran era letteralmente innamorato di Leopardi, ma forse di più di Beckett.
Beckett è il suo mentore e a lui dedica il titolo di un libro di aforismi, ossia L’inconveniente di essere nati.
I personaggi dello scrittore sono così vacui e sterili che non pensano nemmeno al suicidio, aspettano qualcosa che non arriva mai, forse la luce di Dio. Sono l’emblema del pessimismo cosmico e comico di Cioran che ai veri suicidi preferisce quelli procrastinati, che non si realizzeranno, per puro spirito di stanchezza esistenziale.
Mario Andrea Rigoni ha fatto un ottimo lavoro, perché ci porta fuori dalla dimensione aforistica di Cioran e ci mette di fronte a temi e a saggi che potevano benissimo continuare in forma di prosa.
Fascinazione della cenere
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