Alpini di pace
- Autore: Giovanni Lugaresi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2008
Generosi in guerra e in pace: penne nere, guance rubizze e simpatia. In azione, gli Alpini non li schiodi dalle loro posizioni, soprattutto difensive e quando c’è da soccorrere popolazioni in difficoltà non li trattieni dall’impegnarsi senza contare fatiche e sacrifici. Dal 2002, sono state quattro le edizioni del libro “Alpini di pace. Mezzo secolo sul fronte della solidarietà”, pubblicate dalla casa editrice il Prato, di Saonara (Padova).
È in circolazione tuttora, con sei 6 nuovi articoli (240 pagine 15 euro), in edizione riveduta e corretta sulla base di quella prodotta nel 2008. Descrive gli interventi noti e meno noti effettuati dalle truppe alpine in Italia e fuori, nel secondo dopoguerra. Autore è il giornalista e saggista Giovanni Lugaresi, settantasette anni, ravennate di nascita ma veneto di adozione, per la lunga militanza nella redazione de “Il Gazzettino”.
È lì che ha approfondito la conoscenza delle penne nere e ha cominciato a seguire i loro raduni nazionali in ogni parte d’Italia, restando coinvolto come tutti dalla simpatica corrente di irresistibile e sana follia di questi ragazzoni di ogni età, sempre pronti a fare amicizia e baldoria, ma bisboccia corretta, civile, innocente, come solo loro sanno fare.
Gli sono entrati nel cuore, ma non è stato alpino Lugaresi. Il servizio militare l’ha prestato nel Genio, sempre Arma dell’Esercito, sempre scarponi ai piedi, ma niente penna sul cappello.
La passione alpina, dice, è nata dall’imponente letteratura “divorata” su questi fenomeni della natura umana che sono i “najoni” di montagna. Gente di un calore travolgente, capaci di superare distanze geografiche e palizzate linguistiche come se niente fosse.
Non hanno nemici gli Alpini. In guerra, solo avversari, ma non crediate che per questo si battessero con meno determinazione: chi li ha affrontati ha misurato la loro tenacia. In Pace solo amici, ai quali stringere la mano con un buon bicchiere di rosso o di grappa nell’altra. E con cui cantare canzoni malinconiche accanto al fuoco, ricordando quelli che non ci sono più, che sono “andati avanti”.
Però, nella storia degli Alpini c’è più sudore che vino, dice bene Lugaresi. E più olio di gomito che canti, in tempo di pace, come c’è stato più sangue che grappa in quello di guerra.
Vecio giornalista e per questo Maestro (resta un mestiere in cui quasi tutto si impara dagli “anziani”), Lugaresi ci ricorda che gli Alpini rappresentano un’eccezione nei tempi che corrono. Un’eccezione e un esempio:
di un’Italia pulita, onesta, che crede negli ideali, che non protesta, non blatera, non è incattivita, ma che lavora, agisce sulla via del bene, si preoccupa del bene comune.
Presentando, tra l’altro, una parentesi storica sulla condotta degli Alpini nelle due guerre mondiali, l’autore è molto chiaro su cosa significhi essere Alpino: nessuno è “ex” tra le penne nere, quelli in congedo restano Alpini a tutti gli effetti come quelli in divisa. Per apprezzare la loro unicità, basta seguire una delle loro adunanze annuali, cosa tutt’altro che difficile, visto che le tengono nell’intero Paese, isole comprese.
Alpino, vuol dire anche volontariato e generosità oltre le forze: lo hanno dimostrato intervenendo in tutte le tragedie nazionali, terremoti, disastri naturali, alluvioni. E se lo fanno i reparti inquadrati, vale ancora di più per i “veci” dell’Associazione Nazionale (l’ANA), tutti volontari, sempre pronti ad accorrere dovunque, dal primo all’ultimo.
Significative nel libro, tra i capitoli sui tanti decenni di impegno a favore di tutti e in tutto il mondo, le pagine dedicate alla “pazza idea” di Rossosch. È stata quella di andare nella piana della Kalitva, un affluente del Don, a costruire un asilo e scuola materna proprio dove aveva sede il Comando alpino italiano durante la guerra in Russia,.
Erano truppe occupati le nostre, nel 1942, ma rispettavano la popolazione e venivano rispettati: talianskij karascioi, italiani buoni. È importante e simbolico che dopo mezzo secolo gli Alpini siano tornati nei primi anni ’90 a costruire con le loro mani un presidio, ma di crescita e di formazione, edificato con materiali acquistati attraverso una loro raccolta di fondi in Italia.
L’ “Operazione sorriso” ha regalato una scuola a 100-150 bambini russi, sorta proprio dove i nostri andavano e venivano in armi. Tremila chilometri di distanza, due anni di lavoro, la meraviglia delle Autorità locali, l’affetto della popolazione.
2200 richieste di partecipazione al progetto, 773 volontari impegnati nei vari servizi. Inaugurazione il 19 settembre 1993. La struttura “scarpona” funziona tuttora benissimo.
In un’aula vi si tengono lezioni di italiano per cittadini russi. Gli Alpini, si sa, scavalcano i monti, superano qualsiasi barriera.
Quelli che sono andati a lavorare volontariamente a Rossoch, ci hanno lasciato il cuore o ce l’hanno trovato: pare che tre o quattro vi abbiano incontrato l’anima gemella e che in Italia ci sia da allora in circolazione qualche nuova biondissima connazionale in più.
Alpini di pace. Mezzo secolo sul fronte della solidarietà
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