Alchimie nell’arte
- Autore: Adriano Zecchina
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Zanichelli
- Anno di pubblicazione: 2012
L’evoluzione nel campo dell’arte non può prescindere dagli scambi commerciali tra popoli, dalle conoscenze tecniche e tecnologiche. Così non si può esaminare un’opera d’arte senza collocarla nel suo contesto storico e culturale. L’autore di Alchimie nell’arte è Adriano Zecchina, scienziato, chimico, accademico dei Lincei. Nato nel 1936, dopo la sua carriera universitaria continua a interessarsi di chimica, di nanotecnologie e coltiva la passione per la pittura. Il libro fa parte di una collana di libri della casa editrice Zanichelli che affrontano le relazioni tra scienza, tecnologia e storia delle idee. Lo scopo di questo libro è quello di essere un testo di tipo divulgativo ma non semplicistico, che allarga il suo orizzonte all’arte e agli apporti della chimica al campo della pittura. La creatività degli artisti è stata determinata dal progresso della tecnologia e ciò è avvenuto sin dalle epoche primordiali. Già trecentomila anni fa gli uomini hanno deliberatamente usato i pigmenti. Zecchina richiama i ritrovamenti delle caverne Twin Rivers, alla confluenza di due fiumi in Zambia, di ossido idrato di ferro (ematite rossa), ossido idrato di ferro (ocra gialla) e carbone. Questi ritrovamenti dimostrano che il carbone deriva dall’uso del fuoco, mentre gli altri due pigmenti sono ricavati dalle rocce. I dipinti del Paleolitico e del Neolitico e l’uso dei pigmenti per ornare il proprio corpo dimostrano come
“l’abilità tecnica e il senso dell’ornamento sono andati di pari passo, frutti simultanei di una certa attività creativa”.
I colori evocano memorie, generano impressioni, ma cosa succede dal punto di vista scientifico, cioè come e perché percepiamo i colori, è spiegato bene nel libro. Perché, ad esempio, una superficie appare bianca?
“La ragione è che restituisce la stessa luce bianca che l’ha illuminata”.
La differenza tra uno specchio, che riporta immutata tutta la luce che riceve, risponde alle leggi della riflessione, una superficie ruvida a quelle della diffusione, per cui
“il raggio incidente dà origine a un’infinità di raggi di luce diffusi in tutte le direzioni”.
I pigmenti sono particelle delle dimensioni di un millesimo di millimetro che dà il colore e che si disperdono in un legante che può essere la cera, la gomma arabica, il tuorlo e l’albume d’uovo, l’olio di lino, le resine acriliche e così via. L’evoluzione della pittura si avvale, quindi, del progresso dell’uso dei pigmenti, che si trovano in loco, o che derivano da scambi commerciali e il cui progresso è determinato dallo sviluppo delle tecnologie e delle tecniche, e da quello dei leganti.
“Per secoli le sostanze coloranti, estratti in remote miniere, o ricavate da piante e animali esotici, hanno viaggiato come preziosa mercanzia fino alle botteghe degli artisti. Soltanto di recente abbiamo imparato a fabbricare in laboratorio tutti i colori che siamo in grado di percepire”.
Il campo d’interesse di quest’evoluzione è comune al pittore e al chimico, e solo agendo insieme è possibile datare un’opera antica, attribuirla esattamente a un autore. Un libro da consigliare a tutti perché è una lettura accessibile senza troppe note tecniche e abuso di formule chimiche.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Alchimie nell’arte
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