Chi sono? Il saltimbanco dell’anima mia, così scriveva Aldo Palazzeschi nella conclusione della sua presentazione letteraria enunciata nel componimento Chi sono?.
“Un poeta, no di certo”, affermava nelle prime righe del componimento Palazzeschi, colui che seppe trasformare la poesia in un gioco istrionico, in una recita attoriale, in un circo di imprese funamboliche.
Aldo Palazzeschi: il poeta-giullare
Il poeta italiano, nato a Firenze il 2 febbraio 1885, per tutta la vita mise al centro della propria scrittura il riso e la stravaganza.
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Per Palazzeschi, dopo un iniziale approccio al Decadentismo, la poesia fu anzitutto gioco e divertimento come sottolinea nel suo più celebre componimento E lasciatemi divertire! (1910) in cui riprende l’idea del poeta-intrattenitore.
Nella sua raccolta poetica più riuscita L’incendiario (1910) l’autore ribadisce l’atteggiamento dissacrante nei confronti della società a lui contemporanea che sfida con la libera espressione dei suoi testi. Alla definizione di poeta Palazzeschi preferiva quella di giullare, o meglio di “saltimbanco”.
L’allegria decantata da Palazzeschi non è fine a se stessa, ma è piuttosto la reazione all’amarezza, al dolore e alla malinconia della vita. L’autore fiorentino abbracciò la corrente futurista promossa da Marinetti come una liberazione. Alla nobile carica d’Annunziana di “poeta vate” Palazzeschi preferiva quella di incantatore di folle, sobillando i propri spettatori con versi non-sense.
Scopriamo ora vita e opere del poeta futurista.
Aldo Palazzeschi: la vita
Il nome Aldo Palazzeschi è lo pseudonimo dello scrittore Aldo Pietro Vincenzo Giurlani, nato a Firenze nel 1885 in una famiglia di origine umbra. Obbendendo alla ferma volontà paterna Aldo seguì gli studi di ragioneria, nonostante la sua vocazione fosse per l’arte e la scrittura.
Nel 1902, a diciassette anni, si iscrisse alla scuola di recitazione teatrale “Tommaso Salvini”; per non indispettire il padre, contrario al mestiere di attore, decise di adottare il cognome della nonna Palazzeschi che avrebbe mantenuto per tutta la sua carriera artistica.
Palazzeschi dimostrò ben presto uno spiccato talento per la recitazione e anche per la scrittura. Nel 1905 diede alle stampe la sua prima raccolta I cavalli bianchi, che ricevette gli omaggi del poeta Sergio Corazzini.
La prima fase della composizione poetica di Palazzeschi è sperimentale e presenta molti debiti nei confronti del Decandentismo, in voga a quel tempo. Tuttavia la lingua del giovane poeta presenta anche alcune caratteristiche di originalità e tratti distintivi che non passarono inosservati.
Pubblicò anche il primo romanzo dal titolo Riflessi nel 1909, uno scritto in stile liberty che si fondava sul registro comico, e una seconda raccolta intitolata semplicemente Poemi. In questi primi componimenti dallo stile più crepuscolare si nota comunque l’emergere di un estro funambolico, dissonante, che sarà alla base dei suoi scritti futuri.
Aldo Palazzeschi e il futurismo
Il 1910 segna l’anno della svolta nella produzione di Aldo Palazzeschi. Il giovane poeta si avvicinò infatti alla nascente corrente del Futurismo promossa da Filippo Tommaso Marinetti.
Marinetti rimase colpito dalle liriche di Palazzeschi contenute in Poemi, nei quali l’autore faceva già ampio uso della tecnica del “verso libero”, e gli propose di collaborare alla sua nuova rivista Poesia. Iniziò così l’avvicinamento del giovane poeta all’Avanguardia che avrebbe segnato la storia letteraria del Novecento.
Fu il principio del periodo più fiorente per l’attività poetica di Aldo Palazzeschi: sempre nel 1910 pubblicò Incendiario, una raccolta poetica futurista che sarebbe divenuta una delle sue opere più celebri. Mentre l’anno successivo diede alle stampe Il codice di Perelà, romanzo considerato la migliore opera in prosa della letteratura futurista.
La fine di quel momento di fortunata estasi artistica giunse con l’entrata in guerra dell’Italia. Palazzeschi fu costretto ad arruolarsi per combattere nella Prima guerra mondiale. I futuristi erano infatti fortemente interventisti, mentre il poeta non era d’accordo con l’entrata in guerra: questione che lo pose in forte contrasto con il resto del gruppo. Quando tornò dalla guerra Palazzeschi non fu più lo stesso.
Palazzeschi e la guerra
Dopo il ritorno dal fronte Aldo Palazzeschi mantenne fermamente le proprie posizioni non interventiste. Scrisse il libro Due imperi...mancati, sorta di diario cui affida amare riflessioni sul disastroso conflitto appena concluso, che fu fortemente condannato dal Movimento.
Nel frattempo Palazzeschi continuò la propria collaborazione al Corriere della Sera, rimanendo tuttavia estraneo al Fascismo e impegnandosi soprattutto nell’attività letteraria.
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Nel 1934 l’autore pubblicò Le sorelle Materassi, una storia famigliare incentrata sulla solitudine delle quattro protagoniste che viene accolta con favore dalla critica. Quel testo segnò anche il definitivo abbandono dello sperimentalismo letterario da parte di Palazzeschi. Da quel momento i componimenti dell’autore, che era stato il più audace sperimentatore futurista, aderirono a un’ottica narrativa più tradizionale.
Terminata la Seconda guerra mondiale Palazzeschi pubblicò Tre imperi..mancati (1945) in cui condannava apertamente il fascismo e le iniziative compiute dalla politica di Mussolini.
Nel 1950 si trasferì a Roma dove trascorrerà gli ultimi anni della sua vita, sino alla morte che lo colse il 17 agosto 1974 all’età di novant’anni.
Gli ultimi anni di Aldo Palazzeschi
Negli anni ’60 la poesia futurista di Palazzeschi fu riscoperta dalla critica e trovò un ampio consenso di pubblico. L’autore, obbedendo a quel favore ritrovato, scrisse altri tre romanzi di stile sperimentale. Nel 1968 uscì per Mondadori la raccolta Cuor mio, in cui erano contenute le liriche composte a partire dal secondo dopoguerra. Nel 1972 pubblicò la sua ultima raccolta poetica nella collana Mondadori Lo Specchio, Via delle cento stelle, in cui tentava un nuovo sperimentalismo di “versi lasciati scivolare così”.
Nel 1957 gli fu consegnato dall’Accademia dei Lincei il “premio internazionale Feltrinelli per la letteratura”. Nel 1960 gli venne conferita dall’università di Padova la laurea in Lettere honoris causa.
Fino all’ultimo il pubblico continuò ad amare e celebrare i componimenti del Palazzeschi futurista, il poeta scanzonato che trasformava le parole in pura espressività facendo della poesia un gioco istrionico e audace.
La sua voce sarà per sempre quella del bambino irriverente e audace che si fa beffe della società con una pernacchia impertinente, e dice:
Infine,
io ho pienamente ragione,
i tempi sono molto cambiati,
gli uomini non dimandano
più nulla dai poeti,
e lasciatemi divertire!
Recensione del libro
Sorelle Materassi
di Aldo Palazzeschi
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Aldo Palazzeschi: vita e opere del poeta futurista
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